cerchia
. A differenza di ‛ cerchio ', ha poche occorrenze: sei in tutto, e solo nella Commedia. Fra queste, quattro appartengono all'Inferno; una sola volta (If XXIII 134) il sostantivo è in rima. Indica sempre qualcosa di materiale, di concreto, e dal senso originario di " c. di mura " poco si discosta il traslato per cui c. viene a significare, prima, " parete rocciosa in forma circolare ", e poi, analogamente a ‛ cerchio ', " girone ", " cornice " del Purgatorio.
" C. di mura ", " cinta di difesa " di una città, o più genericamente " fortificazione " attorno a un presidio, a un castello, a un borgo, è il significato del termine in If XXXI 40 su la cerchia tonda / Montereggion di torri si corona: " Montereggione... nel circuito dellesue mura ha quasi ad ogni cinquanta braccia una torre non avendone in mezzo per lo castello alcuna " (Ottimo); " si orna di torri in su le rotonde sue mura " (Lombardi); e dall'aggettivo tonda si vede come il termine c. potesse indicare una " cinta muraria " in genere, anche se non di forma circolare. Il che trova conferma nel passo di Pd XV 97, in cui si parla della cerchia antica di Firenze, le mura cioè della prima cinta muraria medievale, le quali non erano affatto circolari. Più preciso di Benvenuto è, in questo luogo, il commento del Buti: " non dentro dal muro antico... dentro al quale fu edificata prima da' romani grande e bella città... ma dentro al muro fatto nella seconda redificazione... non grande come prima, ma piccola città con quattro porte e divisa con quattro quartieri. E perché s'intenda della seconda redificazione, adiunge: ond'ella toglie ancora e terza e nona ".
Significa invece " parete rocciosa in forma circolare ", in If XVIII 3, dove il sostantivo definisce infatti la ripa circolare, la " stagliata rocca, la parete a picco, che volge, avvolge, circonda tutto intorno " il campo maligno di Malebolge (Sapegno); " ripa ond'è fasciato e cerchiato tutto il sito di Malebolge " (Venturi). Anche qui doveva essere presente alla mente di D. l'immagine delle " mura " di un castello, visto che nei versi successivi (10-18) tutto l'ottavo girone è paragonato a un castello recintato da più e più fossi (v. 11); la differenza fra Malebolge e un castello sta però nel fatto che un castello ha prima i fossati e poi, all'interno, le mura, mentre il luogo infernale è circondato all'esterno dall'orribile ‛ cerchia ', e dentro è distinto in dieci valli (v. 9). Questa " parete rocciosa " che divide il settimo girone dall'ottavo è detta la gran cerchia per antonomasia (XXIII 134): " la parete circolare del ‛ burrato ' dalla quale è cinta Malebolge " (Grabher).
Di controversa interpretazione è l'occorrenza di If XVIII 72 da quelle cerchie etterne ci partimmo. Benvenuto commenta: " recessimus a circulo anteriori qui claudit omnes, et est aeternus sicut et totus Infernus ", identificando perciò le cerchie etterne con la cerchia che dintorno... volge l'ottavo girone, la gran cerchia di XXIII 134. Il Buti, interdetto di fronte al plurale cerchie, e alla qualificazione etterne, interpreta in modo del tutto diverso: " quelle circulazioni che faceano in eterno quelle due brigate dette di sopra, che andavano l'una contraria all'altra ". La posizione del Buti rimase a lungo senza seguito; Vellutello, Daniello e altri sono d'accordo con Benvenuto; il Daniello però spiega etterne come " continove; perché abbracciava a torno a torno tutte le bolge: che se etterne volesse dir ‛ perpetue ' in questo luogo, parrebbe che solamente quelle cerchie e non l'altre parti d'Inferno fosser tali ". Il Lombardi risolve il problema del plurale cerchie spiegando: " il circolare alto muro, onde erano i Poeti da Gerione stati deposti, ed a cui erano vicini, ed il circolar argine appiè di esso muro, sopra del quale stavano ". Più di recente si è ripresa l'interpretazione del Buti (E. Bianchi, in " Studi d. " III [1921] 137-139; M. Barbi, Con D. e coi suoi interpreti, Firenze 1941, 316-321, già in " Studi d. " IV [1921] 130-133); e, oltre alla nota dello stesso Barbi nel vol. VIII (1924) di " Studi d. " (p. 164), cfr. anche le note del Momigliano, che però resta dubbioso, e del Grabher, che pensa all'uso di cerchio per " giro ", in If II 78 e Pg XXVIII 105: " L'interpretazione è suggestiva; ma urta contro il fatto che in realtà Dante non si parte qui dai dannati della prima bolgia, e indugerà ancora ad osservarli dall'alto del ponte... Meglio dunque intendere le cerchie etterne, come tutt'uno con la ripa, la parete rocciosa " (Sapegno). Cfr. Porena, in " Studi romanzi " XX (1930) 201-215; e la recens. di G. Vandelli, in " Studi d. " XVI (1932) 195-196.
L'ultima occorrenza (quella cerchia dov'io era, Pg XXII 33) ci mostra infine c. identificata con ‛ cerchio ', nel senso di " girone ", " cornice del Purgatorio ".