BAGLIONE (Baglioni), Cesare
Nacque a Cremona verso la metà del sec. XVI, da Giovanni Pietro, oscuro pittore: questi più tardi si trasferì con la famiglia a Bologna, dove nel 1578 è ricordato come abitante nella parrocchia di S. Isaia (testamento del 6 aprile con il quale istituisce erede il figlio Cesare). La più antica notizia che riguardi il B. è del 1565: anno in cui egli figura tra i molti artisti impegnati a Firenze nei lavori per l'addobbo della città in occasione delle nozze di Francesco de' Medici con Giovanna d'Austria. Il B. è ricordato nuovamente a Bologna in un atto notarile dei 28 genn. 1584, dal quale risulta che egli abitava nella parrocchia di S. Maria Maggiore. Tuttavia, a partire dal 1574 sembra certo che il B. dimorasse prevalentemente a Parma, dove il duca Ottavio Farnese lo aveva assunto al suo servizio con regolare stipendio. Il duca Ranuccio I rinnovò più tardi l'incarico sino alla morte del pittore. Della vasta attività decorativa - ricordata dal Malvasia - che il B. condusse in Bologna, gran parte è andata perduta, come gli affreschi nel chiostro vecchio di S. Michele in Bosco. Tra le cose sopravvissute sono alcuni ornati nel presbiterio di S. Pietro e nella prima cappella a destra della Madonna del Baraccano, nonché alcuni affreschi in S. Giacomo Maggiore: l'Eterno Padre, S. Apollonia e S.Cristoforo nella seconda cappella a sinistra e diversi motivi decorativi sulla parete del peribolo.
Sono state risparmiate in più larga misura le opere eseguite dal B. a Parma e nel suo territorio. Nonostante, infatti, siano andati quasi del tutto perduti gli affreschi del Palazzo del Giardino che dovevano costituire l'impresa più importante del B., quanto di lui rimane a Parma e soprattutto nei castelli dei dintorni ha permesso di recente alla critica di recuperare la fisionomia dell'artista, che deve essere considerato uno dei più brillanti maestri del tardo manierismo emiliano. Il Malvasia ci ha lasciato un ritratto vivacissimo del B. che egli descrive "gran praticone... risoluto e copioso, come quello che d'ogni cosa dipinse: fiori, frutta, prospettive, quadratura, sfondati, fregi, animali, figure a fresco, a olio...", nonché uomo estroso e gioviale. Di notevole interesse sono anche la notizia di un improvviso viaggio a Roma che interruppe il soggiorno parmense e l'indicazione dei contatti con i paesisti fiamminghi. Tuttavia non vi è dubbio che il biografo bolognese mostra di condividere la diffidenza dei più moderni Carracci per il prestigioso e bizzarro erede del manierismo padano.
La prima opera nota del periodo parmense è la decorazione della volta del presbiterio della certosa di S. Martino (1580), ove medaglioni con scene bibliche sono incastonati in un lussureggiante tessuto di ornati e grottesche. Il raggio della cultura del B. si rivela fin d'ora assai vasto: dal mondo delle "Logge" di Raffaello ai Campi, al Tibaldi, con un più acceso interesse per i maestri parmensi, Parmigianino e Bertoia. Di un tempo un poco anteriore sembra la decorazione di una sala di palazzo Marazzani a Piacenza, della quale rimangono notevoli frammenti. Nel 1583 il B. fu mandato alla corte di Urbino, per portare un ritratto di Ranuccio e della consorte. Nel 1584 dipinse un ritratto del duca Ottavio. A giudicare dai pagamenti riscossi dal B., e che si intensificano attorno al 1600, è possibile arguire che in questo periodo il pittore sia stato impegnato nella decorazione del Palazzo del Giardino. Pure di questo tempo dovette essere la decorazione della chiesa di Stirone, presso Fidenza, costruita nel 1599 e distrutta nel 1812. In Parma rimangono del B. gli affreschi nel coro e nella prima cappella della navata sin. della chiesa del S. Sepolcro. Ma èsoprattutto ai cicli decorativi lasciati dal B. nei castelli del Parmense che si affida la sua miglior fama.
Complesse decorazioni ad affresco con motivi a grottesche, riquadri figurati, paesaggi, prospettive dipinte ornano numerosi ambienti dei castelli di Torchiara, di Montechiarugolo, di San Secondo. Spiccano su tutti, gli affreschi della Rocca dei Meli Lupi a Soragna, ove il B. ha immaginato un affascinante insieme di architetture illusive, di fontane zampillanti, di paesaggi fantastici, di grotticelle in cui appaiono capziose figure femminili. Il gusto decadente del B. celebra a Soragna il suo trionfo.
Il B. morì a Parma nell'estate del 1615, come si sa dall'inventario - redatto il 2 settembre - dei pochi beni da lui lasciati: disegni, libri, incisioni, calchi in gesso, strumenti musicali e una veste da "zani".
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite..., con nuove annotazioni e commenti di G. Milanesi, VIII, Firenze 1882, p. 621; Parma, Museo di Antichità, E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di Belle Arti parmigiane, ms. 104, vol. V, c. 42; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, p. 617; C.C. Malvasia, Felsina Pittrice [1678], Bologna 1841, I, pp. 253 ss., 344, 347; II, passim; F. Baldinucci, Notizie dei professori dei disegno [1681-1728], III, Firenze 1846, p. 414; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1789], Firenze 1834, V, pp. 54, 56; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 3, Parma 1820, pp. 23, 258, 261 s.; P. Donati, Nuova descrizione... di Parma, Parma 1824, pp. 64, 66, 181; M. Gualandi, Memorie originali ital., s. 4, Bologna 1843, p. 157; A. Bolognini Amorini, Vite dei pittori ed artefici bolognesi, Bologna 1843, III, pp. 168 s.; Catalogo della raccolta di disegni... Santarelli, Firenze 1870, p. 308; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1930, pp. 56, 129; N. Pelicelli, Il Palazzo del Giardino, Parma 1930, pp. 12 s.; G. Drei, I Farnese, Roma 1954, p. 198; A. Ghidiglia Quintavalle, I Castelli del Parmense, Parma 1955, pp. 27, 33, 37, 56, 64 s., 157, 169, 173 s. 185, 191; R. Pallucchini, C. B. in Metro, I(1960), pp. 94-99; A. e C. A. Quintavalle, Arte in Emilia (catal. della mostra), Parma 1960, pp. 101-103; A. Ghidiglia Quintavalle, C. B. e le grottesche emiliane del 500, in Arch. stor. per le prov. parmensi, XII (1960), pp. 101-107; Id. Gli affreschi del B. nelle volte del Presbiterio nella Certosa di S. Martino, in Aurea Parma,XLV (1961), IV, pp. 156-159; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 358.