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CALANDRINI, Cesare

di Francesca Luzzati Laganà - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)
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CALANDRINI, Cesare

Francesca Luzzati Laganà

Nacque a Lucca, dove fa battezzato il 3 ag. 1550, da Giuliano di Filippo e da Caterina di Agostino Balbani.

Giovanissimo, nel 1567, abbandonò la patria per aderire alle idee riformate, sull'esempio del padre che aveva segretamente abiurato al cattolicesimo e fissato oltralpe la sua residenza fin dal 1560; se per il momento, come sembra, il C. ebbe come compagno di viaggio solamente suo fratello Giovanni, anche gli altri familiari, guidati dallo zio Benedetto Calandrini, avrebbero di lì a poco intrapreso tutti la via dell'esilio. Ricongiuntosi al padre in Francia, il C. condivise le peregrinazioni della famiglia, scampando fortunosamente alle guerre di religione e in particolare alla notte di S. Bartolomeo. Sebbene non ci soccorrano notizie particolari, è presumibile che in tali circostanze il C. cercasse rifugio dalla Francia a Ginevra, appoggiandosi ai familiari e amici che vi si erano trasferiti, i Diodati, i Burlamacchi, i Micheli, gli Sbarra, i Balbani, i Turrettini e altri. Della sua apostasia comunque per il momento non si prese atto ufficialmente nella Repubblica di Lucca, tant'è vero che ancora nel 1572 riuscì a ottenere un attestato di nobiltà - che poté esibire in Norimberga ove esercitava attività mercantili e bancarie - in cui i Calandrini erano definiti "habiles ad consequendas et administrandas omnes; dignitates et magistratus etiam antianatus qui est maximus in urbe".

Il C. era riuscito ad allargare il suo giro d'affari dall'ambiente svizzero e francese a quello tedesco e fiammingo e lavorava sulle piazze di Anversa, Francoforte e Norimberga, dove ormai era consueto risiedere, altemandosi tra l'una e l'altra città. Soltanto il 28 giugno 1580 fu colpito dalla condanna ufficiale della Repubblica di Lucca e dichiarato eretico e ribelle con il fratello Giovanni e altri concittadini "ex quo non comparuerunt infra tempus eis prescriptum".

Accolto come borghese a Norimberga, godette di notevole prestigio e fu tenuto in gran conto dall'elettore palatino. Sposò a Francoforte il 24 marzo 1584 Ester di Jean e di Marie de Maistres di Anversa, avendone tredici figli dei quali sopravvissero: Ester, andata sposa a Giorgio Corrado Willes di Spira; Susanna, sposa di Antonio Dangers di Ginevra; Maddalena, sposa in prime nozze di Scipione Gentilis professore all'università di Altdorf e successivamente di Filippo Ehem governatore di Walderbach nell'Alto Palatinato.

Nel 1611 il C., che non aveva trascurato i legami con Ginevra, ebbe ospite Vincenzo di Fabrizio Burlamacchi, mandato in Germania dai suoi tutori, Cesare Balbani e Renea Burlamacchi: racconta il Burlamacchi che, recatosi a Francoforte per la fiera dei primi di marzo, si trattenne per cinque giorni presso l'amico e si trasferi poi nell'abitazione di lui a Norimberga, dove tuttavia non poté restare a lungo per il diffondersi di un'epidemia. Negli anni della vecchiaia il C. scrisse a Norimberga alcune memorie della sua famiglia in cui si ricostruivano le prime origini sarzanesi e lucchesi e le vicende di maggior rilievo. Dopo il 1611 non ci è giunta di lui alcuna notizia, né si sa se sia sopravvissuto alla moglie, spentasi nei pressi di Norimberga per un attacco di apoplessia il 24 ag. 1625.

Fonti e Bibl.: Ginevra, Bibliothèque publ. et universitaire, ms. Suppl. 438: Libro de' degnissimi ricordi delle nostre famiglie (sec. XVII), cc. 62, 85-90 (memorie del C. stese in Norimberga); Lucca, Biblioteca governativa, ms. 1109: G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), c. 79; F. A. Vitale, Storia diplomatica dei senatori di Roma, Roma 1791, II, p. 450; J. A. Galiffe, Notices généalogiques sur les familles genevoises depuis les premiers temps jusqu'à nos jours, II, Genève 1836, p. 549; Ch. Eynard, Lucques et les Burlamacchi. Souvenirs de la Réforme in Italie, Paris 1848, p. 210; G. Sforza, La patria, la famiglia e la giovinezza di Papa Niccolò V, in Atti della R. Accademia lucchese di scienze, lettere e arti, XXIII(1884), pp. 319-320; A. Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese a Ginevra, Pinerolo 1935, passim.

Vedi anche
tedesco Il complesso dei dialetti della famiglia germanica occidentale, diffusa come lingua nazionale e ufficiale nelle attuali Germania, Austria e parte della Svizzera (➔ Germania). governatore Alto funzionario che governa un territorio in nome dell’autorità politica che lo ha nominato. Storicamente è designazione di un ufficio ben determinato, con mansioni varie secondo i tempi e i luoghi, cui sono attribuiti spesso, oltre ai poteri politici e amministrativi, anche quelli militari. ● In particolare ... borghesia L’insieme degli appartenenti al cosiddetto ceto medio, che vivono del loro reddito o esercitano il commercio, l’industria o una professione libera.  ● La parola burgenses appare la prima volta in Fiandra nel 1066 e designa gli abitanti del ‘borgo’ nelle rinascenti città. Quando, con l’affermarsi del ... Ginevra (fr. Genève; ted. Genf) Città svizzera (179.971 ab. nel 2008), la maggiore della Svizzera francofona, capitale dell’omonimo cantone. Sorge a 378 m s.l.m., all’estremità sud-occidentale del lago omonimo e sulle rive del Rodano, che alla periferia della città riceve da sinistra l’Arve. Dominata, da S, ...
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calandrìnia
calandrinia calandrìnia s. f. [lat. scient. Calandrinia, dal nome del botanico svizz. J. L. Calandrini († 1758)]. – Genere di piante della famiglia portulacacee, con circa 60 specie, dell’America e dell’Australia, alcune coltivate nei giardini...
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