BARONIO, Cesare
Ecclesiastico dell'età della Controriforma (Sora 1538 - Roma 1607), condusse come storico e come restauratore di luoghi sacri una importante azione di recupero e personale reinterpretazione dei valori della civiltà medievale.Introdotto a Napoli agli studi giuridici, si trasferì nel 1556 a Roma, dove la conoscenza e la frequentazione di Filippo Neri esercitarono su di lui una profonda influenza, orientandolo sia verso l'ordinazione sacerdotale (avvenuta nel 1564 e coronata nel 1596 dall'elezione a cardinale del titolo dei Ss. Nereo e Achilleo) sia verso gli interessi storico-ecclesiastici (Pincherle, 1964, pp. 470-473). Questi ultimi sfociarono soprattutto in due imprese fondamentali, la revisione del Martyrologium romanum (diffusa manoscritta nel 1583 e stampata in varie edizioni a partire dal 1586) e la compilazione dei monumentali Annales ecclesiastici (dodici volumi stampati tra il 1588 e il 1607), la cui trattazione si arresta al 1198; per gli anni successivi venne proseguita da altri (Pincherle, 1964, p. 477; Mazzariol, 1982).Per ciò che attiene all'arte medievale, l'interesse della revisione baroniana del Martyrologium si limita al maggior grado di attendibilità offerto allo studio più specificamente relativo all'archeologia cristiana; al contrario, la vastità della materia trattata negli Annales tocca, anche se spesso solo tangenzialmente, molteplici argomenti legati alla conoscenza storicoartistica del Medioevo (Herklotz, 1985). È certo che di quest'ultimo la preparazione e la sensibilità di B., oltre che la stessa finalità dell'opera, consentirono un recupero solo parziale e limitante; tuttavia gli excursus, interventi o esemplificazioni sulla storia e tipologia delle architetture paleocristiane (Pisaniello, 1985; Campanelli, 1985, pp. 387, 398; Sosti, 1985, pp. 257-258) o sulla funzione delle immagini sacre e del culto delle reliquie (Toscano, 1985; Ronca, 1985; Campanelli, 1985, pp. 398-407; Sosti, 1985, pp. 250, 257), non soltanto conferirono nuovo impulso alla conoscenza di argomenti trascurati o poco noti, come per es. la 'questione giacobea' (Gonzalez Novalin, 1985), ma alimentarono anche una generale valorizzazione della funzione simbolica e didascalica dell'arte, che lo stesso prelato sottolineò ampiamente negli interventi di restauro personalmente promossi a Roma.Su questo argomento una vasta letteratura critica ha messo in luce tempi, finalità, modi e risultati dei lavori fatti attuare nel titolo dei Ss. Nereo e Achilleo (1596-1602), nella chiesa di S. Cesareo in via Appia (primi limitati restauri nel 1597; dal 1600 al 1603 la fase più importante, sicuramente riferibile a B.) e negli oratori presso la chiesa di S. Gregorio Magno al Celio (1602-1607). Il carattere distintivo di essi va ricercato nell'intento - sia pure di fatto tutt'altro che perseguito - di rispetto 'storico' nei confronti della testimonianza antica, e medievale in particolare, in parziale contrasto con l'orientamento 'devoto' tradizionale (v. Restauro). Modello di tale volontà di 'restituzione' dell'originale 'testo storico' monumentale è il restauro attuato in occasione della traslazione delle reliquie dei santi titolari e della martire Domitilla nella chiesa carolingia dei Ss. Nereo e Achilleo ("È fama che il card. Baronio restorasse questa chiesa non tanto per la devotione ai detti Santi, quanto per conservatione dell'antichità"; G. A. Bruzio, Theatrum Romanae Urbis sive Romanorum sacrae aedes, Roma, BAV, lat. 11885, c.152 r; Zuccari, 1985, pp. 491-492), con la rimozione delle rovine del nartece, fatta eccezione per i muri laterali, la qualificazione della piazza antistante la chiesa mediante la collocazione di una colonna sormontata da una croce, la sostituzione delle finestre quattrocentesche lanceolate nel cleristorio con altre di ispirazione paleocristiana, la riparazione del pavimento (Krautheimer, 1967, p. 174). Per quanto riguarda il mosaico absidale, del tempo di Leone III (795-816), B. diversificò l'intervento sull'arco, operando il risarcimento delle lacune (poi cancellato nel ripristino del 1832) in stucco colorato a tempera, da quello riguardante il mosaico del catino - i cui scarsi resti non sembravano evidentemente consentire una ricostruzione filologica -, che venne sostituito con un affresco genericamente ispirato al tema della croce gemmata già presente nella decorazione originaria; prima del restauro fu comunque fatta eseguire una copia ricostruttiva dell'insieme, a tempera su tela (conservata presso il Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana; Guerrieri, 1951, pp. 115-118). Se la posizione assunta da B. nei confronti del restauro del mosaico - almeno per ciò che concerne l'arco - ha potuto essere paragonata al lavoro filologico dell'umanista (Zuccari, 1984, pp. 52-53), la ricostruzione dell'arredo presbiteriale è viceversa retta da criteri affatto arbitrari, basati sul libero e vivace accostamento di pezzi eterogenei, elementi moderni integranti frammenti classici, paleocristiani e, in massima parte, cosmateschi, provenienti dalla basilica di S. Paolo f.l.m., da S. Silvestro in Capite e da altre chiese romane (Krautheimer, 1967, pp. 175-176), disposti con il preciso intento di rievocare il modello gregoriano di S. Pietro (Herz, 1988, pp. 597-602).Posizioni analoghe furono assunte nei confronti della chiesa di S. Cesareo, all'interno della quale venne allestito, con marmi provenienti forse da S. Giovanni in Laterano, un arredo presbiteriale modellato sui più fastosi interni cosmateschi originali (Matthiae, 1955, pp. 35-46), da B. ritenuti, in realtà, paleocristiani.Idealmente orientato alla conservazione e valorizzazione di testimonianze storico-religiose tenute in gran conto per le origini del cristianesimo è l'intervento di ripristino dei due oratori di S. Barbara (il c.d. Triclinium pauperum) e di S. Andrea, presso la chiesa di S. Gregorio Magno, della quale B. era divenuto abate commendatario nel 1602. All'interno del Triclinium un'iscrizione dello stesso anno esplicita l'intento della "restituzione dell'antichità dei luoghi" (Incisa della Rocchetta, 1963, pp. 330-332). Di antico, tuttavia, non vi resta - oltre alla tavola marmorea ritenuta dalla tradizione quella usata dal pontefice appunto come mensa dei poveri (Krautheimer, 1937-1980, I, pp. 317, 319) - che la porzione superiore degli affreschi medievali nell'oratorio di S. Andrea; ma non è chiaro se l'averla risparmiata sia dipeso da ragioni di opportunità o sia stato consapevolmente deliberato da B. per lasciare in vista il preesistente testo figurativo (Toesca, 1972, pp. 11-12).Del resto, l'interesse di B. per le testimonianze medievali si dimostra incisivo non tanto negli interventi di fatto quanto nel contributo offerto, pure tra fraintendimenti e discriminazioni talora gravissime, alla rivalutazione (cui a vario titolo parteciparono figure analoghe di eruditi del tempo, quali Panvinio, Ciacconio, Ugonio, Bosio, Grimaldi) di una fase storica in precedenza ampiamente screditata, orientando di conseguenza il gusto dei contemporanei e delle generazioni successive al progressivo recupero del patrimonio di immagini medievali. L'esito in tal senso forse più significativo è fornito dai molti riferimenti alle antiche simbologie cristiane presenti nei motivi impiegati a decorazione della facciata della chiesa titolare del cardinale, i cui riflessi ebbero un raggio di estensione assai vasto (Zuccari, 1981, pp. 174-178).
Bibl.: P. Fremiotti, La Riforma cattolica del secolo decimo sesto e gli studi di archeologia cristiana, Roma 1926; R. Krautheimer, Corpus Basilicarum Christianarum Romae, 5 voll., Città del Vaticano 1937-1980: I, pp. 317, 319; III, pp. 136-153: 139, 142, 143, 147, 148, 152; C. Cecchelli, Il cenacolo filippino e l'archeologia cristiana, Roma 16, 1938, pp. 507-515; 17, 1939, pp. 23-36; A. Guerrieri, La chiesa dei Ss. Nereo ed Achilleo (Collezione 'Amici delle Catacombe', 16), Città del Vaticano 1951; G. Matthiae, San Cesareo ''de Appia'', Roma 1955; G. Incisa della Rocchetta, Cesare Baronio restauratore di luoghi sacri, in A Cesare Baronio scritti vari, Sora 1963, pp. 323-332; J. S. Gaynor, I. Toesca, S. Silvestro in Capite (Le chiese di Roma illustrate, 73), Roma [1963], pp. 49, 64; A. Pincherle, s.v. Baronio, Cesare, in DBI, VI, 1964, pp. 470-478; G. Previtali, La fortuna dei primitivi. Dal Vasari ai neoclassici, Torino 1964, pp. 29, 30, 33; R. Krautheimer, A Christian Triumph in 1597, in Essays in the History of Art presented to Rudolf Wittkower, London 1967, II, pp. 174-178; I. Toesca, Antichi affreschi a Sant'Andrea al Celio, Paragone 23, 1972, 263, pp. 10-23: 10-14; A. Zuccari, La politica culturale dell'Oratorio Romano nelle imprese artistiche di Cesare Baronio, StArte 1981, 42, pp. 171-193; M. Mazzariol, Bibliografia baroniana, in Baronio storico e la Controriforma, "Atti del Convegno internazionale di studi, Sora 1979", a cura di R. De Maio, L. Gulia, A. Mazzacane (Fonti e studi baroniani, 1), Sora 1982, pp. 815-958; A. Zuccari, Arte e committenza nella Roma di Caravaggio, Torino 1984; E. M. Beranger, Baronio e l'epigrafe di S. Vittorino di Amiternum, in Baronio e l'arte, "Atti del Convegno internazionale di studi, Sora 1984" (Fonti e studi baroniani, 2), Sora 1985, pp. 527-532; D. Campanelli, Le arti negli Annales, ivi, pp. 385-407; R. De Maio, Introduzione, ivi, pp. XLV-LV; G. Galasso, Prefazione, ivi, pp. XXV-XLIII: XXX-XXXII; J. L. Gonzalez Novalin, Baronio y la Cuestion Jacobea. Manipulaciones en el sepulcro compostelano en tiempo del cardenal, ivi, pp. 173-188; I. Herklotz, Historia Sacra und mittelalterliche Kunst während der zweiten Hälfte des 16. Jahrhunderts in Rom, ivi, pp. 21-74: 60-72; C. Pisaniello, Il significato storico del patrimonio artistico negli Annales, ivi, pp. 329-383; M.G. Ronca, La devozione e le arti, ivi, pp. 425-442; M. Smith o'Neil, The patronage of Cardinal Cesare Baronio at San Gregorio Magno. Renovation and innovation, ivi, pp. 145-171: 147-155, 170; S. Sosti, Le fonti per l'arte negli Annales ecclesiastici di Baronio, ivi, pp. 247-260; G. Toscano, Baronio e le immagini, ivi, pp. 409-423; A. Zuccari, Restauro e filologia baroniani, ivi, pp. 489-510: 491-494, 508-510; A. Herz, Cardinal Cesare Baronio's Restoration of SS. Nereo ed Achilleo and S. Cesareo de Appia, ArtB 70, 1988, pp. 590-620.E. Bassan