HADRA, Ceramica di
Dalla necropoli omonima che si estendeva ad O dell'antica Alessandria, prende il nome una produzione ceramica indigena fortemente caratteristica.
La forma costantemente adoperata è quella della hydrìakàlpis, con spalla più o meno arrotondata (sì che negli esemplari che presentano la pancia più arrotondata si ha un'unica linea continua dal collo alla base del corpo). Talora è presente un coperchio a forma di piattello rovesciato piuttosto piatto con presa mediana a pomello. Per quasi tutti questi vasi è provata la loro funzione di urne cinerarie ed anche i non molti esemplari rinvenuti al di fuori delle varie necropoli alessandrine - nella Russia meridionale, a Cipro, a Creta - contenevano avanzi di cremazioni, con la sola eccezione, pare, di una hydrìa dall'agorà di Atene. Dal punto di vista tecnico e stilistico la produzione di H. si divide in due classi legate fra loro soltanto dalla forma del vaso, dalla comune destinazione funeraria, e da alcuni elementi della decorazione che ricorrono su esemplari dell'una e dell'altra classe.
La classe più numerosa e rappresentativa dello "stile di Hadra" è costituita da parecchie centinaia di esemplari con decorazione dipinta in colore nero-bruno, più o meno brillante (e talora anche in rosso), sul fondo naturale dell'argilla, sempre chiaro, con tonalità che vanno dal giallo al rossastro. La sintassi decorativa si ripete in maniera quasi meccanica: punti o piccole macchie ovoidali sullo spessore estremo del largo labbro; una fettuccia semplice o talvolta adorna di puntini o pendagli, al passaggio dalla base del labbro al collo; due rametti di ulivo (o anche di alloro) contrapposti girano, tranne rare eccezioni, intorno al collo, mentre spesso all'incontro di essi, al centro della faccia anteriore del vaso, appare una rosetta comunemente costituita da puntini; una collana di pendagli o di perline ovoidali o lanceolate è d'obbligo alla base del collo; la spalla o è decorata da motivi floreali ed anche spirali o appare lasciata nuda; la decorazione principale occupa quasi sempre la metà alta del corpo, sulla faccia anteriore del vaso, ed è delimitata, superiormente ed inferiormente, per lo più da semplici bande e sui fianchi da fasci di segmenti verticali paralleli, o variamente composti, a diagonali, a rete, ecc. Talora questa fascia contenente la decorazione principale si estende sino ad occupare due terzi del vaso, e qualche volta al di sotto della decorazione più importante corre ancora una stretta fascia, anch'essa decorata, che fa quasi da zoccolo all'altra. Inferiormente solo di rado il vaso si presenta coperto da vernice nera, e del tutto eccezionale è da ritenere la decorazione plastica (ghirlande sul collo; grandi foglie alla base) che compare ad esempio su un esemplare a New York. La decorazione della fascia principale anteriore è nella maggior parte dei casi costituita da elementi geometrici od ornamentali (meandri, e molto più comunemente ghirlande, tralci di edera con rosette di puntini, o altri elementi floreali, in qualche caso accoppiati al motivo del cane corrente, ecc.); ma parecchie decine di hydrìai presentano invece una decorazione figurata. Allora, silhouttes nere, spesso rapidamente ma efficacemente schizzate e talora ravvivate da incisioni e da ritocchi in bianco, spiccano vivaci sul fondo chiaro dell'argilla. Delfini, uccelli, caproni, Eroti, Nikai e più di rado Genî ed animali fantastici, ed anche figure umane in scene agonistiche o rari profili di teste virili, costituiscono i soggetti maggiormente adoperati.
Si è a lungo discusso sulla posizione stilistica e cronologica di questa classe di vasi. Sulla scorta di un singolare esemplare di eccezionale qualità stilistica, rinvenuto nella necropoli di H. nel 1952, oggi possiamo affermare che essa affonda le sue radici in una raffinata produzione databile nella prima generazione della nuova città, ma già tipicamente alessandrina, anche se ancora strettamente legata, per tecnica e stile, alle fabbriche greche più in voga della seconda metà del IV sec. a. C. In prosieguo di tempo - ed in connessione forse con "l'industrializzazione" della produzione delle hydrìai-urne -, mentre vengono mantenute inalterate sia la forma sia la sintassi decorativa dell'esemplare recuperato nel '52, viene sostituita alla tecnica elegante di "Gnathia" della sua decorazione, quella, arcaizzante nel gusto e sbrigativa nell'esecuzione, della silhouette nera sul fondo dell'argilla; tecnica che d'altronde, fra la fine del IV e gli inizî del III sec. a. C., appare anch'essa largamente diffusa dalla Grecia all'Italia meridionale.
Quanto alla datazione poi, mentre il limite cronologico superiore di questa classe è ben determinabile, piuttosto incerto resta il limite inferiore. Delle numerose iscrizioni che, dipinte o incise, ci restano su molte urne, 27 ci dànno una data, giacché oltre al nome ed alla qualità del defunto, e talora al nome del funzionario incaricato delle esequie, vi compare anche il mese, il giorno e l'anno di regno del re (non nominato) sotto il quale era avvenuta la morte o avveniva il seppellimento. Le più recenti sistemazioni cronologiche di tali iscrizioni ci dànno come date limite il 259 ed il 209 a. C.; ma così come abbiamo la sicurezza che vasi della classe in esame furono prodotti già fra la fine del IV e gli inizî del III sec., possiamo ritenere verosimile che essi siano continuati oltre il 209 a. C., benché non si abbia alcun elemento davvero valido per sostenerne una prolungata sopravvivenza al di là di tale data.
Qualche elemento nuovo potrebbe venirci da un esame morfologico e stilistico che tenga conto dell'ultima sistemazione cronologica dei vasi datati, ma un'indagine del genere è ancora da tentare.
La seconda classe che va compresa comunemente sotto il nome di "ceramica di Hadra" è costituita da non moltissimi esemplari che presentano su un'ingubbiatura bianca una decorazione policroma a tempera. È la stessa tecnica della pittura monumentale alessandrina alla quale (così come alle coeve produzioni similari dell'Italia meridionale e della Sicilia) queste hydrìai-urne si legano ben di più che non alla classe precedente. Esse non hanno nulla della ordinata ed un po' piatta sintassi compositiva di quella ed i soggetti che le decorano, a parte qualche elemento secondario (fettucce con pendaglietti, ghirlande, ecc.), sono del tutto diversi. Predilette le raffigurazioni di armi (scudo semplice o con Gorgonèion, spada, corazza) o di altri oggetti cari al defunto (caratteristiche le babbucce, ed ancora, cista da toletta, specchio, ventaglio), resi con tecnica e stili molto differenti a seconda della diversa concezione che ispira il pittore e del gusto del momento in cui egli lavora.
Nessuna iscrizione datata ci resta su queste urne, ma dalla presenza su una hydrìa ad Amsterdam nella Collezione Six, della raffigurazione di un'anfora panatenaica molto tarda, si è pensato che il limite cronologico inferiore, per questa seconda classe di vasi di H., vada abbassato al tardo II sec. a. C.; e ciò mentre come limite superiore può naturalmente postularsi quello già stabilito per la classe precedente.
Bibl.: La bibl. fondamentale è raccolta da Ch. Picard, in Bulletin Soc. Alex., 32 (N. S. X), 1938, p. 6; v. anche A. Rumpf, Malerei und Zeichnung, in Handbuch d. Arch., VI, Monaco 1953, p. 154. Per l'origine dello stile di "Hadra": A. Di Vita, in Boll. d'Arte, XLI, 1956, pp. 97 ss. Sulla cronologia delle urne datate: H. Braunert, in Jahrbuch, 65-66, 1950-51, pp. 230 ss.; P. M. Fraser-T. Ronne, in Journal of Egyptian Archaeology, 39, 1954, pp. 84 ss. Sulle hydrìai policrome: B. R. Brown, Ptolemaic Paintings and Mosaics and the Alexandrian Style, Cambridge Mass. 1957, pp. 60 ss.; 93 s.