MUSATTI, Cesare Lodovico
(App. III, II, p. 177)
Psicologo e psicoanalista italiano, morto a Milano il 20 marzo 1989. La caduta del fascismo consentì una lenta ma continua ripresa in Italia degli interessi per la psicologia e per la psicoanalisi: a questa ripresa M., richiamato all'università di Milano nel 1945, dopo l'allontanamento per ragioni razziali, contribuì in modo sostanziale, avendo unificato nella sua persona competenze che allora sembravano − e a lungo continuarono a sembrare − difficilmente conciliabili.
Quale psicologo sperimentale, M. rimase particolarmente legato all'impostazione di V. Benussi che, provenendo dalla scuola di Graz, aveva assimilato sia la teoria dell'oggetto di Meinong (Gegenstandstheorie) sia la teoria della forma o Gestalttheorie alla quale, sia pure criticamente, M. si era dagli inizi avvicinato (1938) e che in seguito rappresentò e diffuse all'interno della psicologia accademica italiana. Le ricerche sperimentali più significative di M. riguardano il campo della percezione: percezione del movimento (fenomeni stereocinetici, movimenti apparenti), dello spazio, e cromatica (un effetto di eguagliamento cromatico è noto come effetto Musatti). Di particolare rilievo sono, inoltre, le sue indagini in tema di psicologia della testimonianza (Elementi di psicologia della testimonianza, 1931; Psicologia della testimonianza, 1936) e di psicologia del lavoro.
Molto articolata e intensa è stata la sua presenza quale psicoanalista. Figura istituzionale, formatore di altri analisti, studioso, accattivante divulgatore, M. intrecciò strettamente la sua vita con quella della Società psicoanalitica italiana, alla quale aderì nel 1934 e che contribuì a rifondare, dopo il 1945, insieme con N. Perrotti ed E. Servadio, diventandone a più riprese presidente.
Alla scuola psicologica di M., di cui F. Metelli e G. Kanizsa furono i primi allievi accademici, si affiancò la sua scuola psicoanalitica, di cui F. Fornari ed E. Molinari furono i primi di una lunga serie di allievi che hanno fornito un contributo sostanziale alla diffusione della cultura e della pratica psicoanalitica in Italia. La conoscenza e il prestigio di M. come psicoanalista si basano innanzitutto su due contributi fondamentali: il Trattato di psicoanalisi (1949) e la direzione della traduzione italiana delle Opere complete di S. Freud, pubblicate dall'editore Boringhieri. Altri testi di taglio più personale o divulgativo, scritti specialmente negli ultimi anni, hanno avuto il merito di avvicinare un vasto pubblico sia alla psicoanalisi sia alla dimensione privata dell'uomo M., oltre che dell'intellettuale che coniugava un costante impegno politico nella sinistra italiana con vasti interessi artistici e letterari. Come studioso di psicoanalisi, M. restò sempre profondamente legato al pensiero di Freud, dimostrandosi poco incline nei confronti di successive elaborazioni e sviluppi: ritenne prioritario far conoscere alla cultura italiana la grandezza e la ricchezza dell'opera di Freud, esplorata e commentata in modo analitico e magistrale.
Bibl.: Una bibliografia aggiornata al 1977 degli scritti di M. è stata pubblicata in Rivista di Psicoanalisi, 23, 3 (1977), pp. 341-46.