BIANCHETTI, Cesare
Nacque a Bologna il 18 maggio 1585 da Marco Antonio, senatore e cavaliere di Calatrava, e da Alessandra Carminati di famiglia milanese. Ricevette un'accurata istruzione che lo condusse alla conoscenza approfondita delle lingue classiche e di alcune delle moderne, quali il francese e lo spagnolo, ma più forti delle tendenze letterarie furono in lui quelle filantropiche e religiose, che trovavano allora potenti incentivi nell'atmosfera di rinvigorita pietà suscitata dalla Controriforma, e nel fervore di beneficenza che aveva diffuso in Bologna l'opera del vescovo Gabriele Paleotti. La decisione che prese, essendo ancora adolescente, di abbracciare lo stato ecclesiastico dopo aver ottenuto il chiericato e gli ordini minori, indusse verso il 1600 lo zio paterno, cardinale Lorenzo Bianchetti, a chiamarlo presso di sé a Roma, dove rimase due anni dedicandosi a studi scritturali, e a pratiche religiose. Tornato a Bologna per le insistenze paterne, dovette acconsentire, essendo figlio unico, a sposarsi non ancora ventenne: gli fu data in moglie Armelina (o Ermellina) Gambalunga - nipote di quell'Alessandro Gambalunga che fondò nel suo palazzo di Rimini la pubblica biblioteca - e contemporaneamente gli fu trasmesso dal padre il titolo senatorio.
Il B. intraprese da quel momento tutta una serie di iniziative dirette all'applicazione delle riforme tridentine, per quanto spettava all'educazione cristiana del popolo e all'insegnamento del catechismo, che volle traessero ispirazione e metodo dalla consuetudine dei filippini, da lui ammirata durante il soggiorno romano. Accordatosi perciò con un religioso di molto zelo, un certo Maruffi, fondarono insieme nel 1616 una Congregazione di nobili e di cittadini eminenti col compito di curare l'insegnamento del catechismo ai fanciulli. Di tale istituzione, detta del Salvatore, il B. fu rettore generale, insegnando personalmente e istituendo corsi di didattica, chiamando a Bologna gli oratoriani e componendo un manuale del catechista.
Cresciuto presto il numero degli adepti e dei fanciulli, la Congregazione (che dal nome del protettore aveva assunto quello di S. Gabriele Arcangelo), dopo esser stata ospite di vari istituti bolognesi, nel 1636 fondò una propria chiesa dedicandola a Maria Santissima e a S. Gabriele; erano intanto state date, nel 1625, le prime costituzioni, che vennero poi pubblicate nel 1645: il governo dei congregati (divisi dal 1641in "conviventi" e "confluenti") spettava a dodici membri liberamente eletti dai confratelli; dipendevano da essi un prefetto e parecchi assistenti e conservatori; il confessore fisso, la preghiera comune, le visite ai malati e il catechismo erano i principali doveri da assolvere.
Infaticabile si dimostrava l'attività benefica del B. (nel 1620 fu preposto anche alle Scuole Pie e nel 1634 alla Confraternita del Rosario), mentre anche il suo prestigio politico trovava riconoscimenti in importanti cariche: partecipò nel 1631, in occasione della pestilenza, alla formazione delle leggi speciali; entrato ufficialmente tra i senatori il 7 luglio dell'anno seguente, fu per tre volte (1634, 1636 e 1645) gonfaloniere di giustizia.
Nel 1645 il B. preferì rinunciare al grado senatorio trasferendolo al figlio maggiore Giorgio Lodovico (la moglie era morta nel 1638, lasciandogli tre maschi e sei femmine, tre delle quali si dettero alla vita del chiostro); in età di sessantacinque anni divenne cieco e sul finire dell'agosto del 1651 fece testamento. Morì a Bologna il 12 sett. 1655 e venne sepolto nella chiesa delle madri del Corpus Domini. Nei primi anni del sec. XVIII fu avviato un processo di beatificazione.
La personalità del B. va certo considerata in rapporto alla storia dell'apostolato laico secentesco e, in minor misura, a quella della politica locale; tuttavia dai suoi scritti (alcuni dei quali apparsi sotto lo pseudonimo di Theodoro Anselmini gentiluomo abruzzese) è possibile anche trarre elementi di giudizio letterario che manifestano un'abitudine al controllo delle effusioni mistico-didascaliche che insidiano l'oratoria sacra di quei tempi. Oltre alle traduzioni di opere devote indicate dal Del Frate, sono da ricordare quella di un'opera latina di A. Cavetani,Manifesto per tutti quelli che ad ogni momento sono nell'universo mondo agonizzanti, Bologna 1634, e la Vita del gloriosissimo martire San Giorgio, Trevigi 1612. Furono pure dal B. redatte, e successivamente aggiornate, le norme di vita dell'istituzione da lui fondata.
Bibl.: C. A. Del Frate,Vita del ven. Servo di Dio C. B., Bologna 1704, nuova ediz. accresciuta, Venezia 1716, compend. da C. M. Gabrielli, Bologna 1731; G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1125 s.; G. Fantuzzi,Not. degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1781, pp. 168-171; E. C. Meotti,Il venerabile C. B., Bologna 1909.