cenno
. Questo sostantivo manca del tutto in prosa e nelle Rime, ed è quindi presumibile che D. l'avvertisse come termine ʽ comico ', per ciò stesso male acclimatabile nella terza cantica (due sole occorrenze, contro le sette della seconda e le sei della prima).
Più vicino al semantema originario, del tardo-latino (Fulgenzio) cinnus (" segno con l'occhio ", " ammiccamento "), e più spesso nel singolare, per " segno fatto con la mano, col capo, con gli occhi, a fare intendere qualcosa senza parlare ", " gesto ", " atteggiamento ", " saluto ": If IV 98 volsersi a me con salutevol cenno; Pg I 50 e con parole e con mani e con cenni; XII 129 se non che ' cenni altrui sospecciar fanno; XIX 86 m'assentì con lieto cenno; XXI 15 Virgilio / rendéli [a Stazio] 'l cenno ch'a ciò si conface: dove il sintagma ʽ render c. ' non è un semantema unitario come in If VIII 5 (v. oltre), fungendo anche da discriminante l'articolo (bene il Sapegno: " gli restituì il saluto con egual tono di affettuosa cortesia "), e d'altra parte il cenno è null'altro che un gesto di cordiale gratitudine, forse un lieve inchino, meno che mai un saluto espresso in parole o addirittura in una formula liturgica (l'errore di un'eccessiva precisazione si è trasmesso dal Lana ad alcuni moderni, il Cesari, il Tommaseo e lo Scartazzini). Brachilogicamente, in Pd XV 71 [Beatrice] arrisemi un cenno che fece crescer l'ali al voler mio, cioè (con ʽ arridere ' transitivo) " sorridendo mi accennò il suo assenso e diede con ciò nuovo stimolo al mio desiderio già vivo di parlare... il cenno e il sorriso diventano una cosa sola " (Sapegno). Da ricordare la variante seriore in If XVIII 91 con cenni e con parole, che potrebb'essere eco del petrarchesco " con parole e con cenni " di Trionfi III 93, come ricorda il Petrocchi, ad l.
Con minima escursione semantica, vale " richiamo ", " segnale ", " comando o invito fatto con un semplice segno " (di persona e - più di rado - di cosa); e ricorre con minor frequenza al plurale: If III 117 [le anime dei dannati] gittansi di quel lito ad una ad una, / per cenni [" all'appello di Caronte "] come augel per suo richiamo; XXII 8 con tamburi e con cenni di castella (il Buti: " cioè fummi, se è di dì; o con fuochi, se è di notte "; e cfr. If VIII 1-6). Al singolare: XVI 116 E' pur convien che novità risponda / ... al novo cenno (il lancio della corda nel burrato); Pd XXII 101 dietro a lor mi pinse / con un sol cenno; e nel sintagma ʽ render c. ' per " rispondere ": If VIII 5 un'altra [fiammetta] da lungi render cenno. Più pregnante l'uso verificabile in If XXI 138, dove a " segnale " Si sovrappone un furbesco ammiccamento, quasi come " gesto d'intesa ": ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno.
Con estensione figurata, di " segno ", " indizio ", " sentore ", in Pg XXII 27 Ogne tuo dir d'amor m'è caro cenno; un senso affine si ravvisa nel sintagma ‛ fare un c. ' (per " offrire un accenno ", " dare un presagio "), ironicamente adoperato in Pg VI 141 fecero al viver bene un picciol cenno / verso di te, cioè " [Atene e Sparta] mostrarono appena un accenno, un barlume dell'ottimo stato politico, a paragone di te [Firenze] ".
Di qui si capta il passaggio verso il semantema di " suggerimento ", " consiglio ", percepibile in un luogo della seconda cantica (XXVII 139), Non aspettar mio dir più né mio cenno: ossia " i miei consigli, espressi in parole o in cenni " (Sapegno). Grigia ma opportuna la chiosa dello Scartazzini: " Virgilio non abbandona D. che all'apparire di Beatrice... ma non parla più, né fa verun cenno; è d'or innanzi un compagno tutto passivo ".