BIXIO, Cesare Andrea
Nacque a Napoli l'11 ott. 1896 da Carlo, ingegnere genovese, nipote del generale Nino Bixio, e da Anna Vilone, napoletana. Dopo la perdita prematura del padre, fu indirizzato dalla madre verso gli studi scientifici perché intraprendesse poi la professione paterna; ma la sua inclinazione era diversa. Infatti, rivelate doti di notevole musicalità, il B. imparò da solo a suonare il pianoforte e, a soli tredici anni, compose la sua prima canzone, Suonno e fantasia, seguita da Sidece anne, di cui scrisse anche il testo, iniziando subito dopo a frequentare il teatro di varietà e gli ambienti ad esso legati. Qui conobbe Mimì Maggio, uno dei cantanti prediletti dalla borghesia napoletana agli inizi dei secolo, e per lui scrisse Canta Maggio, che il cantante inserì nello spettacolo in scena alla sala Iride in piazza della Ferrovia a Napoli.
Fu il suo primo successo ed il suo primo guadagno, ma anche il biglietto da visita per conoscere famosi artisti del varietà come Elvira Donnarumma, Pasquariello, Gino Franzi, poeti come Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo, E.A. Mario, Rocco Galdieri, musicisti come Ernesto De Curtis, Eduardo Di Capua, Enrico Canniol Salvatore Gambardella. Nel 1916, anno della sua iscrizione alla Società italiana autori ed editori, compose Bambina, lanciata con successo da Gino Franzi e da Luciano Molinari. Già negli anni di questi suoi primi successi il B. riuscì ad imporre un repertorio principalmente italiano ai cantanti di varietà che, in precedenza, si servivano solo di testi francesi e di canzoni dialettali.
Nel 1920 fondò a Napoli la casa editrice C. A. Bixio, che diventerà una delle più importanti case editrici italiane legate alla musica leggera in generale e alla musica da film in particolare. Nel 1921 compose Filava filava, che lui stesso interpretò al teatro napoletano La Fenice, dove conobbe il cantante Gabrè. Gabrè era lo pseudonimo dell'avvocato Aurelio Cimato, che aveva abbandonato la sua professione per dedicarsi al varietà ed era stato scritturato dal teatro Apollo di Milano: per questo nuovo spettacolo chiese al giovane B. di comporre qualcosa per lui. Nacquero cosi Femmina, Caterina, Danza e La chiamavano Bebè. Il successo prima circoscritto a Napoli si estese anche a Milano, dove il B. si trasferì nel 1923, chiamato da Gabrè, di cui divenne l'autore preferito, e dall'editore Carisch per stipulare un contratto. A Milano fondò, nello stesso anno, una seconda casa editrice; le sue prime affermazioni milanesi furono Così piange Pierrot (1923) e Canta Pierrot (1924); iniziò nello stesso periodo a collaborare con B. Cherubini che gli fornì i testi di molte sue canzoni (cominciando nel 1927 con Miniera) e con il quale costituì un fortunato sodalizio artistico durato oltre trent'anni. Dalla collaborazione con Cherubini nacque il celebre Tango delle capinere (1928), il cui successo arrivò fino a Parigi, tanto che la famosa attrice Mistinguette venne a Milano per proporgli di scrivere le canzoni per la sua nuova rivista che doveva andare in scena al Casino de Paris nella stagione teatrale del 1931: Paris qui brille. Per lei il B. compose Nanou, Miki, Cette chanson si tendre e per lei adattò Il tango delle capinere che diventò Le tango des fauvettes. A Parigi fu scritturato anche dalle Folies-Bergère e scrisse per un'altra vedette dell'epoca, Lis Gauty, La chalande qui passe, interpretata anche da Tino Rossi e, sempre a Parigi, fondò la filiale francese della sua casa editrice di Milano.
Autore tra il 1916 e il 1957 di oltre milleduecento canzoni, il B. impersonò con la storia dei suoi successi la storia stessa della canzone italiana: dalla nascita negli ambienti del teatro di varietà fino alla divulgazione di massa, attraverso la radio prima e la televisione poi. Scrisse infatti una canzone dopo l'altra assecondando spesso il gusto per la "canzone feuilleton", un particolare genere con cui si cercava di commuovere utilizzando storie per lo più a fosche tinte ma con morale finale. Compose anche due canzoni a sfondo sociale, abbastanza anomale per l'epoca come Miniera e Ferriera. In Scintille del 1928, protagonista dei dramma è la donna, descritta di volta in volta come creatura esemplare e indifesa o seduttrice crudele che trova nella morte il riscatto o il sacrificio liberatorio; mentre in Rotaie, sempre del 1928, la morale si colora d'intonazioni populiste che strumentalizzano la tragedia del lavoratore sfruttato dalle leggi spietate del progresso tecnico.
La nascita del cinema sonoro offrì al B. la possibilità di raggiungere nuovi traguardi, facendo di lui il primo e più autorevole compositore di colonne sonore. Nel 1930 scrisse le musiche per il film La canzone dell'amore, diretto da G. Righelli e prodotto dall'industria cinematografica romana Cines di Stefano Pittaluga; la canzone omonima fu non soltanto il Leitmotiv del primo film musicale italiano, ma una delle canzoni destinate a segnare un'epota e a sopravvivere ad essa. Iniziò così la sua collaborazione con il cinema che si protrasse fino al 1959 ed anche la collaborazione con i grandi tenori che erano gli interpreti prediletti di questo genere di film ed i veicoli del successo delle canzoni.
Così mentre Tito Schipa cantò Torna piccina e Vivere nel film Vivere di G. Brignone del 1937 (poi interpretate con successo anche da Beniamino Gigli), Io e la luna e Chi è più felice di me nel film omonimo sempre del 1937, Beniarnino Gigli fu l'interprete di Desiderio nel film Marionette (1938), di Se vuoi goder la vita e della celeberrima Mamma, entrambe nel film Mamma del 1940, e, infine, nel 1944, di Dimmi tu primavera e di Cinefollia dal film Silenzio si gira.
Nel volgere di pochi anni il B. divenne dunque il più rappresentativo autore di canzoni considerate i Prototipi della canzone all'italiana, quali la celeberrima Parlami d'amore Mariù, lanciata da Vittorio De Sica nel film Gli uomini che mascalzoni di M. Camerini (1932), Autunno senza amore dal film Il signore desidera (1934), Violino tzigano, Se mi parlano di te, la famosissima Portarmi tante rose dal film L'uomo che sorride (1934), Canzone sospirata in Hanno rapito un uomo (1938), Manon e Ai vostri ordini signora nell'omonimo film del 1939. Ad un genere meno romantico appartengono Terra lontana e Macariolita per il film Il pirata sono io del 1940 e Organetto vagabondo per il film Vagamondo del 1941, scritte per Macario. Nel consueto genere melodico sentimentale si inseriscono, nel 1943, La strada nel bosco e Soli soli nella notte per il film Fuga a due voci interpretato da Gino Bechi, che cantò anche Al telefono con te nel film Pronto chi parla?. Dopo il filone sentimentale affrontò quello dialettale romano con Signora fortuna e Quanto sei bella Roma (il cui titolo originale è Canta se la vuoi cantare), interpretata da Anna Magnani nel film Abbasso la ricchezza (1947), che si diffonderà oltre i confini europei per conquistare l'America ove sarà lanciata da Carlo Buti.
Nel 1948 passò momentaneamente dal cinema al teatro per comporre le musiche delle riviste Allegro con Walter Chiari e Marisa Maresca e Bionda in copertina e Burlesco, sempre con Marisa Maresca. Nel 1951 di nuovo per il cinema scrisse La samba del fischietto e Canzone sbagliata interpretate da Luciano Tajoli nel film Stasera sciopero, con Marisa Merlini e Virgilio Riento, e L'assente per Nilla Pizzi nel film Legione straniera. In Italia questi erano gli anni della nascita dei vari festival di musica leggera, primo tra tutti quello di Sanremo, al quale il B. partecipò nel 1953 con Lasciami cantare una canzone affidata all'interpretazione di Achille Togliani, che ottenne il terzo posto, e nel 1954 con Gioia di vivere, cantata dallo stesso Togliani. Nel 1954 scrisse Tre rundinelle per il Festival della canzone napoletana con la quale ottenne il secondo posto e nel 1956 partecipò alla I Sagra della canzone nova di Assisi con La tua terra. Al IX Festival della canzone napoletana nel 1960 ebbe il secondo posto con Palummella swing, cantata da Giacomo Rondinella, Carla Boni e Gino Latilla. Nel 1961, infine, partecipò al Giugno della canzone napoletana con Napule dinto 'è fora e al VII Festival di Zurigo con Eternamente tu. Erano anche gli anni dell'ingresso della televisione nelle case degli Italiani e proprio per una trasmissione televisiva di successo, "Canzonissima", il B. scrisse nel 1957 Buon anno … Buona fortuna, con la quale vinse il primo posto. Queste furono le sue ultime composizioni note perché in seguito si occupò solo delle sue case editrici.
Il B. mori a Roma il 5 marzo 1978.
Compositore fecondissimo e straordinariamente versatile, diede forse il meglio di sé nella canzone sentimentale, tipicamente allItaliana, ma non mancano nella sua sterminata produzione esempi di canzone ritmata (La famiglia canterina e Cè un'orchestra sincopata). Il rigore e l'originalità con cui seppe trattare le più diverse tematiche hanno fatto sì che, al di là del mutare della moda e dei gusti, le sue canzoni più famose siano state tradotte in tutte le lingue e abbiano continuato e continuino a vivere nell'interpretazione di tanti cantanti anche stranieri; cosi, ad esempio, Connie Francis negli anni Sessanta ha cantato Mamma, rilanciandola negli Stati Uniti, Peppino di Capri e Mal hanno riproposto Parlami d'amore Mariù e nel 1984 Luciano Pavarotti ha inciso per la Decca un disco comprendente quattro successi del B.: Mamma, Vivere, Parlami d'amore Mariù e La mia canzone al vento.
Fonti e Bibl.: Oltre alle notizie inedite fornite dalla famiglia, si veda: S. S., Cronache del teatro e della radio, in La Stampa, 23 nov. 1937; V. Congiu, Stasera la finale a Sanremo, in Corriere lombardo, 31 genn. 1953; S. Tomei, Il Festival della zone a San Remo, in Il Secolo XIX, 31 genn. 1953; G. M., Il Festival è terminato, è pronto l'antifestival, in Il Mattino d'Italia, 23 maggio 1954; R. De Monticelli, Un principe azzurro in vaudeville, in Il Giorno, 24 ott. 1957; Junior, Il Principe azzurro, in 24 Ore, 24 ott. 1957; E. De Mura, Encicl. della zone napoletana, I, Napoli 1969, p. 14; G. Del Re, Canzonette che passione, in Il Messaggero, 2-4 genn. 1975; G. Borgna, Storia della canzone italiana, Roma-Bari 1985, ad Indicem.