MACCARI, Cesare
MACCARI, Cesare. – Nacque a Siena il 9 maggio 1840 da Giuseppe e da Carolina Mannucci. Dopo avere studiato presso il collegio Tolomei, insieme con A. Cassioli, A. Ridolfi e A. Visconti, frequentò G. Vestri, un capomastro che lo introdusse alla lavorazione dell’alabastro.
Iscrittosi alla scuola di ornato dell’Istituto di belle arti di Siena, si orientò presto verso la scultura; nel 1856 entrò nello studio di T. Sarrocchi e collaborò con E. Becheroni alla realizzazione del monumento a Giuseppe Pianigiani per la chiesa di S. Domenico. Abbandonata la scultura si accostò alla pittura sotto la guida del purista L. Mussini. Nel 1857 fu accettato all’accademia del nudo, dove seguì i corsi della scuola delle statue, di nudo e di pittura e successivamente di anatomia e d’architettura. Nel 1858 fu premiato al saggio di invenzione storica e nel 1860 ricevette il primo premio al concorso triennale con S. Paolo nell’Areopago. Nel 1861 inviò all’Esposizione nazionale di Firenze il disegno S. Ivonne che rende la giustizia (catal., p. 353). Nel 1863 si cimentò per la prima volta con la pittura ad affresco, dipingendo a Quinciano i Quattro Evangelisti nella volta della cappella del committente marchese Ferdinando Pieri Nerli; lo stesso acquistò due anni dopo il dipinto Rebecca a cui il servo di Abramo, Ezechiello, presenta i gioielli (Siena, Monte dei Paschi).
Appassionato studioso della pittura antica, il M. utilizzò con il suo amico A. Franchi, impegnato nella decorazione delle pareti della stessa cappella, le «ricette» del Libro dell’arte di Cennino Cennini, pubblicato nel 1859 a cura di C. e G. Milanesi. Nel settembre del 1866 vinse l’alunnato Biringucci per il pensionato di Roma elargito dalla Società di pie disposizioni. Al concorso aveva presentato il dipinto Gli ultimi momenti di Lorenzo il Magnifico (Siena, Pie Disposizioni), basato sulla Storia di Girolamo Savonarola di P. Villari. A Roma lavorò al soggetto storico Vittoria Colonna meditante un madrigale direttole da Michelangelo, completato nel maggio 1868 e inviato alla Società di pie disposizioni, ove è conservato. Nello stesso anno realizzò il cartone per l’affresco raffigurante S. Giovanni Battista visitato in carcere dai discepoli nella cappella di S. Giovanni del duomo di Siena. Fu, quindi, a Venezia, dove studiò le opere di V. Bellini, del Tintoretto (Iacopo Robusti) e di P. Veronese e si interessò particolarmente a G.B. Tiepolo. Un ulteriore dipinto di tema storico è Leonardo che ritrae la Gioconda (Siena, Soprintendenza di Beni artistici e storici), cui venne assegnato nel 1869 il premio triennale. Nello stesso anno dipinse Sira che libera Fabiolada un colpo di daga del fratricida Fulvio, la cui ricca gamma cromatica attesta una matura conoscenza della pittura veneta. L’opera, acquistata da Alessandro Saracini e conservata a Siena nella sala Casella di palazzo Chigi-Saracini, nel 1870 fu premiata all’Esposizione romana relativa all’arte cristiana e al culto cattolico e all’Esposizione nazionale di Parma insieme con Palpito sul passato (catal., p. 59), soggetto di genere in costume cinquecentesco.
Nel 1871 il M. iniziò la carriera di decoratore. Dopo aver affrescato i peducci dell’abside della chiesa di S. Francesca Romana di Roma con le figure di David e Mosè, fu incaricato dal re d’Italia Vittorio Emanuele II di decorare la cappella reale della S. Sindone. La chiesa presentava delle semplici decorazioni a chiaroscuro che contrastavano con la ricchezza dei marmi del presbiterio. Il rettore G. Croset-Mouchet propose come soggetto degli affreschi i beati di casa Savoia: Bonifacio arcivescovo di Canterbury, Amedeo, Margherita e Ludovica. Gli affreschi rivelano una conoscenza attenta della grande decorazione tiepolesca. All’inizio del 1872 fu insignito dell’onorificenza di cavaliere della Corona d’Italia.
In questo periodo, venuto meno il sostentamento della borsa di studio del pensionato di Roma, si legò ad A. Goupil, potente mercante che teneva sotto contratto alcuni tra i migliori pittori italiani del tempo, cui commissionava eleganti scene di genere ricercatissime sul mercato parigino e internazionale. La pittura da cavalletto fruttava al M. come agli altri artisti guadagni considerevoli. Fu animatore delle serate mondane del Circolo artistico internazionale; e il suo nome ricorreva spesso in questi anni accanto a quelli, tra gli altri, di G. Monteverde, A. Simonetti e A. Vertunni. Le fonti d’epoca, il catalogo della vendita di quanto rimasto nel suo studio alla morte e alcuni cataloghi di aste internazionali testimoniano che il M. spaziava da scene in costume rinascimentale a temi di genere a soggetti orientali e pompeiani (Le comunicande, Il pasto ai colombi, Ciociare, Ora lieta!, Arabo che fuma la pipa, I mori di Venezia).
Nel gennaio 1872 espose, alla mostra organizzata dall’Associazione artistica internazionale presso la casina del Pincio, Ricordi del passato probabilmente da identificarsi con Palpito sul passato già presentato due anni prima a Parma.
Negli anni Settanta ricoprì diverse cariche pubbliche e ottenne riconoscimenti nazionali e internazionali. Nel 1873 fu eletto da un’assemblea di più di centotrenta artisti romani membro della giuria del premio municipale di pittura e scultura e fu nominato dal ministro della Pubblica Istruzione A. Scialoja professore onorario di pittura dell’Accademia di belle arti di Roma. Nel 1875 fu chiamato da R. Bonghi, successore di Scialoja, a far parte della commissione incaricata di redigere il bando di concorso per l’edificazione di un palazzo per l’esposizione permanente romana. Si tratta del primo di una serie di bandi che condurranno alla costruzione del palazzo delle Esposizioni in via Nazionale inaugurato in occasione dell’Esposizione internazionale di Roma del 1883. Nel 1876 fece parte della commissione esaminatrice del concorso per il completamento della fontana dei Calderari in piazza Navona e fu premiato con una medaglia d’oro alla Centennial Exposition di Filadelfia. Ricoprì, inoltre, cariche all’interno della Società degli amatori e cultori di belle arti.
Nel contempo accettava committenze religiose e funerarie. Nel 1873 realizzò su commissione dei Loffredo di Cassibile una Pietà per la chiesa delle repentite di Gazzi a Messina e nel 1875 affrescò la lunetta con Tobia seppellisce i morti nella cappella Lombardi al cimitero del Verano di Roma. Nel 1876 fu tra i fondatori dell’Associazione degli acquarellisti, costituita per valorizzare la tecnica e organizzare un’esposizione annuale. Alla prima mostra dell’associazione, tenutasi presso lo studio fotografico e coloreria dei fratelli Dovizielli, presentò Un affettuoso pensiero a Raffaello. Nello stesso anno partecipò con numerosi altri artisti alla decorazione del monumento funebre di T. Minardi nel Verano, realizzando le figure della Geometria e della Dialettica. La famiglia Savoia gli commissionò nel 1877 l’affresco della sala degli Arazzi raffigurante Amore che incorona le tre Grazie per il palazzo reale nell’ex residenza pontificia del Quirinale.
Intensa fu in questo decennio anche l’attività espositiva. Fu presente nel 1877 all’Esposizione nazionale di Napoli con l’olio Battesimo all’improvviso. Nello stesso anno presentò Una giapponese e Pensiero sulla tomba di Raffaello all’Esposizione dell’Associazione degli acquarellisti, cui partecipò anche l’anno successivo con I consigli del tutore. Nel 1880 inviò all’Esposizione nazionale di Torino Nel triclinio e Deposizione di papa Silverio (Torino, Civica Galleria d’arte moderna). Nell’agosto dello stesso anno fu nominato accademico di merito non residente dell’Accademia di S. Luca. Nel 1881 espose alla mostra annuale della Società degli amatori e cultori di belle arti e a quella dell’Associazione degli acquarellisti Cardinale e alla Promotrice di Torino l’olio Prima comunione.
Vincitore nello stesso anno del concorso per la decorazione della sala gialla del Senato (Roma, palazzo Madama), prese parte alla creazione del linguaggio ufficiale delle grandi committenze pubbliche dell’età umbertina, insieme con C. Mariani e A. Brugnoli, rispettivamente già attivi nel palazzo delle Finanze e nel teatro dell’Opera.
Il bando del settembre 1880, che seguì due primi concorsi privi di vincitore svoltisi nel 1878 e nel 1879, richiedeva un progetto decorativo d’insieme e dei bozzetti dei riquadri principali «rappresentanti alcuni dei fatti più illustri dell’antico Senato di Roma» (I palazzi del Senato, p. 82). La scelta cadde sul progetto del M. poiché, si legge nel verbale della commissione d’esame, «lascia intatta la membratura architettonica della sala, fa trionfare la pittura figurativa su quella ornamentale e questa conduce con elegante semplicità che non disturba ma serve a dare maggiore evidenza ai quadri i quali hanno una composizione larga e tranquilla, senza frastagli e senza confusione; intonazione chiara e sobrietà di colore che si accorda benissimo con la luce della sala; grandezza di stile e sicurezza di disegno, da formare un insieme omogeneo e armonioso» (ibid., p. 89).
I lavori, iniziati l’anno successivo, si conclusero nel 1888. Sulle pareti il M. raffigurò Appio Claudio cieco condotto in Senato, La partenza di Attilio Regolo da Roma, Cicerone inveisce contro Catilina, Incorruttibilità di Curio Dentato, Il senatore Papirio e l’atto temerario del gallo e sul soffitto l’Italia trionfante con in mano un vessillo nazionale e le personificazioni delle Armi, Scienze, Lettere, Arti, Commercio e Agricoltura. Completava il piano iconografico un fregio con frasi di F. Guicciardini e N. Machiavelli. La decorazione, realizzata con un linguaggio equilibratamente diviso tra verismo e neocinquecentismo, riscosse un grande successo. Nel 1883 fu commissario per l’Esposizione internazionale di belle arti di Roma. Dalla metà degli anni Ottanta la sua attività di decoratore divenne sempre più intensa. Tra il 1886 e il 1889 lavorò durante la stagione estiva nelle chiese genovesi della Nostra Signora della Consolazione e di S. Vincenzo. A cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta operò nuovamente a Siena, affrescando nel 1887 la cappella Franci nel cimitero monumentale della Misericordia con le Virtù teologali e la Madonna con il Bambino con i coniugi Franci; nel 1889, la cappella Piccolomini-Clementini con la Resurrezione di Cristo e il palazzotto Nava in via Stufa Secca con scene allegoriche e mitologiche. Realizzò tra il 1889 e il 1890 S. Anna invita la Vergine a fare l’elemosina ai poveri per la chiesa di S. Fran;cesco. Tra il 1886 e il 1887 partecipò alla decorazione della sala del Risorgimento del palazzo pubblico di Siena, dedicata a Vittorio Emanuele II sin dal 21 genn. 1878, dodici giorni dopo la morte del re d’Italia. Il ciclo, che prevedeva la rappresentazione di eventi storici, fu concepito per rendere omaggio al processo di unificazione nazionale compiuto dal sovrano. Operando accanto ad A. Cassioli e P. Aldi, come lui provenienti dalla scuola di Mussini, realizzò con un linguaggio piano e didascalico e grande fedeltà al dato storico Il plebiscito di Roma e Il trasporto della salma di Vittorio Emanuele II al Pantheon. Nel 1888 fu chiamato a restaurare gli affreschi del Pomarancio (Nicolò Circignani) nella cupola del santuario della S. Casa di Loreto. Di fronte all’impossibilità di intervenire a causa di un deterioramento troppo avanzato, alla fine dell’anno fu incaricato di decorare ex novo la cupola.
Nel grandioso ciclo della Glorificazione della Vergine raffigurò le litanie lauretane. Le quarantasei invocazioni alla Vergine compaiono scritte su rotuli sorretti da angeli, raffigurate in tabernacoli con simboli del Vecchio Testamento ed espresse mediante le gerarchie celesti. Nel 1889 presentò all’Esposizione universale di Parigi i cartoni degli affreschi del Senato. Parallelamente continuò a dedicarsi alla pittura da cavalletto, come è attestato dalla Baccante della Galleria d’arte moderna Ricci-Oddi di Piacenza realizzata nel 1890. Nel 1895 fece parte del comitato per la sezione italiana della prima Biennale di Venezia con D. Morelli, G. Monteverde, G. Boldini, A. Pasini, F.P. Michetti e F. Carcano. Nello stesso anno fu incaricato da monsignor G. Ricciardi, vescovo di Nardò, di affrescare la cattedrale di S. Maria de Nerito. Tra l’estate del 1896 e la fine del 1899 decorò il coro, l’abside e la volta del presbiterio. Il programma iconografico, dettato dal committente, era dedicato alla storia della salvezza dell’uomo e agli episodi locali del Trasporto delle reliquie di s. Gregorio Armeno, protettore della città, da parte dei monaci brasiliani e del Miracolo del crocifisso nero.
Nel 1903 realizzò l’Assunzione della Vergine nella terza cappella destra del duomo di S. Maurizio a Porto Maurizio. Nell’estate dello stesso anno partecipò al concorso per la decorazione del nuovo palazzo di Giustizia di Roma eretto da G. Calderini in piazza Cavour. La decorazione dell’aula magna dedicata, secondo il tema scelto da G. Zanardelli, a I grandi fasti della giurisprudenza e realizzata con uno stile solenne e una tavolozza chiara di matrice simbolista, fu completata nel 1918, dopo la paralisi che colpì il M., dal suo allievo Paride Pascucci.
Ricevuta nel 1908 la decorazione dell’Ordine accademico di S. Luca, nel 1914, nonostante l’infermità, realizzò un Autoritratto per la galleria di ritratti dell’istituzione.
Il M. morì a Roma il 17 apr. 1919. Nel 1874 aveva sposato Carolina Eppstein di origine prussiana, da cui ebbe la figlia Argia.
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