DELL'ACQUA, Cesare
Figlio del giudice Andrea e di Caterina Lengo, nacque a Pirano (Istria) il 22 luglio 1821. Rimasto orfano del padre, nel 1826 si trasferì con la madre e con i fratelli a Capodistria, da dove proveniva il padre, e qui compì i primi studi. Li proseguì poi, dal 1833, a Trieste, ma dovette ben presto impiegarsi presso una casa di spedizioni. Nonostante quest'occupazione, si dedicò al disegno, tanto che alcuni suoi schizzi furono notati dallo scultore veneziano P. Zandomeneghi, che gli consigliò di studiare pittura e, insieme con altri artisti e mecenati triestini, si adoperò affinché il giovane ottenesse dal Comune di Trieste una borsa di studio per l'accademia di belle arti di Venezia, ove allora insegnavano L. Lipparini e O. Politi. L'iniziativa ebbe buon esito e il giovane D. poté iscriversi all'accademia, che frequentò con profitto dal 1842 al 1847 meritando numerosi premi.
Nell'autunno del 1844, in occasione della visita ufficiale dell'imperatore d'Austria Ferdinando I con la consorte Maria Anna di Savoia, il Comune di Trieste affidò al D. e ad Alberto Rieger l'incarico di ricordare i momenti principali dei festeggiamenti in una serie di quindici litografie (nove sono del D.), che furono pubblicate nel 1845 in un volume edito dal Lloyd Austriaco. Fin da queste prime prove, che ottennero numerosi consensi, il D. rivelava quelle che sarebbero state le doti più apprezzate dai contemporanei: disegno corretto, abilità compositiva e, soprattutto, fedeltà "fotografica" nella riproduzione dei più minuti dettagli. Ancora al periodo accademico risale il primo quadro storico: Cimabue che scopre il genio di Giotto.
Il genere storico aveva in quegli anni in Italia e in Europa numerosi cultori e il D. vi si dedicò, prevalentemente se non esclusivamente, per molti decenni. Tale predilezione nasceva, oltre che dall'indirizzo dei suoi studi accademici, dall'amicizia con il pittore di storia Gian Lorenzo Gatteri, triestino, suo compagno di studi all'accademia, grandemente ammirato in patria per la precocità del suo talento.
Dopo un viaggio nelle capitali artistiche d'Europa (Vienna, Monaco, Parigi), nel 1848 il D. raggiunse a Bruxelles un fratello e vi si stabilì; poco dopo fu accettato come aiuto nello studio del pittore Louis Gallait, assai celebre per i suoi quadri storici, del quale egli divenne buon allievo e continuatore. Nel 1855 sposò Carolina van der Elst, dalla quale ebbe due figlie, Eva, in seguito nota musicista, e Alina.
Nonostante il suo completo inserimento nell'ambiente artistico della capitale belga, il D. mantenne sempre vivi i contatti con Trieste. Ne è prova la commissione di due grandi tele per la chiesa greco-ortodossa. S. Giovanni che predica nel deserto e Cristo e i pargoli, eseguite a Trieste, rispettivamente nel 1852 e nel 1854, e per le quali il pittore non volle alcun compenso. Le opere e il gesto furono molto ammirati. Nel 1853 Nicola Bottacin, un mecenate padovano residente a Trieste, gli commissionò un quadro storico raffigurante Francesco Ferruccio alla difesa di Volterra, che il D. eseguì e inviò da Bruxelles nell'autunno dello stesso anno.
La grande composizione (conservata nel Museo civico di Padova), con 35 figure variamente raggruppate e atteggiate intorno al protagonista, risponde al gusto romantico delle rievocazioni storiche, ma riscatta l'immancabile accento melodrammatico e retorico grazie a un certo respiro nell'impianto scenografico e alla vivezza dei colori. Notevole è l'accuratezza nella riproduzione di costumi, armi, vessilli, per lo scrupolo con cui il D. usava sempre documentarsi prima di affrontare un soggetto storico.
Negli anni 1855 e 1856 il D. eseguì per il mecenate triestino P. Revoltella due grandi composizioni storiche: La proclamazione del porto franco di Trieste e La dedizione di Trieste alla Casa d'Austria (ora al Civico Museo Revoltella di Trieste). Sono, in particolare la prima, opere interessanti perché, pur nell'ossequio alle regole del genere storico, presentano una notevole libertà d'invenzione e naturalezza nei movimenti dei vari personaggi e gruppi, che "pare richiamarsi - anziché, come altre volte, ad archetipi veronesiani - alla visione più dimessa e cordiale di un Gian Domenico Tiepolo" (Firmiani, 1980).
L'arciduca Massimiliano d'Austria, amico del Bottacin e frequentatore di casa Revoltella, ebbe modo di ammirare le opere del D. e nel 1857, recatosi a Bruxelles per sposare la principessa Carlotta del Belgio, prese contatti con il pittore per affidargli l'esecuzione di una serie di quadri di soggetto storico, da lui stesso ideati, per la decorazione del castello di Miramare, a Grignano (presso Trieste), la cui costruzione era stata iniziata nell'anno 1856.
Le prime due tele, dipinte a Bruxelles tra il 1857 e il 1858, dopo un sopralluogo a Miramare, raffigurano Livia alle vendemmie del Pucino e L'imperatore Leopoldo visita il convento dei francescani di Grignano nel 1660. Più avanti, nel 1863, Massimiliano volle che il pittore fosse presente a Miramare in occasione dell'arrivo della deputazione messicana, che gli offriva la corona di imperatore del Messico. Il soggetto del terzo quadro è infatti questo avvenimento, ripreso dal vero, mentre il quarto, L'arrivo dell'imperatrice Elisabetta a Miramare, si basa su una ricostruzione fatta dal D. a Bruxelles nel 1865.L'intero ciclo comprende, oltre a queste quattro tele, anche una Allegoria della costruzione di Miramare, collocata sul soffitto della sala, e ancora due scene, che furono commissionate al pittore quando Massimiliano si trovava già in Messico: La partenza di Massimiliano e Carlotta da Miramare e I primi abitanti di Grignano guardano passare l'Argonave lungo la costa. Queste ultime furono portate a termine dopo la tragica morte dell'imperatore nel 1867, ma furono ugualmente inviate al castello di Miramare, dove ancora il ciclo completo si trova nella sua collocazione originaria.
Dopo il 1870 andarono aumentando gli impegni del D. per i committenti belgi, che chiedevano soprattutto opere di carattere decorativo. Del 1870 è la decorazione dello scalone di palazzo Errera di Bruxelles (andata perduta nel 1914). Negli anni seguenti si colloca l'esecuzione di dodici grandi tele per J. David ad Anversa (1876), di tre tele per la casa van Wambecke di Bruxelles (1873) e di dodici pannelli di stile pompeiano per la decorazione di un'intera sala della villa Errera, sempre a Bruxelles. Nel 1873 il D. presentò a Vienna il dipinto Dalila, in parte esemplato su quello dello stesso soggetto del suo maestro Gallait.
Quest'opera partecipò in seguito a molte mostre (Napoli, Port Adelaide, Budapest, Melbourne) e infine fu acquistata dai Musées royaux des Beaux-Arts di Bruxelles nel 1896 (inv. 3368), cui ancora appartiene, anche se è stata a lungo in deposito presso il Museo di Lovanio.Nel 1875, grazie alla fama raggiunta in Belgio, il Comune di Trieste gli commissionò una grande tela per la sala del Consiglio del nuovo municipio e il D. ideò una complessa ed elaborata allegoria della Prosperità commercialedi Trieste, portata a termine nel 1877 e firmata "Caesar Dell'Acqua civis tergestinus" (cfr. B. M. Favetta, in Il pal. municipale di Trieste... Trieste 1975, pp. 25, 28, fig. 22).
Due altri episodi segnano il momento culminante della carriera del pittore. Nel 1877 fu chiamato a lavorare nel castello des Amerois del conte di Fiandra, per cui dipinse due ritratti: Le chasseur e Welcome. In questo periodo gli fu fatta anche l'offerta di decorare lo scalone del Musée d'art moderne di Bruxelles, ma il D. rifiutò a favore di una artista di nazionalità belga. Ulteriore segno della fama raggiunta fu la richiesta di un suo autoritratto da parte della Galleria degli Uffizi, secondo la prassi seguita con tutti gli artisti più noti dell'epoca.
Tra il 1879 e il 1881 il D. dipinse per l'amico triestino Leopoldo Vianello una serie di tele (completate, su suggerimento del pittore stesso, da altre due nel 1882) che hanno come tema l'esaltazione del genio italiano: Il trionfo della poesia, ... della pittura, ... della scultura, ecc. (villa Vianello, Trieste).
Accanto al genere storico e alla pittura decorativa ad olio, il D. aveva fin dagli inizi affrontato anche altri temi e altre tecniche. Dopo la serie di litografie in onore della visita imperiale a Trieste, continuò nell'attività di illustratore, particolarmente felice nei soggetti folcloristici e nelle fiabe per bambini. I soggetti e lo stile di queste opere, che si collocano negli ultimi due decenni del secolo, sono strettamente imparentati con la sua produzione pittorica degli ultimi anni, costituita per lo più da quadretti di genere, sulla scia della tradizione fiamminga delle scenette di vita domestica, dei personaggi e dei fatti minuti colti talvolta anche nel loro aspetto un po' grottesco. Il D. si occupò inoltre di scenografia, disegnando le scene per alcuni spettacoli (operette, ecc.) musicati dalla figlia Eva.
Va infine ricordata la vasta (anche se in gran parte perduta) produzione di acquarelli. Nel 1860 il D. era stato tra i membri fondatori della Société des aquarellistes, e partecipò regolarmente alle mostre annuali, sino al 1905, quando è indicato come "feu Dell'Acqua". Alla fine dello stesso anno fu allestita, sempre a Bruxelles, una grande mostra di tutte le opere del D. presenti nel suo studio al momento della morte. Negli anni che seguirono, nel clima delle avanguardie del Novecento, andò rapidamente spegnendosi l'interesse per l'artista e per la sua pittura prevalentemente accademica e didascalica.
Morì a Bruxelles il 16 febbr. 1905.
Sue opere, oltre che in collez. private, sono conservate a Trieste nei civici musei (oltre a quelle citate anche un Autoritratto e Clarice Strozzi e i Medici); a Bruxelles, Musées royaux des Beaux-Arts, Abitanti a Tunisi, acquerello; (La ferita o La chitarrista, 1886, è andata perduta durante la seconda guerra mondiale); Anversa, Koninklijk Museum, I gioielli di una veneziana del Cinquecento (1872; catal. 1050); Vecchio marinaio greco (carboncino e acquerello, 1870; inv. 1822/21).
Ricordiamo inoltre i volumi illustrati dal D.: Ferdinando I e Maria Anna Carolina nel Litorale in settembre 1844, Trieste 1845(nove illustrazioni del D., sei ill. di A. Rieger); N. Gallo, Monumenti di carità, Trieste 1857;L. Solvay, Au pays des orangers, Bruxelles 1882 (cinque ill. e diciannove vignette); E. Leclercq, Contes à mes petits amis, Bruxelles 1893 (sei ill.); Id., Historiettes pour les enfants, Bruxelles 1893 (sei ill.).
Fonti e Bibl.: Il paggio lettore - Quadro di C. D., in Letture di famiglia, II(1853), p, 41 (con fig.); P. Kandler, La dediz. di Trieste all'augusta Casa d'Austria - Dipinto all'olio di C. Dall'Acqua [sic] per commissione del cavaliere P. Revoltella, Trieste 1856; M. Facchinetti, Poesie e prose di M. Facchinetti istriano, Capodistria 1866, pp. 136 s.; L. Chirtani, Artisti ital. all'estero. Dall'Acqua [sic], in L'Illustraz. ital., 21 nov. 1875, p. 51, fig. p. 56; E. Bazzocchi, Allegoria della prosperità commerciale di Trieste, canzone... sopra un quadro dì C. D., Trieste 1876; A. Carcassone, Cenni intorno alla vita di N. Bottacin, Trieste 1877, pp. 20, 37; La prosperità... di C. D., in L'Illustrazione italiana, 2 febbr. 1879, pp. 75, 78, fig- p. 72; G. Caprin, Tempi andati, Trieste 1891, pp. 172 s.; E. L. De Taeye, Les artistes belges contemporains, Bruxelles 1894, pp. 363-70; Catalogue de la XXXXVIe Exposition de la Société royale belge des aquarellistes, Bruxelles 1905, p. 29, nn. 23-27; S. Benco, Trieste, Trieste 1910, pp. 134, 173, 175; A. Riccoboni, C. Dall'Acqua - Il centenario di un nostro pittore, in Il Piccolo della sera [Trieste], 14 genn. 1921; S. Sibilia, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, p. 4; Roma, Bibl. dell'Ist. dell'Encicl. Ital., A De Alisi, Le arti figurative nella Venezia Giulia e nel Friuli (ms., sec. XX), sub voce Dell'Acqua, Cesare; L. Rizzoli, Un pregevole quadro di C. D. rappresentante: "F. Ferruccio alla difesa di Volterra", in Padova, IV(1930), 2, pp. 3-9, fig. p. 7; P. Sticotti, Ilcastello di Miramare di Trieste, Roma 1930, p. 25; L. Gasparini, Miramare e paraggi nelle memorie inedite di Pietro Kandler, in Archeografo triestino, s. 3, XVII (1932), pp. 286-89; O. Basilio, Saggio di storia del collezionismo triestino, Trieste 1934, pp. 166, 175, 207; C. Wostry, Storia del Circolo artistico di Trieste, Udine 1934, pp. 13, 15, 20, 25, 51; L. Gasparini, C. D., in Archeografo triestino, s. 3, XXI (1936), pp. 169-215 (con 14 tavv.); S. Benco, Itinerario delle opere esposte nella rassegna di pittura e scultura dell'800 a Trieste, Trieste 1937, p. 17, n. 156; R. Marini, Ottocento triestino, in Le Tre Venezie, XII(1937), 8, p. 241; D. Gioseffi, Mostra stor. dei pittori istriani (catal.), Trieste 1950, pp. 18, 28, figg. pp. 85, 87, 89 (recens. di R. Marini, in Arte veneta, IV[1950], p. 178); S. Rutteri, Pietro Fragiacomo e altri pittori istriani, Trieste 1950, pp. 8, 10; R. Marini, La storiografia dell'arte triestina dell'800, III, Trieste 1955, p. 11; B. Coceani-C. Pagnini, Guida sentimentale di Trieste, Trieste 1968, pp. 154, 160, 167 s., figg. 68, 69, 71; L. Mazzi, Quassù Trieste, Treviso 1968, p. 147; F. Firmiani-S. Molesi, Catalogo della Galleria d'arte moderna del Civico Museo Revoltella, Trieste 1970, pp. 54 s., tav. 8, figg. 62-64; S. Benco, Trieste, Trieste 1973, pp. 96, 120 s.; F. Firmiani, L'Ottocento, in Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia, III, 3, Udine 1980, pp. 1754 s.; G. Bergamini-S. Tavano, Storia dell'arte nel Friuli-Venezia Giulia, Reana dei Rojàle 1984, pp. 531 s. (con fig.); C. Martelli, Artisti triestini del Novecento, Trieste 1979, p. 78 (con fig.); V. Rossitti, Diz. degli incisori friulani, Udine 1981, p. 97 (sub voce Dall'Acqua); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I, pp. 51 s. (sub voce Acqua, Cesare dell'); Enc. Ital., XII, p. 546.