Vedi CERVETERI dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CERVETERI (etr. probabilmente Chaire, Cheri, lat. Caere; altra denominazione, usata specialmente dai Greci, ῎Αγυλλα)
Città etrusca e romana nella zona dell'attuale castello e villaggio di Cerveteri, che ne tramanda il nome antico (Caere vetus), a circa 45 km da Roma lungo il litorale tirrenico, a 6 km dal mare. Sorgeva sopra un'altura quadrangolare allungata, naturalmente difesa su tre lati da un'alta ripa tufacea. I sepolcreti etruschi si estendono ad anello intorno all'antico abitato: la necropoli monumentale occupa le alture parallele della Banditaccia (a N-O) e di Monte Abetone (a S-E). Fu una delle maggiori città della dodecapoli etrusca; le sue più antiche testimonianze risalgono all'viii sec. a. C.; ebbe un grande sviluppo, specialmente per i suoi commerci marittimi e per i suoi contatti con il mondo greco, in età arcaica (VII-V sec.), attraverso gli scali costieri di Alsio, Pirgi e Punico, l'odierna Santa Marinella; cadde sotto il dominio di Roma nel IV secolo a. C.
Si conservano scarsissime tracce degli edifici etruschi della città: in particolare i basamenti di un tempio (detto del Manganello) e tratti di mura a piccoli blocchi di opera quadrata, da riferire al V-IV sec. Furono riconosciute e scavate nel passato le rovine di un teatro romano, dal quale provengono statue con ritratti imperiali. Il perimetro dell'abitato era di circa 6 km.
L'interesse particolare di C. sta nei monumenti della necropoli (scavi sistematici di R. Mengarelli), che costituiscono una testimonianza diretta dell'architettura funeraria e indiretta dell'architettura civile etrusca, unica nel suo genere. Dopo la fase primitiva delle tombe individuali a pozzo e a fossa, si svilupparono nel VII sec. sepolcri a tumulo con basamenti circolari sagomati, dapprima di modeste proporzioni e con camere interne parzialmente scavate nel tufo e parzialmente costruite a blocchi con il sistema della falsa vòlta: il monumento più notevole di questa fase è la Tomba Regolini-Galassi (nella località del Sorbo a s della città), in forma di corridoio con due cellette a cupola di tradizione preistorica scavate lateralmente, che fu scoperta intatta nel 1836 e restituì un ricchissimo materiale di oggetti d'oro, di argento, di bronzo, figurine, vasi, ecc. appartenenti alla civiltà che diciamo orientalizzante, attualmente conservati al Vaticano nel Museo Gregoriano Etrusco. Successivamente (VI-V sec. a. C.) i tumuli divengono di proporzioni grandiose, fino a 30 m di diametro, e includono diversi complessi di camere sepolcrali, interamente scavate nel tufo, che nella pianta, negli elementi architettonici (pilastri, porte, finestre, soffitti a doppio spiovente e piani) e perfino nel mobilio (letti, poltrone, cesti, ecc.) e talvolta nella suppellettile riprodotta a rilievo sulle pareti, imitano fedelmente la disposizione interna delle case. I monumenti più notevoli di questo genere sono, sulla Banditaccia, i tumuli della Nave, degli Animali Dipinti, degli Scudi e delle Sedie, del Colonnello e i tumuli I e II della zona recintata; sul Monte Abetone il tumulo Campana. Nello schema planimetrico più frequente, con due celle ai lati del dròmos d'ingresso e la tomba centrale formata da un vestibolo trasversale e tre celle parallele di fondo, si è voluto riconoscere il nucleo più antico della casa italica ad atrio. A partire dal IV sec. a. C. e per la durata dell'età ellenistica, s'incontrano tombe ricavate in blocchi di muratura quadrangolari, i cui accessi si aprono su vie sepolcrali che accennano ad un principio di sistemazione urbanistica della necropoli; ovvero grandi sepolcri ad ipogeo isolati, per numerose deposizioni, per lo più ad ambiente unico con pilastri ed altri elementi di imitazione architettonica. I più importanti, tra questi ultimi, sono la Tomba dei Rilievi, con una ricchissima decorazione a rilievo di stucco dipinto raffigurante i letti delle nicchie e oggetti alle pareti e ai pilastri (armi, suppellettili varie, persino animali) riprodotti con minuziosa fedeltà imitativa; le Tombe dell'Alcova, interessante per gli elementi dell'architettura; delle Iscrizioni, dei Sarcofagi e del Triclinio.
Della pittura funeraria parietale si hanno tracce limitate, quasi scomparse o perdute: ad una fase arcaica antica (principio del VI sec. a. C.) appartenevano dipinti con motivi orientalizzanti, specialmente figure di animali, dei Tumuli degli Scudi e delle Sedie, degli Animali Dipinti e della Nave; all'arcaico tardivo (V sec. a. C.) le scene di danza ed altre figurazioni della Tomba dell'Argilla; più recente ancora (IV-II sec. a. C.) era la decorazione con scena di banchetto della Tomba del Triclinio. Una documentazione pittorica più notevole è offerta da alcune serie di lastre rettangolari di terra cotta, che dovevano essere collocate nell'interno di tombe o forse anche attorno alle pareti di edifici sacri o civili (almeno originariamente); si conservano al British Museum (lastre Boccanera), al Museo del Louvre (lastre Campana) e altre, di più recente rinvenimento, a Roma nel Museo di Villa Giulia. Formavano figurazioni con soggetti, a quanto pare, mitologici ed appartengono alla fase della cultura artistica della seconda metà del VI sec. a. C. con notevoli influenze greco-orientali: differiscono tuttavia stilisticamente dalle pitture funerarie coeve di Tarquinia (v.).
La plastica fittile di rivestimento e decorazione dei templi è rappresentata a C. da numerosi esemplari di antefisse figurate arcaiche e del IV-III sec. a. C., da sime a rilievo della fase "ionica" e di età ellenistica, e da acroteri statuari arcaici, tra i quali il più notevole è quello con il gruppo di Eos e Cefalo del museo di Berlino (530-520 circa a. C.). Alla plastica funeraria arcaica appartengono le statuette di bucchero della Tomba Regolini-Galassi e due figurine sedute di defunti (una al British Museum, l'altra a Roma nel Museo dei Conservatori), assai interessanti come documenti delle influenze orientali in Etruria tra la fine del VII e il principio del VI sec. a. C. Alla fase delle influenze ioniche appartengono sarcofagi ed urne di terracotta, in forma di letto, con le figure di defunti distese o recumbenti, plasmate a tutto tondo (Villa Giulia e Louvre): essi costituiscono le testimonianze più antiche della serie dei sarcofagi con ritratti dei defunti che avranno più tardi ampio sviluppo, lavorati in pietra, e di cui conosciamo da C. un esemplare del IV sec. a. C., con rilievi sulla cassa, conservato nel Museo Gregoriano Etrusco. La plastica votiva è rappresentata da statuette di terracotta e specialmente da una abbondante serie di teste fittili di età ellenistica, alcune delle quali mostrano tentativi assai pregevoli di ritratti.
La produzione ceretana di argenterie, vasi di bronzo decorati, gioielli d'oro, anche con lavorazione filigranata, e d'argento, ceramiche d'impasto rosso e di bucchero (con particolare riguardo al materiale proveniente dalla Tomba Regolini-Galassi) costituisce una documentazione preziosa della cultura artistica del periodo orientalizzante. I diretti influssi greci su questa città, che fu probabilmente aperta a colonie di commercianti e artigiani ellenici ed ebbe anche un suo tesoro nel santuario di Delfi, sono attestati non soltanto dagli ingentissimi e vari ritrovamenti di ceramiche greche provenienti dalla necropoli, ma, in particolare, dalla presenza, esclusiva di C., della classe delle hydrìai dipinte, di stile greco-orientale, della seconda metà del VI sec. a. C., probabilmente dovute all'attività di un ceramista o di una bottega ionica trapiantata in Etruria: le cosiddette Idrie Ceretane (v.).
Bibl.: G. Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria, 3a ediz., Londra 1883, I, p. 227 ss.; R. Mengarelli, in Stud. Etr., I, 1927, p. 145 ss.; IX, 1935, p. 83 ss.; X, 1936, p. 67 ss.; XI, 1937, p. 77 ss.; M. Pallottino, La necropoli di Cerveteri (Itinerari dei Musei e Monumenti d'Italia), 4a ed., Roma 1957; P. J. Riis, Tyrrhenika, Copenaghen 1941, p. 9 ss.; Caere. Scavi di R. Mengarelli (a cura di B. Pace, R. Vighi, G. Ricci, M. Moretti), in Mon. Ant. Lincei, XLII, 1955. Per singoli monumenti citati nel testo e loro bibl., v. G. Q. Giglioli, L'arte etrusca, Milano 1935; L. Pareti, La tomba Regolini Galassi, Roma 1947. Figurine sedute di defunti: G. Q. Giglioli, in Studi Etruschi, XXII, 1952-53, p. 319 ss. Per i bronzi: L. Banti, Bronzi arcaici etruschi: i Tripodi Loeb, in Tyrrhenica, Milano 1957, pp. 77-92. Lastre dipinte: M. Moretti, in Arch. Class., IX, 1957, p. 18 ss. (v. Tav. a colori).