Bixio, Cesare Andrea
Musicista, poeta, editore musicale, nato a Napoli l'11 ottobre 1896 e morto a Roma il 5 marzo 1978. Compositore fecondissimo e straordinariamente versatile, B., che dagli anni Venti si firmò sempre C.A. Bixio, ha dato voce alle più originali istanze del Novecento, trasformando in modo innovativo l'illustre tradizione napoletana fino a essere considerato il padre della canzone italiana. In lui, la celebrazione tardo-romantica dell'interiorità del sentimento, espressa dalla canzone ispirata alla romanza d'opera, si muta nell'esaltazione della libertà della vita nei suoi momenti di gioia e nelle sue espressioni più drammatiche. In tale trasformazione della poetica della canzone si può cogliere l'eco dell'incontro tra la forma classica della melodia napoletana e talune modulazioni del rinnovamento spirituale dei primi del secolo (la dissociazione del Romanticismo operata da G. Gozzano, i paradossi del Futurismo). I sentimenti di sradicamento (in Così piange Pierrot, Canta Pierrot), di ansia, di voluttà e di follia (in Perfida, Danza, Separé), di attrazione per la velocità (in Vortice, Danzomania, Ma perché si chiama 'Bughi'), di passione per l'esotismo (in Siberiana, Taitù, L'ultima Java), la tentazione per la diversità (in Lucciole vagabonde, Il tango delle capinere), la commozione per il dramma sociale (in Scintilla, Miniera, Rotaie) sono stati da B. ascoltati, interpretati, fusi, per farli poi divenire la sorgente di una nuova forma melodica (in specie negli anni Trenta), attraverso la quale l'anima collettiva di un secolo industrialista e modernista si mostrava capace di un equilibrio e di una misura. Egli seppe utilizzare con sofisticata perizia i più importanti mezzi espressivi della sua epoca, dal café chantant alla televisione passando attraverso il varietà, la rivista, la radio, i festival e soprattutto il cinema (firmando il primo film sonoro), con il quale la sua produzione assunse quei caratteri che la rendono espressione compiuta della canzone 'classica' italiana.
Figlio di Carlo, ingegnere genovese, pronipote del generale garibaldino Nino Bixio, e di Anna Vilone, B., autodidatta nello studio del pianoforte, a tredici anni compose la sua prima canzone Suonno e fantasia, seguita da Sidece anne, di cui scrisse anche il testo. Con Canta Maggio, inserito da Mimì Maggio in un suo spettacolo, i motivi di B. cominciarono a entrare nel repertorio dei maggiori cantanti dell'epoca. Nel 1920 fondò a Napoli le Edizioni C.A. Bixio (oggi Bixio Cemsa) che, dal 1923, ebbero una doppia sede, in quanto B. si trasferì a Milano, centro della produzione musicale nazionale. La casa editrice diventò punto di riferimento dei migliori autori dell'epoca (tra i compositori Eldo Di Lazzaro, Armando Fragna, Ermenegildo Rusconi, Pasquale Frustaci; tra i parolieri il suo grande collaboratore Bixio Cherubini, il futurista Rodolfo De Angelis, Nisa, nome d'arte di Nicola Salerno, Antonio De Torres, Aldo Fabrizi). Il nome del compositore valicò i confini nazionali e raggiunse grande notorietà nelle Americhe, sulla scia dell'emigrazione italiana, e in Francia, nella rivista, dove fra il 1928 e il 1931 nacque un lungo e significativo sodalizio artistico con Mistinguett e dove egli aprì un'altra succursale della casa editrice (Bixio France).
La nascita del cinema sonoro fece di B. il primo e più autorevole compositore italiano di colonne sonore. Il suo rapporto con il cinema (più di centocinquanta film) ebbe inizio attraverso la Cines di Stefano Pittaluga, il quale, intenzionato a produrre il primo film italiano sonoro, nel 1930 gli commissionò le musiche per La canzone dell'amore, diretto da Gennaro Righelli; l'omonima canzone (nota come Solo per te Lucia) leitmotiv del film, era destinata a segnare un'epoca, appunto quella del sonoro e del film musical-sentimentale tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta, e a sopravvivere a questo stesso genere cinematografico. Forse ancora più incisiva, in quanto musica da film, la successiva Parlami d'amore Mariù (1932), anche perché, inserita in un'opera di indubbio livello artistico quale Gli uomini, che mascalzoni... di Mario Camerini, riuscì a esserne elemento pertinente e costitutivo (nella versione francese figura anche in L'Atalante, 1934, di Jean Vigo).
Il nuovo indirizzo cinematografico che il musicista aveva imposto alla sua attività determinò, nei primi anni Trenta, l'apertura di un'ulteriore sede della casa editrice a Roma, dove cooperò con numerosi grandi attori (a partire da Vittorio De Sica, Totò, Eduardo De Filippo) e registi, tra cui si ricordano: Righelli, con cui lavorò in ben quindici film, molti dei quali interpretati da Angelo Musco; Alexander Korda (The private life of Don Juan, 1934, Le ultime avventure di don Giovanni); Nunzio Malasomma, per cui compose, tra gli altri, un motivetto indiavolato Dammi un bacio e ti dico di sì, cantato da Vittorio De Sica (che già aveva lanciato Parlami d'amore Mariù), ed Elsa Merlini (in Non ti conosco più, 1936); Amleto Palermi (in particolare Come la luna e Portami tante rose, in L'eredità dello zio… buonanima, 1934); Mario Mattoli (dal sodalizio con il regista e Erminio Macario nacquero le canzoni Macariolita e Terra lontana, in Il pirata sono io!, 1940); Alessandro Blasetti (Ogni lacrima un sorriso e Son come tu mi vuoi, in Il caso Haller, 1933) e innumerevoli nomi della cinematografia del tempo: Max Neufeld, Raffaello Matarazzo, Oreste Biancoli, Carlo Ludovico Bragaglia, Guido Brignone, Mario Soldati, Carmine Gallone, Carlo Campogalliani e altri ancora. Collaborò con i grandi interpreti della lirica per i quali, con il suo apporto fondamentale, era stato creato un genere ad hoc: film concepiti espressamente per permettere loro di cantare arie d'opera ma anche nuove canzoni. In questo ambito, vanno ricordati tra i titoli più celebri: Vivere e Torna piccina mia (Tito Schipa, in Vivere! di Brignone, 1936), Se vuoi goder la vita e Mamma (Beniamino Gigli, in Mamma, sempre di Brignone, 1941), Dimmi tu primavera e Cinefollia (B. Gigli, in Silenzio, si gira! di Campogalliani, 1943), Soli soli nella notte e La strada nel bosco (Gino Bechi, in Fuga a due voci, di C.L. Bragaglia, 1943). Si inscrive in tale contesto la collaborazione di B. con Pietro Mascagni per il film La canzone del sole (1933) di Neufeld, interpretato dal tenore Giacomo Lauri Volpi. Dopo la Seconda guerra mondiale, B. si cimentò nel filone dialettale romano con Canta se la vuoi cantar (più nota come Quanto sei bella Roma), intensamente interpretata da Anna Magnani in Abbasso la ricchezza! (1946) di Righelli.
A partire dal dopoguerra, fino agli anni Sessanta, B. partecipò con le sue composizioni ai vari festival di musica leggera che si svolgevano in Italia (tra cui quelli di Sanremo) con sempre rinnovato successo; valga per tutte la vittoria nel concorso televisivo per la lotteria di Capodanno del 1957, la prima Canzonissima, con Buon anno… buona fortuna. Nello stesso periodo volse la sua attenzione anche alla rivista; ma riprese subito la sua collaborazione con il cinema componendo La samba del fischietto e Canzone sbagliata interpretate da Luciano Tajoli in Stasera sciopero (1951) diretto da Mario Bonnard, e L'assente, cantata da Nilla Pizzi in Legione straniera (1953) di Basilio Franchina. Dalla metà degli anni Sessanta, il maestro diradò i suoi impegni in questo campo, anche se la casa editrice continuò a lavorare assiduamente alle colonne sonore, divenendo il punto di riferimento dei migliori autori di musica da film (Luigi Dallapiccola, Michel Legrand, Angelo Lavagnino, Piero Piccioni, Nino Rota, Carlo Rustichelli, Armando Trovajoli, e ancora Ennio Morricone, Pino Donaggio, Luis Enriquez Bacalov, Renzo Rossellini). La sua attività non si arrestò mai del tutto e nel 1975, settantanovenne, scrisse per Giuseppe Patroni Griffi la musica, interpretata da Morricone, del film Divina creatura.
La più completa biografia critica è di L. Cellerino, C.A. Bixio, Parlami d'amore Mariù. Musica per una vita, Firenze 2001.
Cfr. anche E. De Mura, Poeti, in Enciclopedia della canzone napoletana, 1° vol., Napoli 1969, ad vocem; F. Liperi, Storia della canzone italiana, Roma 1999.