CIANI, Cesare
Nacque a Firenze il 28 febbraio del 1854 da Gaspero e da Carlotta Panzanini. Cominciò piuttosto tardi a dedicarsi alla pittura: diplomato nel 1875 presso un istituto tecnico di Firenze, fu impegnato dal servizio militare durante i tre anni seguenti, e solo nel 1878poté iscriversi all'Accademia di belle arti di Firenze. Per qualche tempo fu allievo di G. Ciaranfi, passando ben presto a frequentare l'insegnamento di Fattori, che in seguito - per es. in una sua lettera a D : Martelli del 1890 - loricorderà fra i suoi migliori allievi (Lettere dei macchiaioli, a cura di L. Vitali, Torino 1953, pp. 58 s.). Nel 1886 il C. vinse il premio per il concorso di pittura, terminando così il suo alunnato presso l'Accademia. In quello, stesso anno presentò alla Promotrice fiorentina una Testa di vecchio, un Ciabattino (poi acquistato dalla Galleria Pisani di Firenze) e una Bottega di erbaiolo.
In questi primi anni della sua attività si fece notare soprattutto come ritrattista: fra gli altri, oltre a un suo Autoritratto donato alla Società artistica di Firenze, eseguì anche un ritratto di Fattori, due di Diego Martelli (entrambi del 1895) ed uno di Teresa Martelli ammalata, questi ultimi elencati fra le opere legate dal critico alla città di Firenze e ora nella Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti. I commenti alle sue, opere di questo periodo sottolineano le sue qualità di "accurato ricercatore del vero, disegnatore eccellente, coloritore sobrio e sicuro", lontano da ogni "ricercatezza e da qualsiasi convenzionalisino accademico" (De Gubernatis, 1892); e in quegli stessi ami Telemaco Signorini giudicherà la sua pittura di "intonazione distinta e nobilissima", secondo quanto riferito dal Giardelli (1958).
La prima opera che dette al C. una di' screta notorietà fu La vedova, presentata alla mostra del Circolo artistico fiorentino del 1888 e. l'anno seguente, alla Esposizione universale di Parigi ove ottenne una menzione d'onore. Nel corso dell'ultimo decennio del secolo il C. continuò a esporre nelle varie mostre fiorentine opere che dimostrano una crescente propensione verso -il paesaggio e verso le vedute urbane o di interni (alcuni paesaggi dell'isola d'Elba nel 1891, La vasca della Fortezza da basso aFirenze, I ciabattini del 1893, il bell'Interno di un'officina nel 1898 e altri ancora); sul piano stilistico i dipinti di questo periodo rivelano l'attenzione del pittore ai modi del Signorini tardo, e in particolare a quello delle vedute inglesi e - soprattutto - a quello dei paesaggi liguri. Questa predilezione verso la veduta campestre o urbana si accentuerà dopo i primi anni del Novecento, per diventare poi tematica prevalente nella sua attività immediatamente posteriore; parallelamente anche il suo stile subisce una sensibile evoluzione: la base disegnativa, ben evidente, nella produzione più antica, si attenua progressivamente fino ad annullarsi quasi, in favore di una pennellata sempre più liquida, densa di sfumature e di variazioni tonali. È questo il momento delle sue opere più conosciute e più apprezzate dai collezionisti a lui contemporanei; la partecipazione a esposizioni anche importanti (Monaco, nel 1900; Torino, nel 1909; la VI Esposizione della Associazione degli artisti italiani a Firenze, nel 1910-11) contribuì ad accrescere la sua notorietà. Fra le opere più tipiche di questo momento, oggi sparse in molte collezioni private italiane, si potranno ricordare: Strada a San Frediano, Via della chiesa, La figlia del pittore (dipinti tutti verso il 1904-05), Ciane a San Frediano, Ciabattini, L'Impruneta, Bovi all'aratro (quadri questi eseguiti fra il 1915 e il 1920).
Una occasione molto interiessante per il C. fu costituita dalla partecipazione alla Esposizione primaverile fiorentina del 1922, in cui espose cinque dipiziti che furono Presentati in catalogo (pp. 51-53) da un critico molto influente come Mario Tinti: questi sottolineava come nella pittura del C. fossero avvertibili attente meditazioni sulla poesia chiaroscurale dei lombardi, e in particolare dei ranzoniani, che arricchivano la sua educazione di ascendenza macchiaiola. Gli ultimi di attività dei C. non segnano ulteriori mutamenti stilistici rispetto ai modi già definiti nei dieci-quindici anni precedenti. Fra le sue ultime opere vanno ricordate le Lavandaie, una Contadinella eun bell'Autoritratto (1924 circa), recentemente donato alla Galleria degli Uffizi, che già possedeva un altro suo Autoritratto dipinto molti anni prima (1890-1900 circa).
Mori a Firenze il 13 febbr. 1925.
Per quanto il C. sia artista assai noto presso studiosi, collezionisti e mercanti d'arte, la sua opera attende ancora una precisa e approfondita collocazione critica. Il giudizio più attento rimane quello di F. Russoli il quale, nella recensione alla monografia di R. Franchi (1946), scrisse che l'interesse dell'opera del C. consisteva soprattutto nella acquisita coscienza da parte del pittore della inequivocabile conclusione dell'esperienza macchiaiola, e nella capacità dimostrata dal C. di saper trasformare la macchia da strumento formale di indagine pittorica in substrato culturale sul quale innestare ricerche atmosferiche, motivi tonali o luminosi, esperimenti di sintesi tono-valore; aiutato in questo dalla sua attenzione alle esperienze pittoriche svolte in altre regioni italiane, come appunto la ombrosa pittura lombarda (come sottolineato dal Tinti) o, meglio ancora, come la pittura veneta del periodo a cavallo dei due secoli.
Bibl.: A. De Gubernatis, Diz. degli art. ital., Firenze 1892, pp. 22 s.; A. Franchi, Arte e art. toscani, Firenze 1902, pp. 193 s.; L. Callari, Storia dell'arte contemp. in Italia, Roma 1909, p. 352; M. Tinti, C. C., in Fiorentina Primaverile (catal.), Firenze 1922, pp. 51-53; G. Rosadi, C. C., in Il Marzocco, 22 febbr. 1925; M. Tinti, Omaggio all'arte di C. C. (catal.), Firenze 1927 (rec. di A. Maraini, in La Nazione, 10 nov. 1927); A. Franchi, I macchiaioli toscani, Milano 1945, pp. 55, 253; R. Franchi, C. C., Firenze 1946 (con una buona bibl., particolarmente interessante per la citazione di numerosi articoli comparsi su quotidiani e periodici poco diffusi, alla quale si rimanda); F. Russoli, in Belle Arti, I (1947), pp. 219 s. (rec. al volume di R. Franchi); M. Giardelli, Imacchiaioli e l'epoca loro, Milano 1958, pp. 383, 397; J. Pelagatti-R. Tassi, IPost-macchiaioli, Firenze 1962, pp. 120-141; M. Borgiotti, Genio dei macchiaioli, Milano 1964, pp. 579-595; Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'Ottocento, n. 4, Torino 1972, pp. 103 s.; Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti, Cultura toscana dell'Unità (1859-70) e i primi cenacoli dei macchiaioli. Le collezioni Martelli e Banti... (giornale del riordinamento), Firenze 1976, n. 42; C. C. Opere scelte da R. e F. Tassi (catal.), Firenze 1978; P. Dini, D. Martelli, Firenze 1978, pp. 301-304; A. M. Comanducci, Ipittori italiani dell'Ottocento, II, Milano 1971, s. v.; G. L. Marini, in Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori ital. dell'Ottocento, III, Torino 1972, pp. 320 s.; L. e F. Luciani, Diz. dei pittori italiani dell'Ottocento, Firenze 1974, pp. 133 s.; Storia della pittura italiana dell'Ottocento, Milano 1975, I-III, ad Ind.;U. Thieme-F. Becker Künstlerlexikon, VI, p. 562.