CERESOLA
Famiglia di artisti originari della Val d'Intelvi operosi nell'Europa centrale nei secc. XVII-XVIII.
Bernardo nacque a Lanzo d'Intelvi; nel 1672 era capomastro di Carlo Canevale a Vienna, e nel 1679 partecipò con questo alla costruzione del palazzo dell'Ordine teutonico, sempre a Vienna. Nel 1675 aveva firmato un contratto per lavori alle fortificazioni di Lipótvár (Leopoldstadt) in Ungheria qualificandosi come cittadino viennese e maestro muratore cesareo a Leopoldstadt, carica in cui più tardi lo sostituì il figlio Venerio.
Probabilmente è da identificare con Giovanni Bernardo Ceresola che firmò un disegno delle fortificazioni di Leopoldstadt nel 1677.
Venerio, figlio di Bernardo, nacque a Lanzo d'Intelvi nel 1640-41; studiò probabilmente a Vienna con il padre. Dal 1662 circa era "Caesareus artis murariae architectus"; nel 1678 era ingegnere alle fortificazioni di Lipótvár; nel 1680 firmò il contratto per la scuola gesuitica di Nagyszombat (Trnava, Cecoslovacchia). Dopo la cacciata dei Turchi lavorò di nuovo alle fortificazioni di Lipótvár, oltre che di Érsekujvár, Györ, Komárom, Esztergom, Buda. Dal 1686 risiedette a Buda, dove dirigeva la ricostruzione sia militare sia civile della città dopo la cacciata dei Turchi, oltre che di Pest.
Nel fervore della ricostruzione Venerio seguiva o dirigeva lavori di fortificazione per la Camera imperiale in tutto il territorio ungherese: tra l'altro a Nagyvárad, Eszék, Eger, Pétervárad (spesso assistito dal genero Rocco Spazzi che nel 1692 egli raccomanderà come proprio successore). Infatti nelle fonti è ricordato come artista importantissimo perché partecipava "a tutte l'imprese" dell'Ungheria. Prese parte anche alla vita civile e culturale: nel 1700-1703 fu eletto senatore e poi vicesindaco della città.
Nel 1690 fondò la corporazione dell'arte muraria a Buda e una scuola di muratori, per la maggior parte italiani, dei quali si ricordano: Giovanni Battista e Giacomo Chiesa, Marco Gelpio, Antonio Maggi. Il suo testamento, redatto a Buda probabilmente verso il 1700, e pervenuto in una copia del 1726, testimonia d'una esistenza comoda, del possesso di varie case, di vigne a Buda e anche a Lanzo. L'ultima notizia su Venerio a Buda è del giugno dell'anno 1703. Poi pare sia tornato in patria, a Lanzo, dove viveva la moglie Lucia Canevali. Vi appare, testimonio, in un affare dei fratelli Chiesa (1703: Martinola, p. 175) e, nel 1708, in un documento concernente l'attività dei fratelli Spazzi (Cavarocchi, 1965, p. 43 n. 15), e probabilmente vi morì nell'anno 1714.
Sulle opere eseguite in Italia non ci sono pervenute notizie; di quelle in Ungheria solo poche esistono. Il vasto lavoro di fortificazione, di ricostruzione tanto militare che civile è rimasto senza traccia. Le diverse costruzioni di pubblica utilità, magazzini, bagni, erano per la maggior parte di breve durata; i palazzetti e le case borghesi a Buda e a Pest, come per esempio la casa del consigliere Mayrn o dell'abate di Kremsmünster, sono stati distrutti o completamente trasformati. Quanto al complesso del collegio gesuitico di Nagyszombat, la partecipazione di Venerio, prima sconosciuta, è accertata da un documento del 1680 recentemente ritrovato; tuttavia non sappiamo se fosse lo stesso Venerio a fornire i disegni per la costruzione o l'architetto locale Jacob Plachner, morto appunto nell'anno 1680: secondo il documento, "conventio defuncti translata est in D. Venereum Leopoldopolitani Praesidy Architectum sub ysdem conditionibus". Un suo capolavoro esistente ancor oggi è il municipio in piazza della S. Trinità a Buda, costruito negli anni 1688-92. Benché l'importante edificio, squadrato, ad un solo piano (oggi sede dell'istituto linguistico dell'Accademia ungherese) sia stato parecchie volte riedificato e restaurato, mostra ancora chiaramente la forma originaria in stile barocco italiano con una decorazione armoniosa e piuttosto modesta: pare che Venerio avesse ben adattato i suoi modi alle esigenze economiche e all'ambiente cittadino. Nella stessa piazza della S. Trinità a Buda era in origine anche il monumento alla S. Trinità, eseguito da Venerio nel 1700 in collaborazione con Bernardo Ferretti, tagliapietra di Castiglione Intelvi. Sostituita poco dopo con un monumento più ricco e più grande, l'opera di Veniero fu trasportata in un sobborgo di Buda, dove si trova ancora: appartiene a un tipo di monumento popolare in Austria alla fine del Seicento.
Per la sua attività vasta e variata e per la sua influenza come organizzatore e maestro, Venerio può essere considerato uno dei principali propagatori dell'architettura barocca in Ungheria.
Dei suoi figli Giovanni Bernardo nacque tra il 1660-70, ma non si sa se fosse architetto come anche il fratello Leopoldo; delle figlie, Maria Erminia sposò l'architetto Rocco Spazzi e Maria Maddalena lo stuccatore Andrea Garuo Allio.
Giovanni Battista, originario di Laino, muratore, l'8 febbr. 1652 otteneva, con il figlio minorenne G. Battista, la cittadinanza del quartiere Nové Mésto (Città Nuova) di Praga, presentando un certificato che era stato rilasciato a Laino il 13 nov. 1643. Il 27 marzo 1652 comprò una casa, sempre nella Città Nuova, presso la chiesa di S. Enrico e più tardi acquistò anche una vigna fuori città. Della sua attività non sappiamo nulla; dai documenti risulta che era muratore imperiale (probabilmente lavorò alle fortificazioni di Praga); risulta inoltre che era in rapporti amichevoli con G. Domenico Orsi, il quale lo ebbe testimone al proprio matrimonio (1661) e padrino di battesimo (1662) di una figlia. Non è da escludere che sia da identificare con il muratore Giovanni Ceresola che nell'anno 1630 si sposò a Vienna.
Giovanni Battista, figlio del precedente e cittadino della Città Nuova di Praga, era stuccatore. Si sposò il 13 sett. 1671, e nel 1675 e 1677 battezzò i figli Venceslao Bonaventura e Elena Veronica. Morì nel maggio 1680, probabilmente di peste.
Della sua attività sappiamo solo che nel 1677lavorava con gli stuccatori Antonio Travelli e Bernardo Pandolfo alle riparazioni del castello di Kost per il conte Černín.
Francesco, costruttore, è menzionato per la prima volta a Praga, nella Città Vecchia (Staré Mésto), il 13 giugno 1660 quando fu iscritto alla corporazione. Non si conosce l'inizio dell'attività; nel 1669 lavorava come capomastro dell'architetto Carlo Lurago nel castelletto di Humprecht nei domini del conte Černín. In questo periodo, o poco prima, risiedeva a Mladá Boleslav, a nord-ovest di Praga. Nello stesso tempo era magistrato della città e lavorava prevalentemente nei dintorni. Morì probabilmente nel 1707 o poco prima.
Delle sue figlie, Maria sposò (il 22 febbr. 1688) il costruttore Niccolò Rossi, ed Eva Maddalena (il 13 genn. 1691) il costruttore Giovan Domenico Bossi. Suo figlio Antonio divenne prete nel 1702.
Francesco lavorò spesso nei possedimenti del conte Černín nei pressi di Mladá Boleslav. Prevalentemente operava su progetti di altri; ma alcuni pochi pretenziosi edifici li disegnò lui stesso.
Nel 1670riadattò la chiesa di Cřibská nel Nord della Boemia; dieci anni dopo rinnovò e ricostruì più alto, su proprio progetto, il castello di Humprecht bruciato nel 1678. Nel 1683 visitò gli edifici dei Černín nella Boemia occidentale e progettò alcune riparazioni nel castello vecchio e in quello nuovo di Nejdek e nel castello di Krásný Dvůr. Nello stesso anno costruì la chiesa di S. Ludmila al cimitero di Mĕlník. A Jičín, nel Nord-Est della Boemia, fu impegnato nella costruzione del seminario dei gesuiti (1683-92). A Kosmonosy, presso Mladá Boleslav, costruì per il conte Černín, su disegno di G. B. Maderna, il convento degli scolopi. Dal 1690lavorò per lo stesso architetto nella città di Mélník eseguendo il tratto sud del castello.
Marcello apprese l'arte del muratore presso Domenico Rossi, nella Città Vecchia di Praga, e terminò l'apprendistato alla fine del 1659. Ritornò in Italia, ma nel 1666 era di nuovo in Boemia (proveniva da Genova) chiamato dal conte Černín che cercava un architetto per la ricostruzione del suo palazzo di Praga. Nei possedimenti Černín Marcello costruì semplici e modesti castelli a Kostomlaty, Kysibl (oggi Stružná) e Nejdek. Dopo due anni di lavoro al servizio dei Černín, Marcello ritornò in Italia durante l'inverno promettendo di ritornare per la Pasqua del 1668. Ma non ritornò più. Molto probabilmente sapeva di non aver corrisposto alle aspettative del Černín e di non essere in grado di progettare palazzi veramente rappresentativi. Solo nel 1671 ricompare in Austria, in posizione subordinata, come capomastro nel castello di Petronell (è menzionato nei conti del 1671, 1673 e 1675). Più tardi fu capomastro a Krain (A. Ilg, Kunst-Notizen aus Laibach, in Mittheilungen der k. k. Central-Commissión...,n.s., X [1884], p. CXVIII).
Fonti e Bibl.: Per Bernardo e Venerio: L'operadel genio ital. all'estero, C. Budinis, Gli artisti in Ungheria, Roma 1936, ad Indicem; A. Schoen, C. capo maestro budai horszaka (Il periodo di Buda del capo maestro C.), in Müvészettörténeti Értesitö, VIII(1959), pp. 56 ss.; L'opera del genio ital. all'estero, C. Budinis, Gli artisti in Austria, Roma 1962, II, ad Indicem; G. Martinola, Lettore dai paesi transalpini degli artisti di Meride e dei villaggi vicini, Bellinzona 1963, ad Indicem; F. Cavarocchi, Artisti ital. in Ungheria. Venerio C. architetto intelvese a Buda, in Boll. stor. della Svizzera ital., LXXVII (1965), 1, pp. 33-46; Id., Venerio C. ..., Como 1978; E. Badál, Müvészettörténeti regesztáka királyi határozatokból és rendeletekböl (Regesti di st. dell'arte nelle risoluz. e mandati reali), in Ars Hungarica, III(1975), pp. 295, 307; IV (1976), pp. 134, 291, 296 s. Per Giovanni Battista il Vecchio: Praga, Arch. del Comune, Registri comunali, Nové Mĕsto, n. 559, f. 299a; A. Hajdecki, Die Dynastenfamilie der italien. Bau- und Maurermeister der Barocke in Wien, in Berichte u. Mitt. Altertums- Vereins zu Wien, Berichte und Mitteilungen, XXXIX (1906), p. 55; A. Podlaha, Materiálie keslovníku umĕlců a umĕleckych řemeslṅíků v Čechách (Mater. per un diz. degli artisti ed artefici in Boemia), in Památky archeologické, XXVIII(1916), p. 56; XXXIV (1925), p. 263; P. Toman, Novýslovník československých výtvarných umĕlců (Nuovo dizionario degli artisti cecoslovacchi), I, Praha 1947, p. 129. Per Giovanni Battista il Giovane: Arch. di Stato di Jindřichův Hradec, Fondo Černín, Corrispondenza del cappellano Eberti; A. Podlaha, Materiálie..., p. 219; P. Toman, Nový slovník…, I, p. 129. Per Francesco: Arch. di St. di Praga, Sbírka rukopisů různé provenience (Fondo dei manoscritti di diversa provenienza), n. 3073, p. 209; Ibid., Registri parrocchiali, M12-1/22: Mladá Boleslav; Mladá Boleslav, Arch. comunale, II Bb 23, 287; Arch. di Stato di Jindřichův Hradec, Fondo Černín, Kost VI Bb; Kosmonosy VI Bb; Krasný Dvůr VI Bb; Nejdek VI Bb; H. Pandler, Wälsche Baukünstler in Nordböhmen, in Mitteilungen des Nordböhmischen Excursionsclubs, IX (1886), pp. 140 s.; A. Podlaha, Dĕjiny arcidiecese pražské od konce 17. do začátku 19. stol. (La storia della archidiocesi praghese dalla fine del Seicento fino all'inizio del Novecento), I, 1, Praha 1917, p. 233; L. Schlegel, Beiträge zur Geschichte der Stadt Kreibitzer Pfarrkirche, in Mitteilungen des nordböhmischen Vereines für Heimatforichung und Wanderpflege, XLI(1918), pp. 147 s.; P. Toman, Nový slovník…, I, p. 127. Per Marcello: Arch. di Stato di Praga, Sbírka rukopisů různé provenience, n. 3073, pp. 208 s.; Arch. di Stato di Jindřichův Hradec, Fondo Černín, VIII Fa; Kostomlaty VI Bb; Nejdek VI Bb; Kysibl VI Bb 2a; A. Hajdecki, Die Dynastenfamilie…, p. 54; J. J. Morper, Das Czerninpalais in Prag, Prag 1940, pp. 16, 24, 151 s.; P. Toman, Nový slovník…,I, p. 127; W. Kitlitschka, Das Schloss Petronell in Niederoesterreich,in Arte lombarda, XII (1967), 2, pp. 125 s.