MARIANI, Cesare
– Nacque a Roma il 13 genn. 1826 da Pietro e da Maria Agnelletti. Il lavoro del padre, computista della famiglia Giustiniani, gli permise di risiedere nel palazzo nobiliare sito nella circoscrizione territoriale di S. Luigi dei Francesi, il cui parroco nel 1837 fornì al M. un certificato di buona condotta dal quale risulta la sua giovanile frequentazione dell’Accademia di S. Luca.
I primi biografi del M. ricordano le sue precoci «scappatelle artistiche», ovvero le caricature infantilmente realizzate sulle pareti di palazzo Giustiniani, e i rimproveri subiti per privilegiare il disegno di «pulcinelli» piuttosto che l’impegno scolastico. Ma la prova decisiva che convinse il padre a indirizzarlo alla formazione artistica fu il successo ottenuto da «certe sue piccole macchie all’acquarello» raffiguranti le rovine romane del Colosseo o le terme di Caracalla, realizzate e vendute sul posto (Hermanin, p. 111).
I primi maestri di disegno del M. furono un tal Delicati e G. Silvagni, dal 1836 titolare della cattedra di teoria del disegno all’Accademia di S. Luca (Gnisci, p. 1026). Il successivo e più prestigioso alunnato il M. lo compì tra il 1842 e il 1850 nello studio di T. Minardi, insieme con il coetaneo G. De Sanctis e il più giovane C. Fracassini, ricordati da Hermanin (p. 111), e con N. Consoni e C. Marianecci, visti all’opera intorno al maestro da G. Dupré (Pensieri sull’arte e ricordi autobiografici, Bari 1966, p. 235). Nel 1850 il M. esordì favorevolmente alla Promotrice di Roma con quadretti di genere e piccole vedute; doveva appartenere presumibilmente a questa tipologia l’opera inviata nel 1851 all’Esposizione universale di Londra.
A tale produzione sono collegabili alcuni studi di figure femminili e disegni di paesaggio eseguiti in territorio laziale (Museo di Roma, Palazzo Braschi), che testimoniano il tentativo del M. di misurarsi con le correnti artistiche del purismo, nella duplice declinazione della scuola francese ingresiana e della tedesca nazarena, allora predominanti in Roma (Mostra…, pp. 7 s.). L’artista sembra tuttavia superare tali partizioni stilistiche attingendo anche ai modi di F. Hayez nella serie di disegni di popolane in costume databili agli anni tra il 1855 e il 1860 (ibid., pp. 7, 26), insistendo nella direzione di una ricerca naturalistica che sarà un carattere costante della sua produzione pittorica. Il M. si misurò anche con il ritratto, come attesta il dipinto inserito nel Monumento al cardinale R. Fornari (Roma, S. Maria sopra Minerva), eseguito all’incirca nel 1855.
Forte del successo economico ottenuto con i quadri da cavalletto, il M. si stabilì a palazzo Dovizielli in via Margutta, condividendo abitazione e studio con gli amici pittori B. Celentano, giunto a Roma da Napoli nel 1854, e C. Fracassini. Qui nel 1858 espose il dipinto Saffo, seduta su una roccia, suona la lira, soggetto che preannunciava i successivi L’indovina, Un’astrologa in atto di indovinare e Una lezione di musica, presentati all’Esposizione universale di Firenze nel 1861; l’anno successivo inviò all’Esposizione internazionale di Londra il quadro Carità di una pia signora, passato sul mercato antiquario a Londra nel 1982 (Gnisci, p. 902; C. M. 1826-1901…, p. 131). All’attività del M. nel campo della pittura di genere si sovrappose, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, l’impegno di frescante in molte chiese e palazzi di Roma, del Lazio, dell’Umbria e infine nelle Marche e in Abruzzo.
L’artista aveva ricevuto nello studio di Minardi a palazzo Colonna le nozioni e l’avviamento alla pratica dell’affresco d’ispirazione rinascimentale, già affermata nei cantieri promossi dalla famiglia Torlonia intorno al 1840, in aperta opposizione al classicismo accademico dei seguaci di V. Camuccini (Mariani, p. 511; Mostra…, p. 8).
Venne così coinvolto, probabilmente per iniziativa dello stesso Minardi, nel completamento del decoro per la ricostruita basilica di S. Paolo fuori le Mura, dove tra il 1857 e il 1860 eseguì alcuni riquadri del ciclo Storie della vita di s. Paolo (Mostra…, p. 14), tra i quali gli sono stati attribuiti L’imposizione delle mani sopra Paolo e Barnaba in Antiochia e Il mago Elima in Pafo del Sud (Gnisci, p. 902). Un olio su tavola di piccole dimensioni, raffigurante un Chiostro cosmatesco riconoscibile come quello della basilica ostiense (Museo di Roma, Palazzo Braschi), testimonia il suo persistente e contemporaneo interesse per la veduta, interpretata in questo periodo con attenzione quasi calligrafica (Mostra…, p. 28). Nel complesso sono sedici i cicli decorativi realizzati dal M. dagli anni Sessanta fino al termine della sua attività; tredici di questi sono a Roma e testimoniano il successo del pittore «arruolato» nelle schiere di artisti dediti alla renovatio Urbis promossa durante il pontificato di Pio IX.
Il suo primo cantiere fu quello della decorazione della chiesa di S. Maria in Monticelli, restaurata dall’architetto F. Azzurri, dove affrescò interamente la volta con Eroine, il presbiterio con Cristo tra i fanciulli e Cristo insegna alle turbe nell’atrio del tempio, la parete sopra l’organo con Mosè e il roveto ardente e Il sogno di Giacobbe, la cantoria con S. Cecilia nel mezzo di un coro di angeli, dipinto a monocromo su disegno di Minardi (Hermanin, p. 111; C. M. 1826-1901…, p. 130). Nel 1862 si spostò ad Arpino per decorare la volta di palazzo Sangermano con Il carro di Venere con alcune ninfe, lavoro per cui ricevette un compenso di 200 scudi.
Il 9 apr. 1863 sposò Virginia Barlocci (C. M. 1826-1901…, p. 131), pittrice e ceramista, vedova del pittore purista Bernardino Riccardi, e il 22 settembre dello stesso anno venne nominato accademico di merito di S. Luca.
Questi eventi, come pure la nascita del figlio Lucio il 4 ag. 1865, si intrecciavano con l’esecuzione di affreschi in S. Maria in Aquiro e S. Lucia del Gonfalone: nella prima, restaurata da G. Morichini tra il 1861 e il 1866, realizzò tre ottagoni con Angeli sulla volta, Evangelisti e Angeli su fondo a finto mosaico nei peducci, Storie della Vergine a finto bassorilievo in bronzo dorato nei due fregi tripartiti a piè di volta, quattro Dottori della Chiesa sui pilastri della navata e un Padre Eterno su fondo oro nella cupola (Monti, pp. 138-140). Sua anche l’esecuzione dei quadri per la cappella di S. Giovanni Miani (Gnisci, p. 902). A S. Lucia del Gonfalone, ripristinata tra il 1863 e il 1867 per volontà di monsignor S. Vitelleschi, il M. ritrovò F. Azzurri e si staccò definitivamente dai modi della scuola di Minardi, dipingendo tutta la decorazione ad affresco e le tre scene con La visione di s. Bonaventura, Sisto V benedice gli schiavi riscattati in Barberia e Il giuramento di Giovanni Cerrone in uno stile definito dai contemporanei «michelangiolesco» per la «disinvoltura del disegno» e l’«ampiezza della composizione» (Magni, 1967, p. 88; Hermanin, p. 114; Mariani, p. 512).
Il 1867 fu l’anno dell’Esposizione universale di Parigi, dove il M. si recò come visitatore facendo poi tappa a Bologna, Parma, Milano e Torino. Seguirono la commissione da parte di S. Baldini Giustiniani per alcuni affreschi nel castello di Rocca di Lanciano, tra cui L’Aurora e il carro del Sole, e la decorazione del santuario di S. Maria Auxilium Christianorum presso Montefalco, detta Madonna della Stella.
In questa sede il M. dipinse sulla volta Apostoli, Profeti, Patriarchi e Sibille, nelle vele le Eroine della Bibbia e nell’abside L’incoronazione della Vergine (Mariani, p. 513; Gnisci, p. 902; C. M. 1826-1901…, p. 131), coerentemente con il tema mariano che unifica anche i soggetti delle pale d’altare, affidate tra gli altri a E. Pollastrini e J.F. Overbeck. Anche in tali circostanze il M. realizzò pitture di paesaggio a uso personale, rivelando rapporti con l’amico paesaggista N. Costa, come documentano i due olii con Veduta di Trevi e Veduta di Pissignano con il monte Serano conservate a Roma, palazzo Braschi (Mostra…, pp. 36 s.); mentre non cessò di produrre anche molti «eleganti e studiati quadretti di genere, che da quegli anni in poi andranno ad arricchire collezioni private straniere» (Mariani, p. 513).
Nel 1868 fu nominato membro della commissione artistica della Calcografia romana. Gli anni Sessanta si conclusero con il passaggio al M., a F. Grandi e a L. Coghetti di parte della decorazione ad affresco della basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, rimasta incompiuta per la morte prematura di C. Fracassini. L’artista realizzò Il martirio di s. Stefano e La sepoltura di s. Stefano, distrutti durante i bombardamenti del 1943 (il Martirio è stato riprodotto nel 1920 da G. Fantoni di Gemona sulla volta della parrocchia di S. Stefano a San Stino di Livenza), i cui cartoni e bozzetti vennero presentati alla «Esposizione romana delle opere di ogni arte eseguite pel culto cattolico», svoltasi da febbraio a giugno 1870 nel chiostro di S. Maria degli Angeli. Il M. fu membro della giuria e il 24 maggio venne perciò insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine di S. Gregorio Magno da Pio IX. Dopo poco più di un anno, il 30 luglio 1871, fu nominato cavaliere dell’Ordine della Corona; e nel 1872 l’imperatore del Brasile Pedro II gli conferì la croce dell’Ordine della Rosa.
Si intensificarono in questi anni i riconoscimenti ufficiali, a partire dall’elezione a consigliere comunale il 24 nov. 1870, a membro delle Accademie di belle arti di Perugia e di Firenze (poi anche di Milano, Urbino, Carrara, Orvieto, Ravenna), infine a componente della giunta superiore di Belle Arti del ministero dell’Istruzione pubblica (Gnisci, p. 902).
Nel 1872 il M. visitò l’Esposizione artistica nazionale di Milano su incarico del Consiglio comunale e nel 1873 fu nella giuria dell’Esposizione universale di Vienna con F. Palizzi.
Tra gli incarichi pubblici si segnala anche l’orazione commemorativa per Minardi pronunciata in occasione dell’inaugurazione del monumento nel cimitero romano del Verano, per il quale il M. dipinse le figure della Geometria e della Dialettica.
La produzione di pale d’altare riprese con l’invio del dipinto La presentazione di Gesù al tempio per il ciclo dei Misteri del Rosario nella cattedrale di Santiago del Cile (Notizie), mentre continuò l’impegno per la decorazione delle chiese di Roma.
Affreschi e pala d’altare nella cappella di S. Matteo a S. Stefano del Cacco (1870), dipinti per la cupola, la lunetta di controfacciata e la cappella del Crocifisso in S. Maria di Loreto alla colonna Traiana (1870-74), decorazioni nell’oratorio dei Mercanti presso il convento del Gesù e una S. Brigida tra le finestre della navata maggiore di S. Maria in Trastevere (1872), affreschi per la cappella della Madonna in S. Salvatore in Onda (1875-76), la volta di S. Omobono (1877), navata e presbiterio in S. Giuseppe dei Falegnami presso il carcere Mamertino, restaurata da A. Parisi (1880-83), e infine due riquadri affrescati in S. Rocco a Ripetta (1885). L’attività per le chiese di Roma terminò nel 1887 con la commissione della tela raffigurante I martiri giapponesi crocifissi a Nagasaki nel 1597 in S. Antonio da Padova a via Merulana, «dove nel gruppo di frati in primo piano si sente ancora viva l’eco dei Martiri gorgomiensi del Fracassini» (C. Bon Valsassina, La pittura a Roma nella seconda metà dell’Ottocento, in La pittura in Italia. L’Ottocento, I, Milano 1991, p. 457), segno di un tentativo di rinnovamento stilistico della pittura sacra che interessò anche le due versioni del quadro La scuola di s. Giovanni Battista de la Salle (1887-88) e i cicli di affreschi eseguiti per il duomo di S. Emidio ad Ascoli Piceno (1884-91) e per il santuario di S. Maria delle Grazie a Teramo, per il quale diede anche numerosi disegni architettonici riconducibili al gusto eclettico di L. Carimini (Mostra…, p. 17). Qui dipinse anche il trittico raffigurante La Vergine in trono tra i ss. Francesco e Anna per la cappella Savini e decorò il palazzo cittadino della stessa famiglia (Mariani, p. 516).
Nel frattempo il M. aveva ricevuto la sua consacrazione anche nella pittura celebrativa «di Stato»: nel 1878 si era infatti aggiudicato il concorso per la decorazione della volta della sala della Maggioranza del ministero delle Finanze, portata a termine l’anno seguente, per la quale realizzò l’allegoria dell’Unità d’Italia con il tema degli Uomini illustri del passato e del presente; non superò invece il successivo concorso, per la sala gialla del Senato, vinto da C. Maccari.
Il M. impartì lezioni di disegno al principe di Napoli Vittorio Emanuele e realizzò su commissione reale un fregio nell’appartamento del Quirinale e la tela di soggetto storico Le spontanee offerte dei Piemontesi ad Emanuele Filiberto, inviata poi all’Esposizione internazionale di Roma del 1883 (Gnisci, p. 902; C. M. 1826-1901…, pp. 132 s.).
Sue opere ad affresco si trovano anche in altri palazzi romani (Marignoli, Bobrinski); e sono passati sul mercato antiquario anche soggetti «antichizzanti» come Giocatrici di astragalo del 1876 (presentata alla mostra della Società di amatori e cultori nel 1880: Gnisci, p. 902) e Venditore di maschere a Pompei del 1879 (C. M. 1826-1901…, p. 132).
Dal 1888 al 1890 fu presidente dell’Accademia di S. Luca (ibid.). L’ultimo incarico ufficiale del pittore fu la partecipazione alle sedute del 1896 della commissione giudicatrice del concorso «Per una memoria sulla tecnica dei dipinti», bandito dal ministero dell’Istruzione pubblica nel 1894, in sostituzione di F. Jacovacci, contribuendo così all’affermazione dello scritto presentato in tale occasione da G. Previati.
Il M., ridotto all’inattività nel 1898, stesso anno della morte della moglie, morì a Roma il 21 febbr. 1901.
Fonti e Bibl.: A. Monti, Le pitture di S. Maria in Aquiro, in Il Buonarroti, I (1866), 7, pp. 137-141; B. Magni, Delle pitture di S. Lucia del Gonfalone, ibid., II (1867), 5, pp. 85-96; Notizie, ibid., V (1870), 7, p. 200; F. Hermanin, C. M., in L’Arte, IV (1901), pp. 111-115; V. Mariani, C. M. pittore romano (1826-1901), in Roma, II (1924), 11, pp. 510-516; Mostra delle opere del pittore C. M. (1826-1901) (catal.), a cura di L. Barroero - G. Di Domenico Cortese, Roma 1977; S. Gnisci, in La pittura in Italia. L’Ottocento, II, Milano 1991, pp. 901 s., 1026; C. M. 1826-1901. Dai primi studi ai bozzetti per la sala della Maggioranza (catal.), a cura di C. Virno - M. Berri, Roma 2001; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, pp. 93 s.