BARTOLENA, Cesare
Nacque a Livorno il 27 maggio 1830 da Francesco e da Luisa Massai. Fu allievo di E. Pollastrini, anch'egli livomese, nell'Accademia di Firenze. Nel 1848 partì come volontario per la prima guerra d'indipendenza; tornato, riprese a dipingere, dedicandosi soprattutto al ritratto. In seguito, intorno al 1859, cominciò a prediligere soggetti di vita militare.
A Firenze, frequentando il caffè Michelangelo, ritrovo degli artisti dell'epoca, strinse amicizia con G. Fattori, alla cui scuola mandò poi il nipote Giovanni. La sua pittura subì qualche influsso fattoriano, reperibile più che altro negli studi e nei bozzetti, poiché nei quadri di grande formato la sua educazione accademica, da cui aveva ereditato un disegno accurato e preciso, finì sempre col prevalere.
Dai suoi contatti con la pittura macchiaiola, mediati dal Fattori, derivò, forse, il suo interesse per la pittura di paese, che il B. poi non tralasciò mai, nonostante andasse via via dedicandosi sempre più ai soggetti militari, per i quali divenne molto popolare nell'Italia postrisorgimentale. Con essi partecipò a numerose esposizioni nazionali.
Nel 1872 inviò all'esposizione di Milano La partenza dei volontari livornesi per la guerra di Sicilia (Livorno, Museo civico "G. Fattori"), il suo quadro più noto, in cui si ritrovano già gli elementi costitutivi della maggior parte della sua produzione a soggetto militare, cioè una concezione descrittiva della scena, uso parsimonioso del colore e prevalenza delle tinte fredde.
Nel 1884 espose alla Società d'Incoraggiamento di Firenze Campo militare e Avanguardia, e all'esposizione di Belle Arti di Milano del 1886 La morte del generale Cosimo Del Fante, dipinto che ottenne un grande successo.
Più che scene di battaglie, egli preferì sempre rappresentare scene riguardanti la vita militare (Al campo, Soldati in marcia dalla manovra, La chiamata, La partenza del coscritto).
Tralasciò per qualche tempo la pittura per dedicarsi al lavoro di fotografo in un laboratorio aperto in società con l'amico A. Bernoud. In seguito, andando male gli affari, riprese a dipingere non disdegnando i soggetti sacri, e nel 1900 partecipò al concorso Alinari con una Madonna dei fiori.
Morì a Livorno il 14 maggio 1903, lasciando alcuni ritratti di patrioti livornesi e numerosi quadri, tra cui vanno menzionati La madre del soldato (1875), Bersaglieri nel bosco (1878), Agricoltura e Milizia, Sentinella, La cattiva notizia.
Bibl.: Yorick, Fra quadri e statue, Milano 1873, pp. 119 s.; G. Carocci, L'esposizione della Soc. artistica, in L'Illustrazione universale, I (1875), p. 102; M. Calderini, L'Esposizione... di C. B. a Torino, in L'Illustrazione italiana, II (1878), p. 20; T. Signorini, Caricaturisti e caricaturati al caffè Michelangelo, Firenze 1893, p. 77; A. De Gubematis, Diz. degli artisti ital. viventi, Firenze 1906, p. 36; F. Pera, 45 serie di nuove biografie livornesi, Livorno 1906, pp. 105 ss.; Mostra dell'800 livornese, (catal.), Livorno 1948 (28 marzo-10 apr.); M. Giardelli, I Macchiaioli e l'epoca loro, Milano 1958, pp. 110, 150; C. Makese, Storia dell'arte in Italia (1785-1943), Torino 1960, p. 199; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, pp.554 ss; Diz. Risorg. naz., II, p. 190.