ERIONI, Cesare
Nacque a Fermo (prov. di Ascoli Piceno) il 18 maggio 1719 (errata la data proposta dal De Tipaldo), da Gregorio e da Maria Agnese Viviani, entrambi patrizi fermani di antica nobiltà. Svolse gli studi in patria presso i padri gesuiti e fu quindi inviato a Roma per fare pratica giurisprudenziale presso l'avvocato G. Forti, in seguito prelato e segretario della congregazione della Consulta. Rientrato a Fermo con un notevole bagaglio di esperienza, seguì i corsi di diritto, laureandosi nel 1742. In quel periodo venne aggregato all'Accademia degli Erranti di Fermo, pronunciando per l'occasione una dotta orazione di diritto pubblico.
Nuovamente a Roma, nel 1755 assunse l'incarico di aiutante di studio di mons. B. Olivazzi, allora votante di Segnatura, consultore del S. Offizio e uditore di Rota (dal 1769 vescovo di Pavia). Secondo alcune testimonianze, sarebbe stato l'E. a redigere gran parte delle dotte ed erudite decisiones dell'Olivazzi, che formarono un corpus apprezzato e noto in quegli anni sotto il titolo Coram Olivatio. Dopocinque anni di praticantato, l'E. ottenne con il consueto "rescritto" la qualifica di avvocato rotale.
L'amministrazione civica di Fermo si servì più volte, con soddisfazione, dell'opera dell'E. in controversie giudiziarie, come quella sul "diritto dei relitti nel mare Adriatico" o quella sulla "concessione dei luoghi pubblici" (Ragionamenti volgari, uno sopra laragione pubblica, e l'altro sopra irelitti del mare Adriatico..., Roma 1759, dedicati al cardinale D. Orsini). Innumerevoli poi sono le "allegazioni" in difesa di cause; fra quelle date alle stampe sono degne di ricordo: Bucci Antonius, Erioni Caesar-R. P. D. Litta Romana legatiquoad novamandati proD. Maria CatharinaAnnovazzi contraDD. Rinum Bacali, DemetriumCroni per litis... (s.l. 1780) e Erioni Caesar-R. P. D. De Salm Romana pecuniaria super mandato sc. 515pro ven. Archiconfraternitate S. Hieronimi civitatis Urbis contra ill.mamD.nam Petronillam MassimiSinibaldi (Romae 1781).
Nel 1772, per difendere un'opera del fratello Giuseppe Nicola dagli attacchi di un anonimo critico, l'E. pubblicò in Roma una Replica apologetica istorica-legale alla Risposta intitolata: In difesa del vero, contro l'autore anonimo della medesima, in cui sosteneva la validità della bolla di Eugenio IV, che era alla base degli statuti fermani e che era stata posta in discussione nel tribunale della S. Rota nella causa Firmana concessionum.
Nel 1784, rimasto vacante un posto nel Collegio degli avvocati concistoriali, venne inserito al primo posto nella terna degli eleggibili. Era consuetudine che la scelta, salvo gravi motivi, cadesse sul primo; questa volta, invece, con qualche scandalo, all'E. venne preferito il terzo, l'avvocato V. Bartolucci, uditore di mons. R. Braschi Onesti, nipote di Pio VI. Spinto forse da questa delusione, l'E. colse l'occasione offertagli dal cardinale G. A. Archetti, in procinto di partire per Bologna come legato, accettando l'incarico di uditore della legazione (settembre 1785).
Rimase a Bologna, esercitando quelle funzioni, per sette anni; quindi, allegando ragioni di salute e l'età avanzata, diede le dimissioni e rientrò in patria, dove - alla morte dei genitori - si era già stabilito il fratello Giuseppe Nicola, che aveva abbandonato anche lui la carriera curiale. L'E. vedeva in questo ritiro la possibilità di dar forma, in un otium lungamente vagheggiato, alle sue ambizioni letterarie e di godersi finalmente la biblioteca che era venuto raccogliendo negli anni, ricca di oltre 6.000 volumi. Prese così corpo l'unica opera di carattere non giuridico che egli abbia dato alle stampe, le Orazioni, che elaborò lungamente e a più riprese, pubblicandole a Fermo solo nel 1806, anno della sua morte.
Si tratta di un lavoro in tre volumi, comprendente alcuni piccoli trattati, varie composizioni elogiative e d'occasione, e un dialogo Sulla retta ragione e sulla scienza derivata dai Greci; i primidue volumi, in lingua italiana, furono criticati per "difetto di purezza di favella e di stile", mentre il latino del terzo volume venne assai apprezzato per la sua eleganza.
L'E. morì a Fermo il 19 genn. 1806.
Aveva lasciata inedita l'opera Civitatis Firmi commentaria in sex dissertationes divisa, cum sua praefactione, di cui non si è trovata traccia presso la Biblioteca comunale di Fermo, dove sono conservati alcuni manoscritti del fratello Giuseppe Nicola e un autografo dell'E., il Catalogum omnium diplomatum aliarumque veterum chartarum quae in archivio veteris civitatis Firmi conservantur, in due volumi.
Il fratello minore dell'E., Giuseppe Nicola, nato a Fermo il 20 ag. 1730, seguì anch'egli gli studi di giurisprudenza e la carriera ecclesiastica, divenendo consultore del S. Offizio e, dal 1777, arcidiacono della metropolitana di Fermo. Molto legato al fratello maggiore, collaborò spesso con questo e pubblicò l'Orazione in lode dell'ill.mo e rev.mo Urbano Paracciani, arcivescovo e principe di Fermo (Venezia 1765) e In difesa della bolla di Eugenio IV che si legge in fronte agli statuti fermani, dissertazione epistolare ... (Roma s.d.; è l'opera che l'E. aveva difeso nel 1772 con una Replica apologetica contro un censore anonimo). Rimasero, invece, inediti e risultano ora perduti un Rerum Firmanarum scriptores..., di cui ci restano soltanto (nella Biblioteca comunale di Fermo), di mano dell'E., una copia della prefazione e un "catalogo di tutto ciò che si contiene" (di 48 carte), e un compendio della Theologia moralis di P-G. Antoine. Ignota è la data della morte di Giuseppe Nicola, che risultava ancora vivente nel 1795.
Fonti e Bibl.: F. Vecchietti-T. Moro, Biblioteca picena, ossia notizie istoriche delle opere degli scrittori piceni, IV, Osimo 1795, pp. 38-40 (pp. 40-42 per Giuseppe Nicola); G. Fracassetti in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri..., III, Venezia 1836, p. 193; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica, XXIII, pp. 19 s.; Cenni stor. sulle città di Fermo e sulla Marca fermana, Venezia 1844, p. 19; G. Castelli, L'istruzione nella provincia di Ascoli Piceno, AscoliPiceno 1899, p. 539.