centro permanente per il rimpatrio
loc. s.le m. Struttura per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto all’accoglienza, che sostituisce i centri di identificazione ed espulsione.
• «Saranno riaperti centri dove tenere le persone in attesa di essere rimpatriate, uno per Regione, per un totale di 1.600 posti ‒ ha spiegato ieri il responsabile del Viminale alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato ‒ non c’entrano nulla con i vecchi Cie, li chiameremo Centri permanenti per il rimpatrio». [Marco] Minniti ha parlato di strutture di «piccole dimensioni, preferibilmente fuori da centri urbani, vicine a infrastrutture di trasporto, con governance trasparenti e poteri di accesso illimitato per il Garante dei detenuti». (Vladimiro Polchi, Repubblica, 9 febbraio 2017, p. 4) • Saranno creati in tutte le regioni italiane i nuovi Centri permanenti per il rimpatrio, uno per regione, fuori dai luoghi abitati e vicino agli aeroporti. Potranno ospitare 1.600 persone in tutto. (Val[entina] Err[ante], Messaggero, 11 febbraio 2017, p. 2, Primo Piano) • Di pari passo, per [Marco] Minniti si deve procedere anche con le espulsioni: sono previsti infatti nuovi Cpr, centri permanenti per il rimpatrio, uno per ogni regione, dove trattenere i migranti in attesa di rimandarli al Paese d’origine. (Erica Manna, Repubblica, 15 febbraio 2017, Genova, p. IV).
- Composto dal s. m. centro, dal p. pres. e agg. permanente, dalla prep. per e dal s. m. rimpatrio.
> Cpr.