TOLOMEI, Celso
– Nacque a Siena l’8 settembre 1572 da Fabio di Alessandro e da Maddalena Sulpizia di Scipione Tolomei e fu battezzato con il nome di Celso Romolo (Archivio di Stato di Siena, Mss., A.52 batt., c. 259r, che però riporta il 7 settembre come data di battesimo; Notarile post-cosimiano, protocolli, 1733, c. 19v; Tolomei, 1723, p. 1; Turrini, 2000, p. 17).
Era discendente di una delle più importanti famiglie nobiliari senesi. Emersi durante il corso del Basso Medioevo, i Tolomei vantavano origini ben più antiche, che si facevano risalire alla dinastia ellenistica che aveva governato l’Egitto dalla morte di Alessandro Magno fino alla conquista romana (Archivio di Stato di Siena, Archivio Tolomei, I, 2, cc. n.n.; Siena, Biblioteca comunale, Mss., A.VI.54, c. 499r); tuttavia, alla fine del XVI secolo, il casato a Siena «stava navigando verso l’estinzione» e Celso era «tra gli ultimi rampolli» (Ascheri, 2000, p. 9).
Per tradizione familiare appartenne al Monte dei Gentiluomini e, come molti aristocratici, anch’egli ricoprì, nel corso della vita, alcuni incarichi pubblici: figura infatti come «risieduto» in Concistoro negli anni 1604, 1623 e 1628 (I Libri dei Leoni, 1996, p. 526); inoltre, a partire dal 1614 fu uno dei quattro nobili «deputati a vita al “governo” della congregazione degli Orfanelli» (Turrini, 2000, p. 18).
Figlio unico, non si sposò mai e non ebbe figli (Archivio di Stato di Siena, Mss., A.52 batt., c. 259r; A.58 matr., cc. 87r-144v), ma fu estremamente generoso nei confronti dei propri concittadini, dai grandi aristocratici ai meno fortunati, tanto da maturare la decisione di destinare a essi il proprio considerevole patrimonio. L’8 settembre 1628, al compimento del suo cinquantaseiesimo anno d’età, pur non essendo imminente la sua morte, si recò dal notaio Alessandro Rocchigiani per dettare il proprio testamento sine scriptis (nuncupativo). Il documento, estremamente dettagliato, è suddiviso in ventisei capitoli e, per l’importanza che rivestì in seguito, dopo la sua morte circolò non solo manoscritto, ma anche in una stampa del 1723 (Archivio di Stato di Siena, Notarile post-cosimiano, protocolli, 1733, cc. 19r-32r; Tolomei, 1723).
Uomo colto e attento ai bisogni dei giovani, Tolomei decise di destinare la maggior parte dei suoi beni per la creazione di un’istituzione atta all’istruzione nobiliare; nel testo a tal proposito si legge: «ho pensato, e resoluto, che li beni, che si lasceranno da me servino per dar luogo, e commodità a’ giovani di questa Città, e Stato, che haveranno voluntà d’esercitarsi nelli Studij delle lettere per apprendere le scienze et operare virtuosamente [...] e a tale effetto, voglio, e lascio, che tutti gli miei beni [...] servino per fondare, et ereggere nella Città di Siena un Collegio, o Seminario, per studio di Gioveni Sanesi, e dello stato, il quale [...] nomino per mio erede universale [...] il quale voglio, e intendo, che sia fondato, et eretto sotto il mio nome» (cap. V).
Il testatore nominò gli esecutori e diede ampie facoltà al Collegio di Balìa, che ebbe il compito di proteggere il futuro istituto e di dirimere eventuali problemi di interpretazione delle sue volontà; stabilì che le disposizioni testamentarie si leggessero ogni anno pubblicamente «con voce intelligibile» e che si prendessero provvedimenti nel caso in cui non venissero rispettate (capp. VII, XXIV); volle che i beni fossero sapientemente investiti presso il Monte de’ Paschi e incrementati fino al raggiungimento di ben 50.000 scudi e che solo al conseguimento di questa cifra si potesse dare inizio alla fondazione del collegio (capp. VIII-XIV).
Nelle volontà di Tolomei vi era una gerarchia di priorità per l’ammissione allo studio: innanzitutto avevano la precedenza nell’iscrizione i membri della famiglia Tolomei (prima quelli dei rami maschili e poi quelli dei rami femminili) e solo in seguito, fino all’esaurimento dei posti disponibili, erano ammessi, in ordine di priorità, i discendenti di altre casate nobili senesi, i «Cittadini, Bottegai, et Artigiani» di Siena, gli abitanti di altre zone sotto la giurisdizione dello «Stato di Siena» e, dopo costoro, anche i «forestieri», purché pagassero «la retta dupplicata» (cap. XVIII). L’incarico di reggere il collegio e di provvedere all’insegnamento dei collegiali sarebbe stato affidato ai padri della Compagnia di Gesù (cap. XIX).
Oltre al denaro destinato alla fondazione del collegio, Tolomei previde anche altri lasciti minori: all’«Arcivescovo, all’Opera della Chiesa della Metropolitana, et al Piissimo Spedale di S. Maria della Scala di Siena» furono destinati 20 soldi ciascuno (cap. IV); ai poveri orfani, ai quali – come si è visto – era legato personalmente dal 1614, volle lasciare ben un terzo delle rendite dei beni (capp. XV-XVI); infine, per la sua servitrice Desiata di Lattanzio dispose una generosa ricompensa come riconoscimento del lavoro svolto (cap. XXIII).
Il Collegio Tolomei venne effettivamente realizzato e aprì il 25 novembre del 1676 (Gigli, 1723, p. 450) nei locali di palazzo Ragnoni e del contiguo palazzo Tolomei, ma ben presto si rese necessario ampliarne le sedi con l’affitto e l’acquisto di altri immobili, tra cui il palazzo detto dei Papeschi, maestoso edificio rinascimentale fatto costruire dai nipoti di papa Pio II Piccolomini. Questi ampliamenti furono dovuti all’elevato numero di studenti che affluirono non soltanto da Siena e dal suo «Stato» (come aveva previsto il fondatore), ma anche da altre parti della penisola italiana e dall’Europa (Pendola, 1852, pp. 8 s.; Catoni, 1996, pp. 84-88; Turrini, 2000, pp. 19-21; Grendler, 2017, pp. 386-389).
Morì a Siena nel 1634 (Turrini, 2000, p. 18) e venne sepolto, come da sua disposizione, nella chiesa di S. Cristoforo in piazza Tolomei. All’interno del luogo di culto fu posta una lapide in suo ricordo sul muro sinistro dell’unica navata (cfr. Nuova guida, 1822, p. 137, che menziona il «Mausoleo [...] scolpito da Bartolomeo Mazzuoli»).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, Archivio Tolomei, I, 2, II, 18, IX, 105, XI, 130; Mss., A. 52 batt. (Raccolta di Nomi di Persone Nobili Battezzate in Siena, Nate da Famiglie, che sono esistenti nel presente Anno 1713), c. 259r; A.58 matr., Raccolta di Denunzie di Contratti di Matrimonij tanto fra Persone Nobili Sanesi, come fra detti Nobili, e Persone Straniere fatta a riguardo delle Fameglie Esistenti nel present’Anno 1719, VI, cc. 87r-144v; Notarile post-cosimiano, protocolli, 1733, cc. 19r-32r; Siena, Biblioteca comunale, Mss., A.VI.54, cc. 499r-517v; C. Tolomei, Testamento, Siena 1723.
G. Gigli, Diario sanese, II, Lucca 1723, pp. 449-455; Nuova guida della città di Siena, Siena 1822, p. 137; T. Pendola, Il Collegio Tolomei di Siena e Serie dei convittori dalla sua fondazione a tutto Giugno 1852. Cenni storici, Siena 1852; G.P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei-Settecento. I «seminaria nobilium» nell’Italia centro-settentrionale, Bologna 1976, p. 60 nota 77; G. Catoni, Le riforme del Granduca. Le «serre» degli scolari e i lettori di casa, in L’Università di Siena. 750 anni di storia, Cinisello Balsamo 1991, pp. 45-66; Id., Un nido di nobili: il Collegio Tolomei, in Storia di Siena, a cura di R. Barzanti - G. Catoni - M. De Gregorio, II, Dal Granducato all’Unità, Siena 1996, pp. 81-94; I Libri dei Leoni. La nobiltà a Siena in età medicea, a cura di M. Ascheri, Cinisello Balsamo 1996, p. 526; M. Ascheri, Un grande ente culturale senese, in L’Istituto di C. T. Nobile collegio - Convitto nazionale (1676-1997), a cura di R. Giorgi, Siena 2000, pp. 7-13; P. Turrini, Il Nobile Collegio Tolomei, ibid., pp. 17-52; L. Zazzerini, Percorsi educativi della nobiltà perugina nelle scelte di esponenti della famiglia Bourbon di Sorbello nei secoli XVIII-XIX, in Educare la nobiltà. Atti del Convegno nazionale di studi, Perugia... 2004, a cura di G. Tortorelli, Bologna 2005, pp. 307-346 (in partic. pp. 308-317); F. Colao, Università degli Studi di Siena, in Storia delle Università in Italia, III, Messina 2007, pp. 193-204; P.F. Grendler, The Jesuits & Italian Universities. 1548-1773, Washington 2017.