COLUCCI, Cesare
Nacque a Napoli il 31 ott. 1865 da genitori di origine abruzzese, Francesco e Lucilla dei baroni D'Amico. Compiuti i primi studi con brillante esito, nonostante la perdita prematura di entrambi i genitori nel 1882, si iscrisse, due anni dopo, alla facoltà di medicina dell'università di Napoli: qui seguì in particolare i corsi di G. Paladino all'istituto di istologia e fisiologia generale, e si laureò nel 1891 con una tesi sulla morfologia e l'istologia della cellula nervosa. Nel 1887 aveva anche seguito un corso parificato di psichiatria tenuto da L. Bianchi, il quale aveva fondato nel 1882 l'istituto psichiatrico di Napoli; tornato nel 1890 a Napoli dopo la parentesi dell'insegnamento a Palermo, il Bianchi volle il C. prima come assistente, poi come aiuto fino al 1903.
Sotto la guida del Bianchi, il cui magistero ricordò sempre con gratitudine e affetto (In morte di L. Bianchi, in Atti d. R. Accad. di scienze medico-chirurg. di Napoli, LXXXI [1927], pp. 47-60; La glorificazione di un maestro, Roma 1927), il C. compì tra il 1891 e il 1898 una serie di interessanti esperimenti sulla neurofisiologia della visione (Alterazioni nella retina della rana in seguito alla recisione del nervo ottico, in Riforma medica, VI [1890], 2, pp. 1760-1766; Contributo all'istologia normale e patologica della retina, in Giorn. d. Ass. napoletana di medici e naturalisti, II [1891], pp. 245-291; Conseguenze della recisione del nervo ottico nella retina di alcuni vertebrati, in Ann. di neurol., XI [1893], pp. 191-251). I suoi primi lavori di un certo respiro: Malattie delle meningi cerebrali e spinali, Malattie del cervelletto, Vizi di conformazione del midollo spinale, e Eclampsia ed epilessia (tutti in collaborazione con L. Bianchi, apparsi nel Trattato italiano di patologia e terapia medica, Milano 1899, ad Indicem) gli meritarono la libera docenza in psichiatria nel 1902. Nel breve periodo (dal 28 marzo al 24 dic. 1905) in cui L. Bianchi resse il dicastero della Pubblica Istruzione, furono istituite le prime tre cattedre di psicologia sperimentale a Roma, Torino e Napoli che furono rette rispettivamente da S. De Sanctis, F. Kiesow e dal C.: questi studiosi furono quindi i pionieri di tale disciplina in Italia. Il C. occupò la cattedra di Napoli dal 1909 al 1937, quando, per raggiunti limiti di età, fu nominato emerito. Il suo contributo allo sviluppo della psicologia in Italia non si limitò all'attività didattica e di ricerca: egli, infatti, fu tra i fondatori, nel 1910, della Società italiana di psicologia, della quale fu anche presidente, succedendo a S. De Sanctis, nel 1935; partecipò attivamente al congressi italiani e internazionali; contribuì alle prime riviste italiane di psicologia, Rivista italiana di psicologia (fondata nel 1905), Psiche (fondata nel 1912), La Cultura filosofica (fondata nel 1907); incoraggiò, infine, A. Gemelli impegnato nella fondazione dell'istituto di psicologia dell'università cattolica di Milano. In campo scientifico, contrapponendosi all'indirizzo di F. De Sarlo, il C. si fece interprete di una rivendicazione dell'indagine psicologica all'approccio naturalistico.
Il De Sarlo assimilava la psicologia sperimentale a quella empirica, come definita da F. Brentano in Psychologie vom empirischen Standpunkte (Leipzig 1874), e la riduceva a un'analisi soggettiva e introspettiva del vissuto psicologico che si affiancava, tuttavia distinguendosene, alla psicologia filosofica. Il C. intendeva invece la psicologia sperimentale in senso più strettamente wundtiano, come analisi - fondata sull'esperimento - dei contenuti della coscienza. Tuttavia, sotto l'influsso dell'indirizzo organicistico della psichiatria italiana, al quale egli stesso ricollegava l'insegnamento del maestro L. Bianchi (L. Bianchi, in L'Eloquenza, XVII (1927), 5-7, pp. 8-11), il C. rifiutò la filosofia dualistica di W. Wundt e, contrariamente a quanto da questo stabilito in Selbstbeobachtungen und innere Warnehmung (in Phil. Studien, IV [1888], pp. 292-309), collocò le tecniche introspettive ai margini della metodologia sperimentale, per dedicarsi esclusivamente a ricerche di laboratorio che si giovavano di strumenti quali l'ergografo, lo sfigmografo, il pletismografo, il guanto volumetrico ecc., la cui adozione caldeggiò e diffuse (L'ergografo nelle ricerche di psicologia, in Ann. di neurol., XVII [1899], pp. 205-234; Un psico-estesiometro, ibid., XXII [1904], pp. 125-129). Fu anche convinto assertore della teoria delle localizzazioni cerebrali (Preliminari di una psicologia su base anatomica, Napoli 1910) giungendo talora a ingenue asserzioni: "non v'è dubbio che il coltello che ha segmentata la materia ha, nello stesso tempo, segmentato lo spirito" (Limiti di una psicologia sperimentale, in Riv. d'Italia, VII [1904], p. 14).
Nel 1914 succedette a G. Cantarano nella direzione dell'ospedale psichiatrico di Napoli che tenne fino al 1923; in questo istituto trascorse il periodo più attivo della sua vita, attuando una vasta opera di riforme sanitarie, disciplinari e amministrative, e raccogliendo un'ampia messe di dati sulla psicologia normale e patologica, che gli consentì di condurre sempre con grande competenza le perizie psichiatriche che spesso gli furono affidate, talora nel corso di processi famosi quali quello dell'uxoricida F. Cifariello (Il delitto passionale dello scultore F. Cifariello, Napoli 1908). Molta attenzione dedicò in questi anni al caso raro e interessante di E. Malossi, cieco, sordo, muto e anosmico dall'età di cinque anni in seguito a una grave meningite (Ricerche fisio-psicologiche su un soggetto sordo-muto-cieco-anosmico, in Quaderni di psichiatria, XI [1924], pp. 129-132). Nella facoltà di filosofia ebbe nel 1910 l'incarico di psicologia pedagogica (il volume La psicologia del bambino, Napoli 1913, raccoglie le lezioni di questo periodo) e dal 1911 al 1915 quello di pedagogia. Nel volume Lezioni di psicologia sperimentale che, edito a Napoli nel 1935, raccoglie le lezioni del suo ultimo corso, smussò alquanto la sua intransigente opposizione ai metodi introspettivi, asserendo che "anche nei riguardi dell'introspezione noi possiamo procedere ad osservazioni ed esperimenti" (p. 57) e dedicò un ampio capitolo (pp. 331-354) alla psicoanalisi, nel quale riconobbe a Freud il merito di "aver spostato l'attenzione sull'incosciente che invece di essere considerato come un fondo misterioso e inaccessibile diveniva oggetto di investigazione" (p. 333) e analizzò, pur senza eccessiva profondità, il punto di vista freudiano in rapporto da un lato al pensiero di J. M. Charcot e P. E. Bleuler, e, dall'altro, a quello di A. Adier e C. G. Jung. Negli ultimi anni si occupò soprattutto del polso vascolare e dei movimenti del cervello in rapporto ai fenomeni di veglia, sonno, stress, emozioni e dolore (Ricerche psicofisiologiche sul sonno, nel volume giubilare In onore di L. Bianchi, Napoli 1913; La scienza sperimentale del dolore umano, in In onore di E. Ferri, Roma 1929; Lo stimolo degli sforzi respiratori sull'attività cerebrale, in Riv. di psicologia, XXVI [1930], pp. 219-231, 240-244).
Mori a Napoli l'11 febbr. 1942.
Fonti e Bibl.: La bibliografia completa dei circa duecento lavori del C. non è stata ancora pubblicata; le indicazioni più ampie si trovano in The Psychological Register, a cura di C. Murchison, III, Worchester, Mass., 1932, pp. 1055 ss., e in un dattiloscritto inedito giacente presso l'Ist. di psicologia dell'università di Napoli. Necr., in L'Ospedale psichiatrico, X (1942), pp. 61-68; in La Riforma medica, VIII (1942), pp. 5-8; in Rend. della R. Acc. di scienze mediche e chirurg. di Napoli, XCVI (1942), pp. 4-8. Cfr. inoltre Onoranze a C. C. nel centenario della nascita, Napoli 1965; V. Lazzeroni, La psicologia scient. in Italia, in L. Ancona, Nuove questioni di psicologia, Milano 1972, pp. 75-119; G. Zunini, Psicologia, Brescia 1972, pp. 219, 222, 233; R. Canestrari-C. Cipolli, Guida alla psicologia, Firenze 1974, pp. 343-347.