CERRETANI BANDINELLI, Pier Antonio
Nato a Siena il 25 ag. 1803 da Pier Antonio e Angela Belanti, dopo i primi studi nel collegio Tolomei tenuto dagli scolopi, studiò giurisprudenza nella università senese, laureandosi nel luglio 1828. Nel settembre conseguiva l'"alunnato" nella fondazione Biringucci, e nell'ottobre dell'anno seguente riceveva una commenda di grazia dell'Ordine dei cavalieri di S. Stefano. Secondo il suo biografo A. Gallo, nel 1830 si recò a Roma per studiarvi gli antichi monumenti e le opere d'arte più significative; ma nel 1831, entusiasmato dalle notizie delle rivoluzioni nell'Emilia e nelle Romagne, avrebbe dimostrato troppo apertamente i suoi sentimenti politici, tanto da doversi allontanare da quella città. Si recò allora a Napoli, dove proseguì gli studi di diritto e fece pratica forense, cosicché nel 1833 fu iscritto al foro napoletano.
Durante il suo soggiorno a Napoli il C. entrò in rapporti con U. Lampredi che già da tempo aveva lasciato l'Ordine scolopio ed era ormai un noto letterato, celebre per le relazioni e le polemiche con il Monti ed il Foscolo. Secondo A. Checcucci il C. stabilì rapporti sempre più stretti con il Lampredi, che aiutò specialmente nella stampa della seconda edizione de La cinegetica, e l'alieutica, o sia la caccia, e lapesca, versione metrica dei poemi di Oppiano Cilice (Napoli 1835). Ed infatti nell'introduzione il Lampredi ringrazia affettuosamente il C. per l'aiuto, e ricorda anche i vincoli di amicizia che lo avevano legato alla sua famiglia durante il decennio di insegnamento nel collegio Tolomei a Siena. Il Checcucci riferisce anche che il Lampredi affidò al C.nel 1835 i suoi manoscritti più preziosi, tra i quali le traduzioni dall'Iliade e dall'Odissea, perché ne disponesse liberamente. I tentativi compiuti dal C. a Firenze per pubblicare le traduzioni omeriche non ebbero però esito, mentre riuscirono quelli fatti a Venezia, con l'aiuto del Carrer, che portarono al progetto di pubblicare la traduzione dall'Odissea per i tipi del "Gondoliere" (sembra si trattasse dei primi otto canti). Nel frattempo il Lampredi cambiò parere e richiese i manoscritti. Il C. li affidò al comandante di una nave mercantile; ma le carte furono gettate in mare, durante una perquisizione, per timore che fossero politicamente compromettenti.
Negli anni in cui visse a Napoli il C. compì anche viaggi e soggiorni abbastanza lunghi in Sicilia, sia a Messina, ove fu accolto nell'Accademia Peloritana, sia a Palermo. Ma il Gallo presenta l'attività del C. sotto una diversa luce, affermando che in quegli anni era un promotore della Giovine Italia e si adoperava per la diffusione delle idee mazziniane. È difficile valutare queste affermazioni; se i successivi avvenimenti della vita del C. confermano vicinanza e adesione alle concezioni democratiche, bisogna rilevare che proprio a Napoli nel 1833 egli scrisse e pubblicò un inno a Maria Antonietta di Borbone, In occasionedelle faustissime nozze... con il granduca di Toscana Leopoldo II.
Non sappiamo quando tornasse in Toscana. Vi era già nel 1843, quando il Gallo lo conobbe a Firenze, dove frequentava il salotto della prosatrice e poetessa Amelia Calani che raccoglieva molti letterati non solo toscani. Nello stesso anno, il 13agosto, il C. sposava una sua concittadina, Eva Berpini. Ed era sicuramente a Siena nel 1846, ove, più tardi, la polizia lo accuserà di aver fondato in quell'anno una associazione segreta d'ispirazione mazziniana . Con la crisi che si aprì anche in Toscana nel 1847, dopo l'elezione di Pio IX, l'attività politica del C. si accrebbe. Già il 13 giugno 1847un rapporto di polizia lo segnalava, insieme a F. Guerri e al medico F. Carpellini, tra i principali promotori di festeggiamenti in onore di Pio IX (Arch. di Stato di Firenze, Buongoverno segreto, 1847, f 25, affare 139), sottolineando che sia il C. sia il Carpellini non erano "troppo graditi dai liberali", certo per le loro opinioni avanzate. I successivi rapporti di polizia continuano a presentarlo come uno dei più attivi "agitatori" ed auspicano misure energiche nei suoi confronti.
Gli avvenimenti del 1848-49spinsero il C. ad assumere posizioni sempre più radicali. Tra i principali esponenti del partito democratico a Siena, fu eletto il 12 marzo 1849deputato all'Assemblea costituente toscana per il compartimento senese. E sembra partecipasse all'invasione del palazzo ducale a Siena, dopo la partenza di Leopoldo II. Caduta la dittatura guerrazziana e restaurata la dinastia lorenese, fu sottoposto a vari procedimenti di carattere giudiziario e amministrativo, terminati nel giugno del 1853con l'esilio.
Arrestato nel luglio del '49 e dichiarato "pericoloso in primo grado alla tranquillità pubblica", gli fu imposto di abbandonare la Toscana e recarsi all'estero, in alternativa alla detenzione. Il C. dapprima rifiutò, poi il 25 luglio accettò di partire per Genova, e in seguito prese stanza a La Spezia (Arch. di Stato di Siena, Gabinetto Prefettura, f. 8, inserto 4). Il 19 settembre un decreto del Consiglio di prefettura di Siena lo condannava a un anno di detenzione in una delle fortezze del granducato, pena cassata il 23 novembre da un altro decreto che lo ammetteva al beneficio dell'amnistia. Così pure fu prosciolto dalla condanna che il tribunale di Siena gli inflisse il 1º dicembre per l'invasione del palazzo granducale (Ibid., Prefettura, 3024, Fede dei pregiudizi). Nell'agosto del 1850 era di nuovo a Siena, ove un altro decreto della prefettura gli imponeva "per misura di urgenza" di allontanarsi dalla città sino al 16 dello stesso mese; un nuovo procedimento per "defezioni e trame politiche" fu iniziato contro di lui nel dicembre del 1852, ma fu sospeso a causa della sua latitanza. Non sappiamo se il C. fosse uscito dalla Toscana; comunque si trovava di nuovo a Siena il 25 apr. 1852, quando veniva ammonito dalla polizia a non tenere rapporti di alcuna sorta con altri indiziati, politici (ibid.). In seguito poi all'attentato compiuto il 29 luglio contro Lorenzo Mori, delegato di g0verno a Siena, il C. fu accusato, assieme al conte Girolamo Spannocchi, suo parente, a Carlo Landi, a Francesco Bernardi, ad Enrico Pantanelli e numerosi altri, di aver costituito una "setta" di carattere repubblicano, ritenuta responsabile di diverse violenze e ferimenti politici accaduti negli ultimi mesi nella città. Arrestato la notte tra il 12 e il 13 agosto, fu detenuto nel forte di San Giovanni a Firenze. La procedura economica, nel corso della quale il C. si difese con abilità e tenacia cercando di convincere gli accusatori del carattere moderato delle sue idee politiche, durò diversi mesi e suscitò molto scalpore, a Siena e altrove, data la notorietà degli accusati e in particolare del conte Spannocchi, già alto ufficiale dell'esercito austriaco e poi granducale. Il 5 marzo 1853 furono pronunziate le sentenze di condanna per i principali indiziati: al C. venne inflitta la pena di quindici mesi di detenzione da scontare nella fortezza fiorentina. Inutilmente il 12 marzo, insieme ad altri condannati, avanzò ricorso, e, il 27 maggio, chiese la commutazione della detenzione nel domicilio coatto in Pisa; l'11 giugno però fu accettata l'altra richiesta di permutare la detenzione con un doppio periodo di esilio (Arch. di Stato di Siena, Prefettura, 3024, 3025, 3026).
Il C. si recò di nuovo a La Spezia, e poté rientrare a Siena soltanto nella tarda primavera del 1855. Negli anni successivi non si ha notizia di sue attività politiche; dopo la caduta della dinastia lorenese fu però eletto deputato alla Assemblea toscana per il collegio di Montalcino (7 ag. 1859). Il Gallo afferma che, dopo l'annessione della Toscana, il C. sarebbe stato eletto deputato al Parlamento subalpino sempre per quel collegio e che, ammalato e "amareggiato dalle insidie dei suoi nemici, rinunciò alla carica".
Con l'attività politica s'intrecciò quella letteraria, testimoniata dalla raccolta Poesie e prose postume, pubblicate a Palermo nel 1868 dallo stesso Gallo. Vi sono riuniti i vari componimenti poetici, la tragedia Manfredi, lacommedia Il giudice di pace, ildramma Cervantes, lo scherzo comico Le conseguenze di una festa da ballo, opere piuttosto modeste e allineate al gusto e alle forme letterarie del tempo: la tragedia ripete moduli alfieriani e manzoniani, mentre nella commedia e nello scherzo si nota il tentativo di imitare il Goldoni e lo Scribe.
Il C. morì nella città natale il 5 dicembre 1867.
Bibl.: A. Checcucci, Commentario della vita e delle opere di Pompilio Pozzetti delle Scuole Pie... con vari elogi d'insigni scolopi in esso ricordati, Firenze 1858, pp. 266 s.,277 s.; A. Gallo, Biografia del dottor P. C. de' conti Bandinelli..., premessa a Poesie e prose, cit.; L.Grottanelli, Le avventure di un gentiluomo senese durante i moti politici in Toscana nel 1848-1849, in La Rass. nazionale, XXIII (1901), 1, pp. 3-29(specialm. 16-21).