POZZO, Cesare
POZZO, Cesare. – Nacque a Serravalle Scrivia, presso Alessandria, il 1° gennaio 1853 da Giovanni Battista, di professione «guardiavia della strada ferrata», e da Margherita Mazza, registrata nell’atto di battesimo come «benestante».
Trascorse gli anni dell’infanzia in questo paese ai piedi dell’Appennino, che era stato raggiunto dal treno nel 1851, in seguito all’inaugurazione del tronco Novi Ligure-Arquata sulla ferrovia Torino-Genova. Il padre era un veterano delle guerre d’indipendenza, di carattere ferreo e dai principi severi. La famiglia era di buone condizioni economiche, tali da consentirgli di continuare gli studi dopo le scuole elementari.
Fin da bambino, Pozzo si dimostrò particolarmente vivace ed ebbe un’infanzia burrascosa. Amava i libri, ma non sopportava l’immobilità nei banchi di scuola. A sedici anni, poiché non voleva piegarsi alle imposizioni del padre che cercava di farlo studiare, lasciò la famiglia in cerca di lavoro e si trasferì a Genova. Qui incontrò alcuni seguaci di Giuseppe Mazzini che gli fecero conoscere il pensiero del ‘maestro’. Fu una svolta importante nella sua vita, poiché cominciò a ritenere che il miglioramento intellettuale, morale e materiale delle classi artigiane e operaie passasse attraverso l’istruzione e il soccorso reciproco.
Fin dalla giovinezza dimostrò un particolare amore verso l’innovazione sia nella tecnologia, sia nel pensiero filosofico. Questa forma mentis progressiva lo portò ad abbandonare l’associazionismo mazziniano per spostarsi sulle posizioni anarchiche di Michail Aleksandrovič Bakunin, poi verso i temi della democrazia, per approdare, infine, all’ideale socialista nei primi anni Novanta.
Nel 1874, all’età di ventun anni, Pozzo fu assunto nelle Strade ferrate Alta Italia come fuochista al deposito locomotive di Pontedecimo, a Genova, dove prestava servizio sui treni che percorrevano il difficile ‘passo dei Giovi’, caratterizzato da una pendenza molto alta per i parametri dell’epoca e da gallerie fra le più lunghe del mondo, che rendevano ancora più insalubre il lavoro del personale alla guida delle macchine a vapore.
Una volta assunto nelle Ferrovie, Pozzo sposò la coetanea Maria Cosio, con la quale ebbe quattro figli, due maschi (Alberto ed Enrico, nati a Pontedecimo rispettivamente il 3 giugno 1876 e il 7 febbraio 1878) e due femmine (Eugenia, la primogenita nata a Pontedecimo il 18 gennaio 1875, e Rachele, nata a Udine il 26 settembre 1879).
Nel periodo di servizio a Pontedecimo, per stimolare la diffusione delle nuove idee, Pozzo diede vita a un giornale, L’Eco dell’Operaio. Periodico patrocinatore dei lavoratori, che rappresentò la prima rivista di matrice sindacale per i dipendenti delle compagnie ferroviarie. Uscì in pochi numeri nell’estate del 1877, ma fu per lui l’inizio di un impegno pubblicistico che non avrebbe più abbandonato.
Nel 1878 si recò – in qualità di rappresentante del deposito di Pontedecimo – all’assemblea della Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti delle Ferrovie Alta Italia, tenuta a Milano. Si trattò di un momento importante per la sua formazione politico-sociale poiché individuò nel mutuo soccorso un tema fondamentale non soltanto come solidarietà reciproca in caso di infortuni e disgrazie, ma anche come base per diffondere le idee di miglioramento nelle condizioni di lavoro e il dibattito sull’emancipazione della classe operaia.
Trasferito in servizio a Udine dal settembre 1879, si trovò a lavorare vicino al confine austriaco che la ferrovia incontrava a Pontebba e a Cormons. Nel capoluogo friulano iniziò a collaborare assiduamente con le riviste e con i giornali locali.
Il suo primo scritto fu un bozzetto sulla vita del macchinista, in cui coglieva tematiche nuove sulla percezione del lavoro, pubblicato dal periodico illustrato democratico Emporio pittoresco di Milano nel 1883. Pozzo notava che gli scrittori avevano gridato all’ingiustizia per la scarsa considerazione in cui erano tenuti i maestri elementari, avevano denunciato il misero compenso degli impiegati della burocrazia, «ma al macchinista ferroviario chi ha rivolto uno sguardo, un pensiero pietoso o dedicato un canto, due righe di prosa che mettesse a nudo la sua dolorosa posizione?» (Scritti varii, Milano 1889, p. 24).
Rimase a Udine fino al febbraio del 1885, quando fu trasferito a Cremona su pressione della Prefettura, poiché aveva scritto un articolo di giornale che conteneva pesanti affermazioni sull’operato del presidente del Consiglio Agostino Depretis e sulla malafede del governo, concludendo che «la numerosa schiera degli impiegati ferroviari ebbe la dabbenaggine d’obliare, che i destini della patria e le sorti degli Italiani, sono nelle mani del vinaiuolo di Stradella» (Le Convenzioni e la Cassa pensioni delle Ferrovie A.I., in Il Friuli, 2 febbraio 1885).
Era il periodo di discussione in Parlamento della riforma gestionale delle ferrovie, che avrebbe portato alla legge sulle convenzioni (l. 3048/1885), osteggiata dai ferrovieri, i quali ritenevano che lo Stato stesse svendendo i treni ai banchieri.
Nel luglio del 1885 Pozzo fu trasferito a Pavia e nell’aprile del 1886, passato in servizio con la riorganizzazione dalle Strade Ferrate Alta Italia alla Rete Mediterranea, arrivò a Milano in seguito all’elezione come presidente della Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti delle ferrovie italiane.
Fu proprio in questo ruolo che Pozzo avviò un’attività continua di rivendicazione, portando la società mutualistica su posizioni spiccatamente sindacali, cercando di unificare le varie organizzazioni dei ferrovieri, istituendo commissioni per studiare i problemi del lavoro e rivendicare miglioramenti.
L’attività altamente ‘sovversiva’ spinse i dirigenti della compagnia ferroviaria a traslocarlo lontano da Milano, nel piccolo deposito di Moretta, in Piemonte. L’ordine di trasferimento era datato 21 gennaio 1889. Il giorno della partenza di Pozzo, alla stazione Centrale vi fu una notevole tensione e i ferrovieri accorsi per il commiato diedero vita a una manifestazione spontanea, stampando anche un volantino con il quale salutavano «il leale ed indefesso compagno», esiliato da Milano «per avere patrocinato la causa comune degli Agenti Ferroviari» (G. De Lorenzo, La prima organizzazione di classe dei ferrovieri, Roma 1977, p. 133).
Nel maggio del 1890, su sua richiesta dovuta alle esigenze scolastiche dei figli, fu trasferito a Siena, dove si inserì nell’ambiente politico cittadino e attaccò il deputato locale Augusto Barazzuoli che era stato relatore della legge sulle convenzioni ferroviarie. Ne seguì un processo per diffamazione al termine del quale Pozzo fu assolto. Il processo vide la partecipazione a suo favore di numerosi esponenti nazionali della sinistra radicale, come Alessandro Fortis, Felice Cavallotti, Edoardo Pantano e Antonio Maffi.
Fu a Siena che Pozzo abbracciò l’ideale socialista, come naturale evoluzione del suo pensiero, partito dalla fratellanza operaia mazziniana.
Nel novembre del 1891 si trasferì a Livorno con la moglie e i figli. Meno intenso fu il suo inserimento nell’ambiente della città tirrenica, anche perché cominciò a dedicarsi sempre più al lavoro di scrittura, che richiedeva solitudine e concentrazione, manifestando il proposito di consacrare i propri sforzi alla causa di tutti i lavoratori.
Non potendo intervenire per ragioni di servizio al congresso di Genova in cui fu costituito il Partito dei lavoratori italiani, da cui si aspettava progressi fondamentali per la causa degli operai, Pozzo si recò il 3 aprile 1893 a Empoli per assistere ai lavori del primo convegno regionale toscano del Partito. Avviò inoltre una collaborazione con il settimanale socialista Lotta di classe fin dal primo numero (30-31 luglio 1892). Dopo alcuni articoli iniziali inaugurò la rubrica Su e giù per i binari. In tali interventi, firmando con lo pseudonimo di Platone al fine di evitare la repressione aziendale, dava notizie alla platea socialista sul movimento dei ferrovieri.
I suoi ultimi anni di attività, contraddistinti frequentemente da un impegno eccessivo, furono divisi tra la propaganda del socialismo e le rivendicazioni avanzate dai ferrovieri.
Nell’aprile del 1894, contemporaneamente all’assemblea annuale della Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti, si tenne a Milano il congresso dei rappresentanti dei ferrovieri, al termine del quale le associazioni intervenute si fusero dando vita alla Lega ferrovieri italiani, con lo scopo di occuparsi del miglioramento ‘morale e materiale’.
Dal 1896 Pozzo cominciò ad allontanarsi dalla lotta sindacale, perché colpito da esaurimento nervoso. Si dedicò allora a ultimare il libro Vent’anni di vita ferroviaria (pubblicato postumo a Milano nel 1899), per tramandare ai posteri i passi più importanti nel cammino di emancipazione dei ferrovieri. Per tutto il 1897 Pozzo continuò a scriverlo, a ritoccarlo e a farsi mandare documenti e testimonianze per aggiornarlo con gli ultimi eventi da cui la malattia lo teneva lontano.
All’inizio del maggio 1898, quando in buona parte della penisola si diffondevano le proteste popolari contro il rincaro del prezzo del pane e l’esercito sparava sulla folla a Milano, Pozzo si trovava in Friuli per cure in una clinica, dove ricevette la visita di un delegato di polizia che gli fece temere di essere incarcerato. Durante la repressione vi fu infatti un accanimento particolare contro i ferrovieri e le loro organizzazioni, poiché si credeva che stessero organizzando uno sciopero.
Pozzo decise di andare incontro alla morte la mattina del 15 maggio 1898, gettandosi sotto il treno nei pressi della stazione di Udine.
Il suo corpo fu sottoposto alla cremazione e l’anno successivo le sue ceneri vennero trasferite al cimitero Monumentale di Milano. Dal 1994 porta il suo nome l’antica Società di mutuo soccorso dei macchinisti e fuochisti, ribattezzata Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, aperta a tutti i cittadini e diventata la più grande d’Italia.
Fonti e Bibl.: Notizie sulla sua attività si trovano in numerosi testi che ricostruiscono le origini del sindacato e del socialismo. Più diffusamente parlano di Cesare Pozzo: A. Landuyt, P. C., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di T. Detti - F. Andreucci, IV, Roma 1975, pp. 210-216; G. De Lorenzo, La prima organizzazione di classe dei ferrovieri, Roma 1977, ad ind.; G. Checcozzo - S. Stefanelli, La mutua dei macchinisti e fuochisti. Una storia nella storia del movimento dei ferrovieri, Milano 1987, ad ind.; D. Cherubini, Alle origini dei partiti. La Federazione socialista toscana (1893-1900), Manduria-Roma-Bari 1997, pp. 94-104; S. Maggi, Mutuo soccorso C. P.: 135 anni di solidarietà (1877-2012), Bologna 2012. Una dettagliata ricostruzione delle sue vicende si trova in S. Maggi, Il tormento di un’idea. Vita e opera di C. P. [...] (1853-1898), Milano 1998.