CALANDRINI, Cesare
Nacque a Lucca, dove fa battezzato il 3 ag. 1550, da Giuliano di Filippo e da Caterina di Agostino Balbani.
Giovanissimo, nel 1567, abbandonò la patria per aderire alle idee riformate, sull'esempio del padre che aveva segretamente abiurato al cattolicesimo e fissato oltralpe la sua residenza fin dal 1560; se per il momento, come sembra, il C. ebbe come compagno di viaggio solamente suo fratello Giovanni, anche gli altri familiari, guidati dallo zio Benedetto Calandrini, avrebbero di lì a poco intrapreso tutti la via dell'esilio. Ricongiuntosi al padre in Francia, il C. condivise le peregrinazioni della famiglia, scampando fortunosamente alle guerre di religione e in particolare alla notte di S. Bartolomeo. Sebbene non ci soccorrano notizie particolari, è presumibile che in tali circostanze il C. cercasse rifugio dalla Francia a Ginevra, appoggiandosi ai familiari e amici che vi si erano trasferiti, i Diodati, i Burlamacchi, i Micheli, gli Sbarra, i Balbani, i Turrettini e altri. Della sua apostasia comunque per il momento non si prese atto ufficialmente nella Repubblica di Lucca, tant'è vero che ancora nel 1572 riuscì a ottenere un attestato di nobiltà - che poté esibire in Norimberga ove esercitava attività mercantili e bancarie - in cui i Calandrini erano definiti "habiles ad consequendas et administrandas omnes; dignitates et magistratus etiam antianatus qui est maximus in urbe".
Il C. era riuscito ad allargare il suo giro d'affari dall'ambiente svizzero e francese a quello tedesco e fiammingo e lavorava sulle piazze di Anversa, Francoforte e Norimberga, dove ormai era consueto risiedere, altemandosi tra l'una e l'altra città. Soltanto il 28 giugno 1580 fu colpito dalla condanna ufficiale della Repubblica di Lucca e dichiarato eretico e ribelle con il fratello Giovanni e altri concittadini "ex quo non comparuerunt infra tempus eis prescriptum".
Accolto come borghese a Norimberga, godette di notevole prestigio e fu tenuto in gran conto dall'elettore palatino. Sposò a Francoforte il 24 marzo 1584 Ester di Jean e di Marie de Maistres di Anversa, avendone tredici figli dei quali sopravvissero: Ester, andata sposa a Giorgio Corrado Willes di Spira; Susanna, sposa di Antonio Dangers di Ginevra; Maddalena, sposa in prime nozze di Scipione Gentilis professore all'università di Altdorf e successivamente di Filippo Ehem governatore di Walderbach nell'Alto Palatinato.
Nel 1611 il C., che non aveva trascurato i legami con Ginevra, ebbe ospite Vincenzo di Fabrizio Burlamacchi, mandato in Germania dai suoi tutori, Cesare Balbani e Renea Burlamacchi: racconta il Burlamacchi che, recatosi a Francoforte per la fiera dei primi di marzo, si trattenne per cinque giorni presso l'amico e si trasferi poi nell'abitazione di lui a Norimberga, dove tuttavia non poté restare a lungo per il diffondersi di un'epidemia. Negli anni della vecchiaia il C. scrisse a Norimberga alcune memorie della sua famiglia in cui si ricostruivano le prime origini sarzanesi e lucchesi e le vicende di maggior rilievo. Dopo il 1611 non ci è giunta di lui alcuna notizia, né si sa se sia sopravvissuto alla moglie, spentasi nei pressi di Norimberga per un attacco di apoplessia il 24 ag. 1625.
Fonti e Bibl.: Ginevra, Bibliothèque publ. et universitaire, ms. Suppl. 438: Libro de' degnissimi ricordi delle nostre famiglie (sec. XVII), cc. 62, 85-90 (memorie del C. stese in Norimberga); Lucca, Biblioteca governativa, ms. 1109: G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), c. 79; F. A. Vitale, Storia diplomatica dei senatori di Roma, Roma 1791, II, p. 450; J. A. Galiffe, Notices généalogiques sur les familles genevoises depuis les premiers temps jusqu'à nos jours, II, Genève 1836, p. 549; Ch. Eynard, Lucques et les Burlamacchi. Souvenirs de la Réforme in Italie, Paris 1848, p. 210; G. Sforza, La patria, la famiglia e la giovinezza di Papa Niccolò V, in Atti della R. Accademia lucchese di scienze, lettere e arti, XXIII(1884), pp. 319-320; A. Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese a Ginevra, Pinerolo 1935, passim.