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CANEFRI, Cesare Nicola Maria

di Isabella Ricci Massabò - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)
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CANEFRI, Cesare Nicola Maria

Isabella Ricci Massabò

Nacque ad Alessandria il 15 apr. 1710 da Francesco e da Marianna Anfossi, secondogenito di quattro figli. Compì gli studi vestendo l'abito clericale, che dismise, prima dell'ordinazione sacerdotale alla morte del padre nel 1730. Ottimo paleografo, erudito nelle lettere e nella storia, appassionato ricercatore di memorie patrie, il C. si diede a consultare archivi pubblici e privati, filze di notai e carte di conventi, raccogliendo notizie riguardanti le famiglie più rappresentative della città di Alessandria. Le conoscenze così acquisite gli procurarono una vasta e scelta clientela, interessata ad ottenere per mezzo delle sue ricerche genealogiche il riconoscimento di propri benefici e diritti. Mosso dall'ambizione il C. stesso, vantando tradizioni familiari, il 27 dic. 1736 presentò domanda per essere ammesso tra i decurioni della città di Alessandria e il 7 marzo 1738 veniva investito della carica. Nel 1740 a Milano conobbe la figlia del conte Origo della Croce e la sposò, nonostante l'opposizione dei familiari di lei. Seguito il marito ad Alessandria, Teresa Origo incontrò difficoltà ad inserirsi nella società nobiliare locale e ciò stimolò il C. a chiedere il riconoscimento della nobiltà della propria famiglia "affinché la moglie potesse godere delle prerogative e trattamenti dovuti a veri nobili" (aprile 1740). Alla richiesta si opposero fieramente alcune famiglie alessandrine, che contestarono la veridicità dei documenti prodotti dal Canefri.

Ne nacque una contesa giudiziaria che terminò con la prova dell'accusa di alterazione e falsificazione degli atti esibiti; fu presentata una relazione al sovrano (30 maggio 1741) con la quale si proponevano, come misure punitive nei confronti del C., lo sfratto dalla città di Alessandria e la privazione dell'ufficio di consigliere e decurione della stessa. La moglie, allora, per liberare il marito dalle accuse, chiese l'intervento di mons. Giulio Resta, vescovo di Tortona e suo zio materno; il processo fu sospeso, ma le falsificazioni operate nei documenti prodotti rimasero ad attestare la poca rettitudine del Canefri. Il 1º giugno 1741 veniva inviato al prefetto di Alessandria un regio biglietto con il quale si qualificava il C. "impostore e falsario", sebbene si concludesse, poi, con un atto di clemenza nei suoi confronti.

La condotta tenuta in seguito e le attenzioni prestate ad alcune famiglie locali cancellarono in parte l'eco di tale episodio, tanto che negli avvenimenti verificatisi nel 1746 in Alessandria fu nominato tra i quattordici consiglieri del regime pubblico(4 maggio 1746). Il 7 sett. 1747 ottenne da Carlo Emanuele III il titolo di conte; cresciuto in reputazione, il C. ebbe facilmente altri incarichi: fu eletto consigliere della città l'8 marzo 1753, e il 27 giugno dello stesso anno fu inviato a Torino per sostenere le ragioni addotte dalla sua città in una vertenza con le Regie Finanze; venne nominato poi capitano della fiera di Alessandria. Intanto il C. continuava le sue ricerche storico-genealogiche, giungendo alla stampa della nota opera La nobiltà di Alessandria rappresentata con gli alberi genealogici delle sue nobili famiglie per ordine alfabetico distribuite (Torino 1760). Il progetto aveva avuto il gradimento sovrano, anzi al C. era stato proposto un ufficio nei Regi archivi, per le sue doti di storico e di erudito paleografo. Ma proprio in questa occasione ritornarono alla luce le falsificazioni documentarie operate nel passato. Cessò allora la benevolenza del governo, fu revocata la deputazione affidatagli, vennero sospesi i sussidi finanziari e fu disdetta la continuazione della stampa del lavoro.

Il testo è pervenuto, perciò, per più della metà nella forma di manoscritto (conservato presso la Bibl. reale di Torino); dopo una dedica al futuro Vittorio Amedeo III e una premessa, in cui si dà ragione dello scritto, si hanno due elenchi di famiglie alessandrine e sonetti di carattere dedicatorio. A tale lunga introduzione fa quindi seguito la parte più ftnportante dell'opera costituita dalle Compendiose memorie della città di Alessandria e dalle notizie sulle famiglie nobili alessandrine. Un elenco di notai ed un indice degli autori e dei documenti chiudono la trattazione; l'opera è inoltre arricchita dagli stemmi delle famiglie citate e da pregevoli incisioni. Discordi sono i pareri sull'autenticità delle notizie in essa riportate: da alcuni si sostiene che le disgrazie del C. ebbero inizio proprio da questo lavoro, in quanto trattando "di tante e, così diverse famiglie non si era dato a ciascuna quel lustro che si bramava"; dal manoscritto d'altronde non risultano elementi chiarificatori. A prova della poca attendibilità dell'autore rimangono alcune pergamene da lui alterate che furono sequestrate nel 1763in casa del locandiere Pagliani di Como. Il C., infatti, dopo le vicende suddette si era trasferito in quella città per riordinarne l'archivio e, alloggiando presso il Pagliani, aveva contratto con questo forti debiti, a copertura dei quali lasciò un baule che, aperto in giudizio, risultò contenere carte di nessun valore e, tra le altre, le pergamene alterate. Il C. fu autore di altre opere di carattere araldico e celebrativo; tra esse: Il collegiodei giureconsulti di Alessandria con le sue dignità e prerogative dalle sue prime origini alla sua decadenza (Arch. di Stato di Torino, Bibl. antica, Carte Canefri J. A. IX), in cui utilizza in parte il contenuto dell'opera principale.

Visse gli ultimi anni con i pochi mezzi che ricavava fornendo notizie genealogiche; dei tre figli nati dal suo matrimonio gli sopravvisse solo il secondogenito Francesco Giuseppe. Morì il 6 dic. 1778.

Fonti e Bibl.:Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Regi Archivi, categ. 2ª m. 3, fasc. 14; Ibid., Paesi di nuovo acquisto: Alessandrino, m. 20, fasc. 17; Ibid., Sez. Camerale, Patenti Controllo Finanze, reg. 20, f. 130; Torino, Bibl. reale, A. Manno, Ilpatriziato subalpino, III (dattiloscritto), p. 260; C. A. Valle, Storia di Alessandria, IV, Torino 1855, pp. 248 s.; V. Promis, La nobiltà di Alessandria del conte C., in Curiosità e ricerche di storia subalpina, IV, Torino 1880, pp. 250-253; G. Guasco, Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal sec. IX al XX, VIII, Casale 1934, tav. III; T. Santagostino, Settecento in Alessandria, Alessandria 1947, pp. 263-65.

Vedi anche
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