LAURENTI, Cesare
Nacque a Mesola, nel Ferrarese, il 6 nov. 1854 da Agostino e da Maria Arveda. Avversato nelle proprie inclinazioni artistiche dalla famiglia, a diciotto anni si stabilì a Padova per studiare disegno presso lo scultore Luigi Ceccon, grazie anche all'interessamento del conte Leopoldo Ferri suo mecenate (il cui ritratto era ancora nello studio del L. nel 1937: Gallo, L'eremo…). Fu lui che presentò il L. all'architetto e critico Pietro Selvatico.
Nel 1875 il L. sposò Annina Levi, dalla quale ebbe il figlio Fosco, loro primogenito e futuro padre di Anna, a cui si deve la raccolta di scritti inediti dell'artista (C. Laurenti, Scritti d'arte [1890-1936], Ferrara 1990). Proseguì la sua formazione a Firenze, dove si trasferì nel 1876 per frequentare l'Accademia di belle arti, seguendo i corsi di Giuseppe Ciaranfi. Fu proprio a Firenze che il L. ebbe modo di studiare i grandi maestri del Rinascimento, importanti per i futuri sviluppi della sua arte, e di conoscere i macchiaioli. A partire dal 1878 soggiornò a Napoli, dove, all'Istituto di belle arti, poté frequentare Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Nel 1881 fece ritorno a Padova per trasferirsi, nel giro di pochi anni, a Venezia, dove rimase per il resto della sua vita.
La prima produzione del L., databile agli anni Ottanta, presenta ancora un impianto veristico: è una pittura di genere, per stile e contenuti vicina all'opera di Giacomo Favretto, con tratti talvolta bozzettistici nella ripresa della vita quotidiana e di ispirazione sovente popolare come nelle Contadine (1887: Venezia, Ca' Pesaro). Già sul finire del decennio il L. mosse i primi passi verso un'"arte d'idea", che, superando il naturalismo mimetico, mirava a esprimere in pittura concetti più profondi, simbolici, capaci di andare oltre la pura apparenza del soggetto rappresentato.
Uno dei primi esempi del nuovo orientamento del pittore si trova in Frons animi interpres (Trieste, Museo civico Revoltella: acquistato all'esposizione del Circolo artistico a Trieste nel 1890), presentato per la prima volta all'Esposizione nazionale artistica di Venezia del 1887. In quest'opera la componente veristica è ancora fortemente leggibile nella figura della popolana in primo piano, che contrasta con l'atteggiamento dolente della giovane inginocchiata che le sta accanto. La stessa difficoltà nel realizzare una rappresentazione scevra di elementi aneddotici si riscontra nelle Parche (1891: Venezia, Ca' Pesaro), dipinto presentato alla I Triennale di Milano del 1891, per il quale ottenne il premio Principe Umberto, e che fu acquistato dalla regina Margherita alla Biennale del 1907. Comuni a queste due opere sono anche una predilezione per la rappresentazione di figure femminili e una particolare sensibilità nel cogliere e fissare sulla tela gli stati d'animo, i sentimenti e i pensieri, che si ritrovano anche in opere successive tra le quali: Primo dubbio (1891: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna, acquistata nel 1892 all'esposizione della Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma); Via aspra (1893 circa: ibid., acquistata nel 1897 alla Triennale di Milano) e Coscienza (1893: Milano, Galleria civica d'arte moderna, acquistata alla Biennale del 1907) esposta alla Triennale di Brera del 1894.
Il L. svolse, sin dai suoi esordi, un'intensa attività espositiva tanto in Italia che fuori, soprattutto a Monaco di Baviera. In Italia il suo nome figura tra gli espositori in tutte le Biennali veneziane tra il 1895 e il 1909: in particolare, nel 1907 gli fu dedicata una mostra personale in cui espose sedici quadri e due sculture.
In occasione della prima esposizione, nel 1895, il L. fu annoverato nel catalogo "fra gli artisti che rappresentano l'indirizzo psicologico, con una palese inclinazione al simbolismo" (p. 104). Tra le opere esposte era Parabola (o La scala della vita: ripr. in Morasso, pp. 8 s.) in due pannelli con Infanzia e giovinezza e Maturità e vecchiaia rispettivamente a sinistra e a destra. La suddivisione in due pannelli interviene in modo significativo sulla percezione dell'opera nello spettatore: il listello della cornice crea una pausa all'interno di una narrazione continua e sottolinea il passaggio da una fase all'altra della vita. Alla Biennale del 1897 il L. partecipò con Fioritura nuova (Venezia, Ca' Pesaro): tre fanciulle, nel consueto atteggiamento delle Grazie, danzano in un paesaggio campestre primaverile estremamente luminoso. Non v'è traccia dei toni scuri delle opere precedenti; il L. opera qui una scelta stilistica vicina al decorativismo floreale che andava diffondendosi a livello europeo. La conoscenza dell'arte europea è testimoniata inoltre da Ninfea (o Ninfee: ibid., dono del re Umberto I) presentata alla Biennale del 1899, che risente di influssi di ascendenza nordica, con riferimenti all'opera di Max Klinger e Arnold Böcklin e un rimando al mondo pagano. Alla Biennale del 1901 il L. ripropose un dittico, Parallelo (ripr. in Morasso, p. 4, smembrato tra una collezione americana, il pannello sinistro, e la Galleria d'arte moderna di Palermo, il pannello destro), in cui il legame logico tra le due tele risulta artificioso: "il confronto dovrebbe essere fra la serena giocondità sensuale della vita antica […] e la tragica amarezza della vita moderna" (Pica, 1901, p. 98). Alla Biennale del 1903 il L., oltre a presentare due quadri, fu artefice del fregio in ceramica che decorava la sala del ritratto moderno, dal titolo Le statue d'oro: al centro della composizione sono rappresentate le sedici statue "più insigni dell'antichità" (catal., pp. 85-87). Acquistato dal Comune di Venezia per la Galleria di Ca' Pesaro, non fu mai esposto nel museo e dal 1985 è stato rimontato a Mesola nel Castello Estense, in occasione di una retrospettiva che fu dedicata al L. dal Comune (Scardino).
In quegli anni il L. si dedicò all'attività di illustratore, come testimoniano le sue collaborazioni con il periodico bolognese Italia ride (1900) e con Novissima (1901-02) e la realizzazione della copertina per il volume di P. Molmenti, La pittura veneziana, edito nel 1903 a Firenze da Alinari (E nell'idolo…).
La fama raggiunta nell'ambiente veneziano gli diede inoltre modo di ottenere prestigiose commissioni da nobili famiglie, tra cui i Treves de Bonfili, per i quali il L. realizzò il Ritratto della baronessa Ortensia Treves de Bonfili, esposto alla Biennale del 1899, nonché la decorazione e i disegni per alcuni mobili destinati alla sala da pranzo del palazzo in stile neoclassico. Dallo svizzero Giovanni Stucky ricevette inoltre la commissione per due progetti: il nuovo palazzetto alle Zattere - per il quale il L. aveva previsto la collaborazione di M. Guggenheim e di A. Sezanne - e il ponte che avrebbe dovuto collegare l'isola della Giudecca alle Zattere per raggiungere poi l'Accademia. Nessuno dei due progetti per Stucky fu realizzato.
Miglior fortuna ebbe invece il progetto per la pescheria nuova di Venezia, in forme neogotiche, realizzato tra il 1900 e il 1908 con la collaborazione dell'architetto Domenico Rupolo e dell'artigiano veneziano del ferro battuto, Umberto Bellotto, che lo affiancò anche nella decorazione delle pareti e del soffitto della sala da pranzo dell'albergo Storione di Padova, commissionata al L. dal Comune. Quest'ultimo ciclo decorativo, considerato uno dei più alti esempi di "liberty veneto", fu portato a compimento tra il 1903 e il 1905, con l'aiuto di S. Mazzuccato, S. Travaglia e A. Soranzo, e restaurato dallo stesso L. nel 1929. Demolito lo stabile nel 1962, dell'opera rimangono studi preparatori, bozzetti, fotografie e frammenti, conservati a Padova presso il Museo civico e all'ingresso della sede centrale della Banca Antoniana.
La partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1909, segnò la fine della fase più innovativa e prolifica della produzione del L., che, da allora si dedicò sempre più alle attività di antiquario, collezionista e restauratore. Solo dopo un lungo intervallo di tempo, nel 1924, il L. tornò a esporre alla Biennale, dove fu presente fino al 1932, con la sola eccezione dell'edizione del 1926, con opere dal carattere scarsamente innovativo, delle quali sono ancora protagoniste figure femminili, e il cui fine espressivo continua a essere la rappresentazione di un'idea, di un concetto astratto.
Negli ultimi anni della sua vita il L. si impegnò nel compimento del progetto per il monumento a Dante Alighieri, al quale aveva lavorato dal 1911 e che avrebbe dovuto trovare collocazione sul monte Mario a Roma. Il modello in gesso della seconda versione del progetto (1929-33), cui si riferisce la relazione pubblicata tra gli scritti del L. (Laurenti, pp. 47-54), andò distrutto durante la seconda guerra mondiale. Il monumento non fu mai realizzato, si conservano soltanto alcuni disegni progettuali presso il Museo civico di Ferrara.
Il L. morì a Venezia l'8 nov. 1936.
L'attività poliedrica del L. è la conseguenza diretta del bisogno di sperimentazione che segnò il suo rapporto con l'arte. Come un "antico artigiano" sperimentò ed elaborò ricette innovative per i colori (ibid., pp. 79-84), così come avvenne con la tempera, di cui il L. si serviva soprattutto per la resa del bianco, particolarmente luminoso, la cui formula è andata perduta. Per la produzione industriale di tale tempera il L. entrò in contatto con la piccola industria Giorgi di Rovigo, dove lavorava come chimico il figlio Bruto (ibid., p. 22). Allo studio-laboratorio del L. aveva libero accesso solo Angelo Bonutto, amico di famiglia, pittore anch'egli e stretto collaboratore del L.: la natura del sodalizio artistico tra i due era tale che, su richiesta del L., Bonutto firmò al suo posto il ritratto della signora Ezzelina Menni Carati (1919-21: Milano, collezione dell'ospedale Maggiore), commissionato dagli Istituti ospedalieri di Milano (ibid., p. 26).
Fonti e Bibl.: V. Pica, L'arte mondiale a Venezia nel 1899, Bergamo 1899, pp. 124 s.; Id., L'arte mondiale alla IV Esposizione di Venezia, Bergamo 1901, pp. 98 s.; M. Morasso, Artisti contemporanei: C. L., in Emporium, XV (1902), 85, pp. 2-22; F. Luppis, La catena simbolica nella moderna pittura veneziana, Verona 1906, pp. 26-30; V. Pica, L'arte mondiale alla VII Esposizione di Venezia, Bergamo 1907, pp. 298-300; A. De Carlo, Un artista della rinascenza del nostro secolo (C. L.), in Il Secolo XX, VIII (1909), pp. 882-897; A. Lancellotti, Le Biennali veneziane dell'ante guerra…, Alessandria 1926, pp. 12, 16, 18, 22, 36, 68; G.O. Gallo, Un disegno di Leonardo da Vinci e il testamento spirituale di C. L., in L'Ambrosiano, 18 febbr. 1937; Id., L'eremo di C. L. alle Zattere, in Il Gazzettino, 8 luglio 1937; A. Grata, C. L., un valentissimo pittore…, in Gazzetta padana (Ferrara), 29 luglio 1961; Mostra di pittori veneziani dell'Ottocento (catal.), a cura di G. Perocco, Venezia 1962, pp. 20 s., 32; F. Arisi, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi. Piacenza, Piacenza 1967, p. 243; Musei e gallerie di Milano. Galleria d'arte moderna. Opere dell'Ottocento (F-M), a cura di L. Caramel - C. Pirovano, Milano 1975, p. 340; E nell'idolo suo si trasmutava. La Divina Commedia novamente illustrata… Concorso Alinari 1900-1902, a cura di C. Cresti - F. Solmi, Bologna 1979, p. 126; A.M. Damigella, La pittura simbolista in Italia: 1885-1900, Torino 1981, pp. 152, 167 s.; Venezia nell'Ottocento. Immagini e mito (catal., Venezia), a cura di G. Pavanello - G. Romanelli, Milano 1983, pp. 96 s.; L. Baccelle, Padova: ritrovati nei depositi 28 pannelli di L., in Il Giornale dell'arte, VII (1989), 67, p. 11; L'eterno femminino (catal.), Roma 1989, pp. 77 s.; L. Rubaltelli, Il ciclo pittorico di C. L. nell'albergo Storione di Padova, in Ricerche di storia dell'arte, XLV (1991), pp. 85-92; A.P. Torresi, L'Ottocento da riscoprire. Il ricettario di un artista eclettico: C. L., in Kermes, IV (1991), 10, pp. 47-50; P. Pistellato, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, II, Milano 1992, pp. 930 s. (con bibl.); L. Scardino, Un enorme fregio ceramico di C. L. tra revival e liberty, in Ceramica antica, II (1992), 4, pp. 34-49; Arte d'Europa tra due secoli: 1895-1914… (catal., Trieste), a cura di M. Masan Dan - G. Pavanello, Milano 1995, pp. 20, 104 s., 325; Dalle maschere alle macchine. Pittura veneziana 1869-1914 (catal.), a cura di F. Scotton, Venezia 2002, pp. 12 s., 28, 46, 52; F. Scotton, Ca' Pesaro. Galleria internazionale d'arte moderna, Venezia 2002, p. 52; N. Stringa, Venezia dalla Esposizione nazionale artistica alle prime Biennali…, in La pittura nel Veneto. L'Ottocento, I, Milano 2002, pp. 105-107, figg. 161-164; R. Toniolo, ibid., II, ibid. 2003, pp. 476 s.; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, p. 257; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 452; A.P. Torresi, Primo dizionario di pittori e restauratori italiani dal 1750 al 1950, Ferrara 1999, p. 86.