CENACOLO (cenacûlum)
Quando in Roma fu introdotto l'uso greco di cenare sdraiati, i Romani cominciarono a costruire nelle loro case degli ambienti (triclinia) che servivano come sale da pranzo. Più anticamente si cenava nell'atrium o nel tablinum o in un ambiente ricavato sopra il tablinum chiamato cenaculum. Festo (cap. 54, 6) dice: cenacula dicuntur ad quae scalis ascenditur, e l'origine del vocabolo è spiegata da Varrone (Ling. Lat., v, 162): posteaquam in superiore parte cenitare coeperunt, superioris domus universa cenacula dicta. Per essere il c. un ammezzato del tablinum, la parola prese in seguito il senso di locale secondario o di soffitta. Nella casa antica i cenacula non occupavano l'intera area del fabbricato ed avendo ingresso separato venivano anche dati in affitto o usati per alloggio degli schiavi od anche degli ospiti. In Pompei si sono trovate parecchie tracce di cenacoli, specie in via dell'Abbondanza e pare che essi servissero effettivamente come sale da pranzo. La sopraelevazione nella quale essi sorgevano, non ignota ai Minoici né agli Egizi, fu forse molto in uso presso gli Etruschi, come si desume da una urna cineraria del IV-III sec. nel Museo Archeologico di Firenze a forma di casa, che ha un loggiato a colonnette o pilastri fra il piano terreno e la copertura.
Il medesimo carattere di umile ammezzato presentano i cenacoli dove, per testimonianza dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli, si svolsero l'ultima cena e la Pentecoste; quest'ultima anzi si svolse addirittura in un luogo di abitazione, il che per altra via conferma quanto ci è noto dai ritrovamenti archeologici specie a Pompei. Il c. fu quindi la prima sede della liturgia cristiana che successivamente si trasferì in altri ambienti della casa con adattamenti per il più idoneo svolgimento di essa.
Bibl.: U. E. Paoli, Vita Romana, Firenze 1941; A. Maiuri, Atti del I Convegno Na.z di Studi Romani, Roma 1928.