D'ALFONSO, Cesare
Nacque a Napoli il 20 ag. 1886. A Salerno compì gli studi liceali e successivamente ritornò a Napoli per laurearsi in zooiatria e scienze agrarie. Il brillante curriculum universitario ed il grande interesse per le discipline zootecniche furono notati da S. Baldassarre che lo accolse nell'istituto di zootecnia e, come allievo prediletto, lo avviò alla ricerca scientifica. Come ricercatore, ebbe un immediato successo tanto che già nel 1918 conseguì la libera docenza in zootecnia ed ebbe incarichi di insegnamento nelle facoltà di agraria e di medicina veterinaria di Napoli.
Le conoscenze che il D. acquisì con la ricerca scientifica trovarono una valida applicazione pratica e servirono a sostenere una intensa attività didattica ad alto livello. Egli infatti fornì: un rilevante contributo allo sviluppo zootecnico del Mezzogiorno con la fondazione nel 1925 dell'Ovile nazionale di Foggia. Questa istituzione ha rappresentato un punto fisso di riferimento, oltre che per studiosi italiani e stranieri interessati ad approfondire le conoscenze sull'allevamento ovino, anche e soprattutto per gli allevatori delle regionì dell'Italia meridionale che, rivolgendosi all'Ovile di Foggia, hanno sempre trovato una soluzione ai molti problemi che si presentavano nella scelta delle razze da allevare, sui criteri con cui alimentare gli animali e selezionare i migliori soggetti.
Il D., dopo aver assicurato la continuità del proprio lavoro presso l'Ovile nazionale con la preparazione di personale qualificato, nel 1931 ritornò all'insegnamento universitario, sulla cattedra di zootecnia dell'università di Napoli; oltre a tale materia insegnò anche, per incarico in più riprese, zooculture, zootecnia speciale ed igiene zootecnica. La sua figura di scienziato e di valido docente, unita alla profonda rettitudine e alle capacità organizzative, convinsero i suoi colleghi della facoltà di veterinaria ad eleggerlo preside nel 1939; mantenne tale carica per circa venti anni ed in tale periodo fu anche prorettore dell'ateneo napoletano.
Al raggiungimento della pensione si trasferì a Bari, dove morì il 1° luglio del 1975.
Con la sua attività didattica contribuì a creare un maggiore interesse per i problemi della zootecnia nell'Italia meridionale; infatti alla sua scuola si sono formati numerosi docenti e professionisti che tuttora diffondono in modo capillare tra gli allevatori le nuove tecniche per l'allevamento razionale delle specie a reddito zootecnico di maggiore interesse per il Sud, quali ad esempio il bufalo e gli ovini.
I risultati conseguiti, come si è accennato, si basavano su una solida preparazione scientifica acquisita nel corso degli anni con un gran numero di studi sperimentali in campo e di laboratorio in tutti i settori della zootecnia. Con i primi lavori, pubblicati negli anni che vanno dal 1912 al 1919, il D. studiò la fisiologia della lattazione nei ruminanti acquisendo informazioni molto importanti sulla funzionalità delle ghiandole endocrine ed il metabolismo del calcio. Si tratta di studi che possono definirsi pionieristici in quanto sono stati i primi tentativi, seppur rudimentali, per cercare di conoscere l'effetto della somministrazione di ormoni sull'incremento delle produzioni zootecniche; avendo ottenuto risultati positivi il D. applicò quindi tra i primi in Italia la tecnica dell'uso di ormoni anabolizzanti nella produzione delle carni. Tale tecnica, pur non raccomandabile per i possibili danni alla salute dei consumatori, è tuttavia molto vantaggiosa da un punto di vista economico poiché consente di ottenere una maggiore quantità di carne con lo stesso consumo di mangime.
Il D. si occupò anche dell'approvvigionamento dei foraggi e dei mangimi, particolarmente difficile in zone con condizioni climatiche avverse per la produzione di essenze foraggere, molto frequenti nel Mezzogiorno d'Italia. A tale proposito il D. esaminò le risorse vegetali esistenti in Campania, nel Molise e nelle Puglie fornendo utili indicazioni sia agli allevatori sia alle autorità amministrative, per un più razionale sfruttamento dei prati e dei pascoli evitando sistemi di pascolo dannosi all'economia, e soprattutto, all'ambiente. Infatti intuì la grande importanza di avvicendare gli animali nei pascoli e in particolare studiò a fondo il fenomeno della transumanza degli ovini tra le zone pianeggianti dei Tavoliere delle Puglie e le zone collinari e montane abruzzesi; giunse alla conclusione che tale pratica tradizionale permetteva uno sfruttamento razionale dei pascoli con una perfetta simbiosi tra animali allevati e ambiente.
Il maggiore contributo che il D. ha fornito alla zootecnia è comunque rappresentato dai suoi studi sugli ovini. Di solida validità scientifica, nonché di interesse pratico applicativo, hanno permesso di conoscere a fondo le attitudini produttive della razza Gentile di Puglia, che rappresenta ancora quella maggiormente diffusa nel Meridione, e di ottenere il suo miglioramento attraverso l'incrocio con la razza Merinos. Gli esperimenti effettuati furono molto importanti prima dell'avvento delle fibre tessili sintetiche, quando la lana rappresentava la più importante materia prima per la produzione dei tessuti. A tale proposito meritano menzione gli studi del D. sulle capacità produttive degli ovini in funzione dell'alimentazione e dell'ambiente di vita; fu tra i primi a intuire la necessità di integrare la normale dieta delle pecore con sali minerali soprattutto quando questa era costituita di mangimi non bilanciati in micro e macroelementi; per evitare deficienze nei foraggi da pascolo suggerì una concimazione adeguata e la scelta di idonee essenze foraggere.
Il D. deve essere ricordato, oltre che per il suo contributo allo sviluppo della zootecnia, anche per la sua attenzione alla tutela dell'equilibrio ambientale e delle razze di animali in via di estinzione. Nel 1932, quando tutti gli allevatori tendevano ad abbandonare le razze indigene perché meno produttive, a favore di razze di importazione, difese il concetto della necessità di conservare le autoctone. Questo concetto, che al momento aveva una validità scientifica dei tutto teorica, viene attualmente tenuto in considerazione sia dagli ecologi sia da quanti si occupano di selezione che proprio dalle razze di apparente minore interesse ottengono materiale genetico in grado di migliorare le caratteristiche produttive delle diverse specie di interesse zootecnico.
Opere: Convenienza di valorizzare le razze di polli locali, Bari 1932; Illustr. monografica della pecora Gentile di Puglia, Roma 1937; L'allevamento ovino: suo stato attuale e prospettive per l'avvenire, in Atti del Congresso intern. allevamento ovino, Roma, 4-7 apr. 1949, pp. 227-242.
Bibl.: B. Ferrara, Necrol., in Atti d. Soc. ital. di sc. veterinarie, XXIX (1975), pp. 19-21; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, p. 419.