Cantù, Cesare
Storico (Brivio, Como, 1804 - Milano 1895). Compiuti gli studi a Milano, ebbe, a soli 17 anni, poiché gli ordinamenti austriaci non prevedevano la laurea per l’insegnamento, l’incarico di professore nel ginnasio di Sondrio, poi in quello di Como e infine nel 1832 a Milano dove conobbe Alessandro Manzoni. Nello stesso anno scrisse Sulla storia lombarda del secolo XVII, un commento storico ai Promessi sposi. Arrestato nel 1833 per aver manifestato, seppur cautamente, i suoi sentimenti antiaustriaci, rimase i carcere per quasi un anno. Inizialmente vicino al neoguelfismo e favorevole a un sistema di autonomie locali, andò progressivamente spostandosi su posizioni clericali e conservatrici. Nel 1838, oltre al romanzo storico Margherita Pusterla, concepito durante la detenzione, pubblicò il primo dei 35 volumi della Storia universale (1838-46), un’opera imponente piuttosto disorganica e non sempre attendibile, ma destinata ad avere un notevole successo. Seguirono la Storia di cento anni nel 1851 e la Storia degli Italiani nel 1854-56. Si tratta nel complesso di una storiografia erudita, piuttosto superficiale e palesemente condizionata dall’ideologia cattolico-conservatrice del suo autore. Deputato dal 1860 al 1861 e successivamente dal 1864 al 1867, fu strenuo oppositore del governo da posizioni conservatrici. Direttore per venti anni dell’Archivio di Stato di Milano, primo presidente della Società storica lombarda (1874), Cantù ha lasciato moltissime opere, alcune ispirate a intenti divulgativi. Tra queste possono essere ricordate: le Storie della letteratura, greca, latina e italiana (1865-66), Gli eretici d’Italia (1865-66), forse il suo testo più riuscito, Della indipendenza italiana. Cronistoria (1872-1877). Socio nazionale dei Lincei (1875), ebbe fortuna anche come autore di libretti educativi come Carlambrogio da Montevecchio, 1836; Il buon fanciullo, Il giovinetto, Il galantuomo, 1837; Buon senso e buon cuore, 1870.