MERZAGORA, Cesare
Dirigente industriale e bancario e uomo politico, nato a Milano il 9 novembre 1898. Dal 1920 al 1927 direttore della Banca commerciale italiana in Bulgaria, e console italiano a Filippopoli; poi amministratore di altri istituti bancarî all'estero. Membro del CLNAI durante la guerra di liberazione, ne fu presidente della commissione centrale economica; dopo l'aprile del 1945 ricoprì molte importanti cariche, e fu commissario alla Pirelli, amministratore alla Edison, alla Bastogi, all'Alfa Romeo, consigliere esperto dell'I.R.I. Eletto senatore come indipendente collegato con la Democrazia Cristiana per la 1ª, 2ª e 3ª legislatura repubblicana, appartenente al gruppo misto, è stato più volte ministro del Commercio estero nei ministeri De Gasperi; poi, presidente del Senato nella 2ª e 3ª legislatura.
Nel 1955 fu candidato della Democrazia Cristiana alla presidenza della Repubblica, ma ritirò la candidatura durante le votazioni, quando si profilò sicura l'elezione di G. Gronchi. Come presidente del Senato, nel corso di crisi ministeriali, fu più volte incaricato dal presidente della Repubblica di consultazioni ufficiose. Il 20 febbraio 1960, nel corso della lunga crisi successiva alla caduta del 2° ministero Segni, pronunziò in Senato un discorso che ebbe larga risonanza, nel quale criticava duramente l'uso delle crisi extra-parlamentari, in nome della dignità e della funzione delle Camere - che rivendicava anche di fronte all'altissima autorità del presidente della Repubblica e della Corte costituzionale -, denunziava l'atmosfera di corruzione a suo avviso gravante sulla vita politica italiana, auspicava una soluzione della crisi ministeriale che fosse anche ravvivamento del comune patrimonio etico dei democratici italiani. In seguito a forti critiche mossegli per tale intervento nella crisi, rassegnò le dimissioni dalla presidenza del Senato, che poi accettò di ritirare dopo aver ricevuto conferma della fiducia del Senato e dei partiti. Il 10 luglio, poi, nel corso della grave crisi del governo Tambroni, lanciò un appello per la pacificazione degli animi, proponendo una tregua generale e l'apertura d'un dibattito in Parlamento.