CERTOSA (fr. chartreuse; sp. cartuja; ted. Karthause; ingl. charterhouse)
Monasteri di certosini, così chiamati da Chartreuse, nome del luogo deserto nelle Alpi del Delfinato, vicino a Grenoble, dove S. Brunone si ritirò con sei compagni a vita eremitica nel 1084. Lì egli fabbricò una chiesa, circondata di capanne, in ognuna delle quali viveva uno degli eremiti, nel silenzio e nella preghiera. Questa disposizione della prima casa dei certosini, chiamata in seguito la Grande Chartreuse, fu conservata anche quando alle capanne di legno furono sostituite le costruzioni di pietra, e fu imitata da tutte le case di certosini. La certosa è costituita essenzialmente di due chiostri, attinenti a una chiesa, intorno ai quali si aprono le celle, o casette dei monaci, costituite di un corridoio, una cameretta per lo studio e una per il riposo, e di un giardinetto che ogni monaco coltiva da sé.
Per la Grande Chartreuse, v. chartreuse, la grande.
La Certosa di Pavia. - Caterina Visconti, moglie di Gian Galeazzo, forse per suggerimento del beato Stefano Maccone da Siena, priore della certosa di Garegnano, dispose per testamento la fondazione di un nuovo cenobio nei possedimenti ducali annessi al castello di Pavia. Gian Galeazzo rispettò tale ultima volontà, e, nel 1392, ne predispose l'esecuzione; nel 1396 pose solennemente la prima pietra; nel 1401 i primi monaci poterono stabilirsi nella nuova certosa. Tuttavia nel 1450 Francesco Sforza ne trovò la chiesa ancora agli inizî e diede vivo impulso alla sua costruzione. Nel 1473 s'iniziò l'opera della facciata, svoltasi fino al 1560 e rimasta incompiuta. La torre-lanterna o tiburio, il palazzo ducale o foresteria, molte opere nell'interno della chiesa, furono eseguite o compiute nel Seicento e nel Settecento. I certosini furono scacciati nel 1782 da Giuseppe II d'Austria; li sostituirono altri monaci, espulsi a loro volta nel 1810 da Napoleone. Dal 1843 al 1881 i certosini vi furono ancora; di nuovo scacciati, vi sono stati recentemente riammessi. La Certosa, in attesa che l'effettivo ritorno dei certosini sia possibile, è ora occupata da altri padri. La conservazione di questo, che è tra i più bei monasteri del mondo è stata diligentemente curata dal governo.
Bernardo da Venezia, scultore di Gian Galeazzo e uno tra gl'ingegneri del duomo di Milano, è il primo artista di cui parlino i documenti della certosa. Tuttavia la parte maggiore nel dar forma concreta al progetto e alle prime costruzioni, sembra dovuta a Giacomo da Campione, altro notissimo ingegnere del duomo di Milano. In effetti le loro concezioni furono interamente rielaborate da Giovanni e da Guiniforte Solari, sebbene costoro non si siano potuti sottrarre all'influenza dei piani e tipi originarî, sia perché l'esecuzione era già iniziata, sia per forza di tradizione e di esigenze monastiche. Due affreschi del Bergognone mostrano l'evoluzione dei concetti architettonici nel periodo dei Solari. All'esterno della chiesa essi rispettarono il carattere fondamentalmente lombardo fedele ai tipi romanici trecenteschi di Cremona, del basso Milanese e di Pavia, con costruzione in laterizî, con uso di gallerie lungo i fianchi e sulle testate, con archivolti a tutto sesto e finestre circolari; nell'interno invece si accostarono con grande genialità al gotico monastico francese, senza rinunciare per questo a libertà d'interpretazione e a felici fusioni e ravvicinamenti. Seguirono a Guiniforte l'Amadeo e i fratelli Mantegazza, per l'impareggiabile creazione della facciata, la più compiuta e magnifica espressione dell'ideale artistico degli architetti-scultori lombardi, imbevuti, sul finire del sec. XV, di spirito classico e nello stesso tempo amanti di profusa ricchezza decorativa. Nel secolo seguente Cristoforo Solari continuò con ammirevole sobrietà e compostezza la grande opera, diffondendo anche lungo i fianchi un senso ancor puro di Rinascimento, con le guglie a tempietto. Nel chiostro piccolo e nel chiostro grande diede saggio della sua elegante maniera di ornati in terracotta il cremonese Rinaldo De Stauris che vi lavorò dal 1465 al 1478. Questa meravigliosa fioritura, germogliata sul verde piano lombardo con sorprendente gaiezza di forme, di colori, di ritmo, continuò vivida anche durante il Seicento e il Settecento, centro di attrazione dei migliori ingegni, felice sintesi dell'arte dell'Italia superiore. L'architettura è rappresentata dai nomi seguenti: Bernardo da Venezia, Giacomo da Campione, Giovanni e Guiniforte Solari, Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo e Antonio Mantegazza, Rinaldo De Stauris, Cristoforo Solari, durante tutto il Quattrocento e nei primi venti anni del Cinquecento; poi Galeazzo Alessi, Martino Bassi, Francesco Maria Richini, ecc. Scultori furono i più degli artisti ricordati: si aggiunsero Gian Cristoforo Romano, Benedetto Briosco, Agostino Busti detto il Bambaia, Angelo Marini, Francesco Brambilla, Stefano da Sesto, Biagio da Vairano, il Volpino, ecc. Tra i pittori troviamo il Bergognone (Ambrogio da Fossano), Bernardino De Rossi, Bernardino Luini, Pietro Perugino, Andrea Solari, Bernardino Campi, e il gruppo dei secentisti Daniele Crespi, G. B. Crespi (il Cerano), Francesco Mazzucchelli (il Morazzone), Francesco del Cairo, Camillo e Giulio Cesare Procaccini, G. B. Carlone, ecc. Le numerose e importanti opere d'arte fanno della certosa un vero museo; ricordiamo oltre ai bei dipinti del Bergognone, soprattutto il sepolcro di Gian Galeazzo al quale hanno lavorato Gian Cristoforo Romano, Benedetto Briosco, Galeazzo Alessi, Bernardino da Novate; e le statue tombali di Lodovico il Mor0 e Beatrice d'Este, eseguite da Cristoforo Solari per Santa Maria delle Grazie di Milano e trasportate alla certosa nel 1564.
La planimetria della certosa (v. fig.) mostra l'organismo tipico di tali monasteri, rispondente alla rigorosa regola di San Brunone.
V. tavv. CCXIX e CCXX.
Bibl.: L. Beltrami, La certosa di Pavia; storia e descrizione, 1369-1895, Milano 1895 e successive ediz.; id., Storia documentata della certosa di Pavia, Milano 1896; C. Magenta, La certosa di Pavia, Milano 1897; G. A. Meyer, Die Certosa bei Pavia, Berlino-Stoccarda 1899; F. Malaguzzi-Valeri, I Solari, architetti e scultori lombardi del sec. XV, in Italienische Forschungen des Kunsthistorischen Instituts in Florenz, I, Berlino 1906; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VIII, ii: L'architettura del Quattrocento, Milano 1924. Recenti guide illustrate M. Salmi, La certosa di Pavia (coll. Fiore, n. 4), Milano s. a. (1925); O. Lissoni, La certosa di Pavia (monog. Lissoni, n. 6), con 115 tav. Milano s. a. (1930).