MANARESI, Cesare Augusto
Nacque a Roma il 10 sett. 1880, "dall'unione naturale" di Giuseppe, muratore analfabeta, "con donna non maritata", identificata come Felicita Carloni.
Per l'atto di nascita del M., estremamente pasticciato, si rimanda all'Estratto dal registro degli atti di nascita, 15 sett. 1880, nel fascicolo personale conservato presso l'Archivio centr. dello Stato in Roma (Min. della Pubblica Istruzione); il nome della madre è indicato nell'attestato di razza non ebraica del M. e dei suoi, rilasciato dalla R. Prefettura di Milano nel 1940 (ibid.).
Trascorsa a Imola l'infanzia e la prima giovinezza, il M. prese la licenza liceale classica presso il liceo E. Torricelli di Faenza; tra il 1904 e il 1906 si laureò in lettere a Bologna, quindi conseguì il diploma di magistero, cominciò a insegnare "storia, geografia, diritti e doveri" nella scuola tecnica comunale di Comacchio e sposò Maria Zuccari, figlia di un possidente di Casalfiumanese, da cui non ebbe figli. Nel 1906, riformato al servizio di leva, partecipò a un concorso per archivista e fu assegnato all'Archivio di Stato di Milano nell'agosto di quell'anno. Nel 1908 si diplomò alla Scuola di paleografia, diplomatica e archivistica e scienze ausiliarie annessa all'Archivio, dove divenne assistente di aula e in seguito titolare di cattedra (1927-38). Socio corrispondente di molte associazioni, nel 1925 iniziò la sua collaborazione con l'Istituto della Enciclopedia Italiana e, conseguita per titoli la libera docenza in paleografia, diplomatica e archivistica presso l'Università di Pavia, vi rimase come incaricato fino al 1927, anno in cui passò con le stesse funzioni all'Università di Milano. Raggiunto il ruolo di direttore all'Archivio di Stato di Milano, partecipò nel 1938 al concorso per soprintendente di quell'Archivio - appoggiato, fra gli altri, da D. Gardini, vicesegretario del Partito nazionale fascista (PNF) - ma non ottenne la nomina.
Il M., ferratissimo in questioni araldiche e genealogiche, tanto da avere in animo di scrivere un manuale, aveva avuto per questi suoi interessi alcune noie, di origine peraltro non chiara (febbraio 1935). Altri comunque furono i motivi per i quali non vinse il concorso: le note caratteristiche, stilate negli anni dai suoi superiori, lo definivano impiegato modello, ricercatore diligente e instancabile, di indiscussa probità scientifica e professionale, ma non mancavano di sottolineare la sua indole caustica e autoritaria e come egli non fosse "affatto amato dal personale".
Comandato dal 1( genn. 1939, su interessamento del senatore P. Fedele, presso l'Istituto storico italiano per il Medio Evo di Roma, dal 1941 il suo nome fu legato alla cattedra di paleografia e diplomatica che G. Feltrinelli istituì, con una elargizione di 800.000 lire, presso la facoltà di lettere dell'Università di Milano.
Tale nomina, per la quale F. Chabod si espresse favorevolmente e non sottoposta, per volontà di Fedele, all'esame del Comitato nazionale dell'educazione, fu perfezionata dal ministro G. Bottai ai sensi dell'art. 81 del r.d. 31 ag. 1933, n. 1592 (nomina per "chiara fama"). Il ruolo fu confermato dopo la Liberazione, quando il M. si era avvicinato al Partito comunista italiano (PCI).
Fuori ruolo dal 1951, nello stesso anno fondò presso l'Università di Milano la Scuola di perfezionamento per archivisti e bibliotecari. Fu consulente sin dal 1925 dell'Archivio storico civico di Milano, al quale legò per testamento i suoi libri e gli scritti inediti di genealogia e di araldica.
Il M. morì a Varese il 1( sett. 1959.
L'ampia produzione scientifica del M., volta precipuamente alla conoscenza e alla valorizzazione delle fonti documentarie milanesi, annovera più di settanta titoli, decine di voci redatte per diverse enciclopedie, e comprende studi di araldica e genealogia, archivistica, diplomatica, paleografia latina e cronologia (una bibliografia completa degli scritti in C. Santoro, C. M.: con bibliografia, in Boll. della Deputazione di storia patria per l'Umbria, LVI [1960], pp. 1-8; da integrare con A. Cavaterra, Il contributo degli archivisti alla Enciclopedia Italiana di scienze lettere ed arti, in Rass. degli Archivi di Stato, LXII [2002], pp. 257 s.).
Circa gli interessi paleografici del M., è "difficile - scrive Pratesi - collocare la sua personalità di studioso nel quadro di una scuola particolare", interessandosi egli soprattutto dell'origine della minuscola carolina e adottando le ipotesi di J. Mallon sull'argomento (si vedano: Nuovi orizzonti sugli sviluppi della scrittura latina nei primi secoli della nostra era, in Annali della Facoltà di filosofia e lettere della Università statale di Milano, III [1950], pp. 383-409; La nostra scrittura, in Cenobio, I [1952]), pp. 27-44), senza peraltro tenere conto delle acquisizioni raggiunte in quegli anni da G. Cencetti e dalla scuola italiana di paleografia. Indicativa dell'impostazione dei suoi studi è la raccolta di facsimili Saggi di scrittura latina ad uso delle scuole di paleografia (Milano 1946), incentrata su codici e documenti dell'Italia settentrionale. Il M., infatti, era e si sentiva soprattutto archivista; iniziato a questa disciplina durante la sovrintendenza di L. Fumi, impiegato per trentadue anni all'Archivio di Stato di Milano, volle soprattutto valorizzare i documenti lì conservati, utilizzandoli in particolare per illustrare momenti storici, istituzioni e fenomeni culturali relativi all'Italia settentrionale.
Dedicò tre dei suoi primi lavori alle fonti documentarie relative ai luoghi cui era più legato: Casalfiumanese, paese di origine di sua moglie (L'Archivio della Podesteria di Casalfiumanese, in La Romagna, VI [1909], pp. 424-444) e Imola, città nella quale era cresciuto (Il compendio "ctus" nelle carte del territorio imolese, ibid., IX [1912], pp. 278-282, nel quale interpreta la sigla -ctus come la deformazione grafica del compendio -sstus [suprascriptus]; Le pergamene imolesi del sec. X, Imola 1910, trascrizione dei documenti conservati nell'Archivio della Cattedrale di Imola). Si occupò dell'inventariazione delle carte dell'Archivio del Senato, il più importante organo dello Stato milanese (oltre 10.000 pezzi dei secoli XVI-XVIII, in gran parte andati distrutti durante la seconda guerra mondiale) e propose il Regolamento e titolario per l'Archivio della Provincia di Milano (Milano 1913), in attuazione dal 1( genn. 1914 e tuttora applicato.
Anche i suoi studi genealogici e araldici, volti alla ricostruzione di singole famiglie e di casate nobiliari lombarde, furono il risultato di accurate indagini delle testimonianze archivistiche, cosicché esse risultano utili all'approfondimento dello studio delle istituzioni e della storia locale (I prefissi d'onore e la prammatica, in Arch. storico lombardo, XLV [1918], pp. 488-516; Le pergamene di S. Bartolomeo in Strada di Pavia, ibid., LI [1924], pp. 295-339; Appunti sulla genealogia degli Obertenghi proposta dal Gabotto, ibid., LII [1925], pp. 196-200; Le qualifiche di "Don" e di "Donna" in Lombardia, in Arch. storico italiano, s. 7, 1929, t. 11, pp. 269-307; Le origini della famiglia Cavalcabò, in Miscellanea di studi lombardi in onore di E. Verga, Milano 1931, pp. 177-205; Orientamento per le ricerche sulla nobiltà originaria lombarda, in Arch. storico lombardo, LIX [1932], pp. 425-442; La famiglia Giulini, Milano 1938; Genealogia dei Treccani degli Alfieri, ibid. 1941; nonché numerose voci curate per l'Enciclopedia nobiliare e per l'Enciclopedia Italiana).
Nell'ambito della ricostruzione dei fondi dell'Archivio di Stato milanese, voluta da Fumi secondo il metodo storico, il M. fu assegnato, nel 1911, alla sezione storico-diplomatica per passare agli Atti giudiziari (1912-13), agli Atti di Stato e amministrativi (1914) e infine agli Atti del Dominio Visconteo-Sforzesco (1915-18). Con la ricostituzione del fondo Visconteo-Sforzesco, ne I registri viscontei (Milano 1915), il M. ricostruì, per gli anni 1372-1447, l'ordinamento originario di 17 registri, preceduto da un ampio studio introduttivo sul funzionamento della Cancelleria viscontea e sulle forme del documento da quella elaborate, studio ulteriormente ampliato in Due nuovi cancellieri dei Visconti (Arch. storico lombardo, XLIV [1917], pp. 196 s.). Nel volume Gli atti del Comune di Milano fino all'anno MCCXVI (Milano 1919), il M. raccolse 402 documenti (sentenze, paci, patti, ordini, ecc.) ricavati dagli archivi degli enti religiosi soppressi o ricostruiti attraverso i Libri iurium dei Comuni con i quali Milano ebbe rapporti, affrontando nell'Introduzione la storia della lenta affermazione del potere arcivescovile e dell'evoluzione degli organi del Comune attraverso l'analisi della struttura degli atti da quello emanati. L'apparire dell'imbreviatura notarile e dell'istituto del notariato con fede pubblica fu trattato in Gli atti privati milanesi e comaschi del sec. XI, I, 1000-1025 (ibid. 1933, in collab. con G. Vittani), e in Spirito dei tempi nuovi nei documenti privati lombardi del periodo precomunale, in Atti e memorie del Primo Congresso storico lombardo (ibid. 1937), in cui il M. espose la teoria secondo la quale i mutati rapporti fra i territori dell'Italia settentrionale con l'Impero e le sue leggi favorirono, nell'XI secolo, le condizioni da cui ebbero origine i Comuni e il contesto in cui si introdussero le innovazioni nei documenti privati: l'adozione della carolina; l'abbandono dell'uso di datare con gli anni dell'Impero e l'adozione della data cristiana; l'apparire degli atti redatti in extenso su imbreviature lasciate da notai defunti.
Ai documenti pubblici è dedicata la monumentale opera (3 volumi in 5 tomi) su I placiti del "Regnum Italiae" (Roma 1955-60), importantissima raccolta di circa 500 atti riguardanti i procedimenti giudiziari svoltisi tra il 776 e l'XI secolo, che rese possibile al M. un'analisi dei diversi formulari in uso nei territori italiani (Italia settentrionale e Tuscia; Italia centrale, ducato di Spoleto ed Esarcato; Italia meridionale) e un ulteriore sostegno alla tesi, da lui precedentemente sostenuta, che nel Regno i documenti si producevano in giudizio per vincere la lite e non per ottenere il crisma di una loro maggiore validità.
Da ricordare, fra i lavori dedicati ai falsi, Alle origini del potere dei vescovi sul territorio esterno della città (ibid. 1943), in cui viene provata la falsità dei diplomi presentati dai vescovi di Novara, Asti, Reggio e Cremona all'imperatore Ottone I per ottenere la conferma di diritti che mai erano stati loro concessi. I falsi diplomi, creati nelle cancellerie vescovili, ingannarono l'imperatore, il quale rilasciò diplomi autentici che costituirono il primo fondamento giuridico del potere dei vescovi sulle città.
Il M. aveva depositato presso l'Archivio storico civico di Milano il materiale relativo alla continuazione del volume Gli atti privati milanesi e comaschi (cit.) che, rimasto inedito per mancanza di fondi, fu pubblicato grazie all'intervento del Comune di Milano (II, 1026-1050, a cura di C. Manaresi - C. Santoro, Milano 1960; III, 1051-1074, a cura di C. Manaresi - C. Santoro, ibid. 1965; IV, 1075-1100, a cura di C. Santoro, ibid. 1969).
Fonti e Bibl.: Necr., in L'Unità, 5 sett. 1959; Annuario dell'Università degli studi di Milano, 1959-60, pp. 217-221 (C. Santoro); Bull. dell'Arch. paleografico italiano, n.s., IV-V (1958-59), pp. 145-148 (B. Pagnin); Faenza, Arch. storico del Liceo Torricelli; Roma, Arch. centrale dello Stato, Min. della Pubblica Istruzione, Personale, b. 287: C. Manaresi; Min. dell'Interno, Ufficio centrale Archivi di Stato, Dir. generale degli Archivi di Stato, 1934-39, b. 396, f. 102, sottofasc. 12 (ins. 1-5): Concorso al posto di soprintendente di Milano (1939, verbale n. 7); Ibid., Arch. storico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Materiali redazionali, Corrispondenza, fascicolo C. Manaresi. Studi di paleografia, diplomatica, storia e araldica in onore di C. M., a cura di G. Bascapè - C. Santoro, Milano 1953, pp. V-XIV; Archivi e archivisti milanesi, a cura di A.R. Natale, I, Milano 1975, pp. XXXIV s.; A. Pratesi, Un secolo di diplomatica, in Un secolo di paleografia e diplomatica (1887-1986), a cura di A. Petrucci - A. Pratesi, Roma 1988, p. 87; G. Cencetti, Lineamenti di storia della scrittura latina, a cura di G. Guerrini Ferri, Bologna 1997, p. 415; C. Santoro, "Otiosis locus non est hic!": L. Fumi e la direzione dell'Arch. di Stato di Milano (1908-1920), in L. Fumi. La vita e l'opera nel 150, anniversario della nascita. Atti della Giornata di studi, Orvieto( 1999, a cura di L. Riccetti - M. Rossi Caponeri, in Boll. per la Deputazione di storia patria per l'Umbria, XCVIII (2001), 1, pp. 139-156; R. Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Torino 2005, p. 51.