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CERVELLETTO

di Giulio CHIARUGI - Giuseppe AYALA - - Enciclopedia Italiana (1931)
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CERVELLETTO (lat. cerebellum; fr. cervelet; sp. cerebelo; ted. Kleinhirn; ingl. little brain)

Giulio CHIARUGI
Giuseppe AYALA

Nell'uomo, dopo gli emisferi cerebrali, è il più voluminoso organo encefalico (v. cervello). Presenta alla superficie uno strato di sostanza grigia applicato sopra una massa centrale di sostanza bianca, in continuità con questa. La corteccia grigia ricopre tutte le ineguaglianze determinate dalla particolare architettura dell'organo, che risulta di lobuli, i quali alla loro volta sono formati da lamine e queste da lamelle.

Le connessioni del cervelletto con altre parti del sistema nervoso si fanno per mezzo di fasci di fibre, peduncoli, che sono in continuazione della massa centrale di sostanza bianca, corpo midollare, contenuta nell'organo. I peduncoli cerebellari inferior congiungono il cervelletto al midollo allungato; i peduncoli medî al ponte; i peduncoli superiori alla lamina quadrigemina.

Le vie nervose del cervelletto si classificano in afferenti e efferenti. Le afferenti provengono da altri centri nervosi e terminano nel cervelletto; inversamente le efferenti nascono nel cervelletto e sono dirette ad altri centri nervosi.

Varî sistemi di fibre, per la via del peduncolo cerebellare inferiore, arrivano al cervelletto da nuclei di sostanza grigia del midollo spinale, del midollo allungato e del ponte. Questi nuclei grigi sono alla loro volta in rapporto diretto o indiretto con la terminazione delle radici sensitive di nervi spinali e di nervi cerebrali. Importanti sono le connessioni che in tal modo si stabiliscono fra il vestibolo e i canali semicircolari dell'organo dell'udito, da una parte, e il cervelletto dall'altra, per mezzo del nervo vestibolare (dell'acustico), che è il nervo dell'equilibrio.

Un importante sistema di vie afferenti raggiunge il cervelletto per la via del peduncolo cerebellare medio. Hanno la loro prima origine nella corteccia d'un emisfero cerebrale; s'interrompono in nuclei grigi che si trovano nella parte basilare del ponte, e terminano per la maggior parte dopo avere attraversato la linea mediana; raggiungono così prevalentemente la corteccia cerebellare del lato opposto a quello di loro origine.

La principale via efferente del cervelletto risulta di un sistema di fibre che prende origine nella corteccia dell'organo e, con l'intermezzo di un nucleo di sostanza grigia (nucleo dentato), contenuto in ciascun emisfero cerebellare in mezzo alla sostanza bianca, passa nel peduncolo cerebellare superiore, dirigendosi verso il mesencefalo. Lo raggiunge dopo essersi incrociato, e per la maggior parte termina in un nucleo situato nella parte dorsale del mesencefalo (nucleo rosso). Alcune sue fibre salgono fino al talamo ottico; altre discendono per portarsi nella parte dorsale del ponte e fors'anche più in basso fino al midollo spinale. Un'altra via efferente, muovendo dalla corteccia cerebellare, raggiunge uno dei nuclei terminali del nervo vestibolare dell'acustico.

Per comprendere l'importanza delle varie connessioni che acquistano alla loro terminazione le vie efferenti del cervelletto, va tenuto presente che da tutti i nuclei di sostanza grigia, alle quali esse arrivano, partono fibre, che si mettono in rapporto con nuclei di origine di nervi motori cerebrali e spinali.

Riassumendo, si deve ammettere, in base ai dati anatomici, che l'attività funzionale del cervelletto può essere determinata da stimoli sensitivi che gli arrivano dal midollo spinale, dal midollo allungato e dal ponte; da quelli provenienti dal vestibolo e dai canali semicircolari dell'organo dell'udito; infine da quelli che vengono dalla corteccia degli emisferi cerebrali. Le reazioni del cervelletto a queste varie stimolazioni si fanno sentire quasi esclusivamente in maniera indiretta su nuclei di nervi motori cerebrali e spinali, e perciò in ultima analisi sull'apparecchio muscolare.

Le fibre d'associazione che vanno da un punto all'altro della corteccia cerebellare, e le altre che uniscono questa ad alcuni nuclei di sostanza grigia contenuti nell'organo, stabiliscono una solidarietà funzionale fra le varie parti del cervelletto.

Malattie del cervelletto. - Il cervelletto, per cause ereditarie famigliati, può sortire tarato di una particolare fragilità (eredoatassia cerebellare, malattia di Friedreich); può essere coinvolto in un processo infettivo (malaria, tifo addominale) o tossico (alcoolismo, uremia), ovvero presentare lesioni in malattie di altre parti dell'encefalo (tumori, sclerosi a placche, tabe, demenza paralitica, ecc.).

Le malattie del cervelletto propriamente dette possono essere acquisite durante la vita fetale (agenesie) o dopo la nascita; si manifestano con una sindrome caratteristica (vertigini, andatura barcollante, dismetria, tremori intenzionali o cinetici, tremore statico, nistagmo, disturbi della parola, asinergia, adiadococinesia, ipotonia, ipostenia, ecc).

Le anomalie dello sviluppo consistono in una mancanza completa (rarissima) dell'intero organo (agenesia totale) o in una mancanza parziale (agenesia unilaterale o bilaterale). Le atrofie si distinguono in primarie (unilaterale o bilaterali) e associate (cerebello-cerebrali, cerebello-spinali, cerebro-cerebello-spinali). Léjonne e Lhermitte descrissero l'atrofia olivo-rubro-cerebellare; A. Thomas, l'atrofia lamellare; Dejerine e Thomas l'atrofia olivo-ponto-cerebellare.

Malattie acquisite. - Traumatismi: le ferite e le fratture del cranio possono ledere direttamente o indirettamente i varî lobi dell'organo e comprometterne la funzione in modo definitivo o transitorio; in generale sono dì prognosi gravissima.

Emorraege: sono dovute all'arteriosclerosi, alle arteriti infettive e soprattutto alla sifilide. I focolai emorragici possono non dar luogo ad alcun sintoma clinico, quelli d'una certa entità si manifestano con un ictus apoplettico per lo più non seguito da emiplegia.

Rammollimenti: sono ancora più rari delle emorragie e sono dovuti, per lo più, a trombosi per arteriosclerosi o arterite luetica. La sintomatologia a tipo cerebellare è più o meno ricca secondo l'entità e l'estensione della malattia e s'inizia in modo progressivo, raramente con un ictus.

Tumori: dal punto di vista clinico comprendono: i neoplasmi o blastomi (gliomi, sarcomi, psammomi, lipomi, endoteliomi, ecc.), i granulomi (gomme, tubercolomi), le cisti (parassitarie, da inclusione, sierose) e i tumori vascolari (aneurismi, angiomi) estremamente rari. Sintomi generali: cefalea precoce e spesso prevalentemente occipitale, craniopercussione dolorosa, vomito, papilla da stasi, torpore mentale, segni radiografici d'ipertensione endocranica, ipertensione del liquido cefalo-rachidiano e dissociazione albumino-citologica, ecc. Sintomi di localizzazione: vertigini sotto forma di sensazione di movimento del corpo o degli oggetti circostanti, o come sensazione indefinibile di stordimento (giddily feeling), astenia e atonia degli arti, asinergia, dismetria, ecc. Nei tumori del verme cerebellare predominano i disturbi dell'equilibrio, i segni di deficit cerebellare sono bilaterali e si può riscontrare, secondo Duret, opistotono. Sintomi di vicinanza per compressione indiretta: deficit dei nervi cranici e più frequentemente dell'abducente, dell'oculomotore comune, del facciale, del trigemino e dell'acustico.

Ascessi: molto spesso d'origine otitica o traumatica, per lo più unici; possono essere incistati o diffluenti, di volume e di sede molto variabile nei singoli casi; sono dovuti agli ordinarî germi piogeni o agli anaerobî. Sintomi d'allarme: paralisi del facciale e del nervo abducente, labirintite consecutiva all'otite media purulenta. Sintomi premonitori: febbre, facile irritabilità, apatia, stato depressivo. Sintomi generali del periodo di stato: cefalea gravativa, ora continua, ora intermittente, dolorabilità alla percussione e alla compressione sulla regione occipitale, rigidità alla nuca, vomito, febbre, bradicardia, ipertensione e linfocitosi del liquido cefalorachidiano. Sintomi cerebrali: come nei tumori.

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