PASCARELLA, Cesare (XXVI, p. 434)
Poeta dialettale, morto a Roma l'8 maggio 1940.
Postumo è apparso il poema in dialetto romanesco, Storia nostra (Milano 1941), cui il P. attese per oltre un quarantennio, senza peraltro condurlo a compimento. Dei 350 sonetti, che forse dovevano costituirlo, rimangono 267 in una stesura spesso approssimativa; mentre la narrazione storica, che dalle origini di Roma doveva giungere a Roma capitale, presenta numerose lacune, di cui particolarmente ampia quella fra il Medioevo e l'età napoleonica. Il racconto è, al solito, affidato ad un popolano trasteverino, a quella sorta di aedo fra ingenuo e ammaliziato di cui il P. si serve a dare senso di drammatica immediatezza ai suoi bozzetti storico-veristi; oltre che a giustificare l'uso della forma dialettale per un contenuto così poco popolaresco e regionale, anzi dalle ambizioni sempre più cicliche e nazionali. Ma all'epico disegno mal corriponde il respiro vero del poeta, adatto piuttosto al veloce dipingere o plasticare, ai toni medî o bassi: e le zeppe, gli artifici, sono assai frequenti. Felici tuttavia risultano singole scene o episodî, sonetti o gruppi di sonetti, come quelli del veterano napoleonico, dell'assedio di Roma nel 1849; o, meglio ancora, quelli paesistici, dove esulta il lirico, e romantico, amore del P. per la campagna romana.
Bibl.: P. Pancrazi, in Corriere della sera, 13 maggio 1940; E. Cecchi, P. inedito, in Nuova Antologia, 16 maggio 1940; U. Ojetti, commemorazione, in Annuario Acc. d'It., XIII, 1940-41, pp. 255-74; G. Bellonci, in Il Giornale d'Italia, 7 maggio 1941; P. P. Trompeo, Il lettore vagabondo, Roma 1942, pp. 259-68.