SACERDOTI, Cesare
– Nacque il 14 giugno 1882 a Maderno, in provincia di Brescia, da Angelo e da Gilda Cantoni.
Laureato in ingegneria navale e meccanica presso la Scuola navale superiore di Genova, nel 1905 fu assunto dai Cantieri navali FIAT di Muggiano (La Spezia), specializzati nella produzione di sommergibili. Nel 1910 si recò negli Stati Uniti, a Filadelfia, dove registrò il brevetto di un innovativo dispositivo di controllo per motori (1911) progettato per conto della FIAT San Giorgio, nuova denominazione assunta dai Cantieri di Muggiano dopo la fusione con la società San Giorgio di Sestri Levante. Nel 1911 si trasferì a Genova dopo l’assunzione da parte dell’Ansaldo. Negli anni successivi registrò altri brevetti negli USA, tra cui il progetto per un dispositivo di regolazione per eliche reversibili (1915) e per un alloggiamento delle batterie elettriche nei sottomarini (1919). Nel 1920 si trasferì a Trieste, dove assunse la carica di amministratore delegato dello Stabilimento tecnico triestino, presieduto da Guido Segre, e la direzione tecnica dei Cantieri navali San Rocco, di Trieste. Nel 1923 si iscrisse al Partito nazionale fascista e si unì in matrimonio con Franca Prister (1903-1979), con la quale ebbe i figli Giorgio (1925-2005) e Franco (1927-1999).
Nell’autunno del 1922 fu incaricato di preparare una relazione sulla cantieristica per la Commissione d’indagine sulle industrie meccaniche promossa dal governo. Nel suo rapporto sostenne che l’Italia aveva necessità di accrescere la flotta mercantile in quantità e qualità, per favorire i propri scambi commerciali con l’estero, e allo stesso tempo aveva interesse a produrre in proprio le navi, per evitare esborso di valuta e contrastare la disoccupazione. Era tuttavia necessaria una selezione per individuare i cantieri meglio attrezzati e organizzati, che avrebbero dovuto continuare l’attività, poiché le esigenze belliche avevano indotto a sviluppare tale industria al di là delle reali esigenze dell’economia italiana. Secondo Sacerdoti la cantieristica soffriva inoltre di scarsa efficienza rispetto ai concorrenti internazionali a causa dell’aumento dei salari, dell’assenteismo e della scarsa produttività. La relazione si concludeva auspicando una politica di sussidi a favore dell’industria navale.
Nel giugno del 1930, in seguito alla fusione tra il Cantiere navale triestino e lo Stabilimento tecnico triestino, nacquero i Cantieri riuniti dell’Adriatico (CRDA) alla cui guida furono posti, con la carica di consigliere delegato, Sacerdoti e Augusto Cosulich. Mentre a Cosulich fu riservata la direzione dei cantieri di Monfalcone, la responsabilità dei cantieri triestini rimase a Sacerdoti.
Nel 1933 i CRDA furono rilevati dall’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), senza modifiche al vertice aziendale. Nell’ottobre del 1934 il presidente dell’IRI Alberto Beneduce istituì un comitato tecnico per l’assetto dei cantieri navali italiani, presieduto da Felice Guarneri e composto da 16 membri, tra i quali Sacerdoti, che presentò una dettagliata relazione sui costi dell’industria navalmeccanica e sui provvedimenti necessari per il rilancio dei cantieri. Accogliendo buona parte delle sue proposte, nella relazione finale il comitato suggerì una riduzione del 40% del potenziale produttivo e una maggiore specializzazione dei cantieri.
Due anni più tardi Sacerdoti tornò sul tema della cantieristica italiana firmando il capitolo sulle costruzioni navali in un corposo volume sull’industria italiana seguito al discorso di Mussolini sulle ‘industrie chiavi’ per l’indipendenza economica dell’Italia. Nel capitolo non compariva più alcun riferimento all’eccesso di capacità produttiva e ai problemi di inefficienza dei cantieri. Al contrario, si sottolineavano la capacità dei tecnici e l’abilità delle maestranze, grazie alle quali le imprese italiane avevano portato a termine risultati importanti come il transatlantico Rex. La potenzialità del settore era giudicata adeguata per le esigenze della marina mercantile nazionale e per assumere anche ordinazioni provenienti dall’estero in modo da garantire l’attività per i cantieri nazionali in possesso di un’adeguata attrezzatura tecnica. Per colmare il differenziale di costo con l’industria straniera, Sacerdoti invocava ancora una volta sussidi a favore del settore marittimo.
Membro della Federazione della metallurgia e della meccanica e della Federazione nazionale fascista degli industriali metallurgici e meccanici, nel 1938 entrò a far parte della giunta esecutiva della Confederazione fascista degli industriali. Nello stesso anno, tuttavia, fu colpito dalle discriminazioni previste dalle leggi razziste. Nonostante nel 1935 avesse abiurato dall’ebraismo, coinvolgendo anche la moglie Franca e il fratello Camillo, fu costretto a lasciare tutte le cariche, compresa la direzione dei CRDA.
L’anno successivo fece richiesta per un certificato di «non appartenenza alla razza ebraica», secondo il procedimento di «arianizzazione» previsto dalla stessa legislazione antisemita. Data la segretezza e l’arbitrio con cui il certificato veniva concesso, nel procedimento entravano spesso in gioco interventi di personalità politiche. Nel caso di Sacerdoti, la polizia politica rilevò l’interessamento del ministro delle Comunicazioni Host Venturi.
Dopo aver ottenuto il certificato prese parte a una missione segreta a Londra organizzata dal ministero per gli Scambi e le valute per trattare alcune commesse industriali, con il presidente del Gruppo costruttori aeronautici Prospero Gianferrari e con l’industriale Gianni Caproni. Il contratto per la fornitura di 28 motonavi da carico e 50 pescherecci al Regno Unito, stipulato nel 1940 da Sacerdoti, fu annullato in seguito alle rimostranze dell’alleato tedesco.
Il giorno seguente all’entrata in guerra dell’Italia, inviò una lettera a Mussolini per offrire la propria collaborazione: «Duce, nel giorno in cui l’Italia – per la prova suprema – fa appello ai propri figli, in nome del mio passato e dei miei sentimenti verso la Patria e verso il Regime, io Vi rivolgo viva preghiera di essere utilizzato dovunque e comunque voi vogliate» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce Carteggio ordinario, f. 553.83).
Nel 1940 il ministero della Marina preparò un «pro memoria su Sacerdoti», stabilendo dei contatti tramite il sottosegretario di Stato, ammiraglio Domenico Cavagnari, nel caso la sua competenza tecnica in materia di sommergibili si fosse rivelata indispensabile. Nel 1942, per ripristinare le comunicazioni marittime tra Italia e Libia si decise di costruire dodici sommergibili da carico destinati a rifornire le forze italo-tedesche in Africa settentrionale. Sacerdoti fu giudicato l’unico ingegnere italiano in grado di progettarli, per la sua esperienza nella realizzazione di corazzate di tipo Cesare, di esploratori di tipo Poerio e Mirabello e soprattutto di esploratori di tipo N e X. Il generale Ugo Cavallero richiese a Mussolini l’autorizzazione ‘razziale’ e dopo averla ottenuta contattò Sacerdoti per informarlo dell’urgenza di costruire i sottomarini. Sacerdoti dichiarò di accettare «nell’interesse del Paese, pur avendo avuto in passato molte delusioni» (Cavallero, 1948, p. 362). Inquadrato con il grado di tenente colonnello del genio navale, fu nominato responsabile della produzione di sottomarini e del naviglio mercantile al servizio della Marina militare.
Dopo aver trascorso in clandestinità i mesi dell’occupazione nazista, nel 1944 fu chiamato dalla giunta esecutiva della Confindustria a presiedere la Commissione di esperti industriali, incaricata dal governo di censire le materie prime necessarie all’economia italiana. Il censimento costituì la base per il first aid plan, il piano di primo aiuto che il governo italiano espose alle autorità alleate in Italia nel gennaio del 1945.
In seguito alla presentazione del piano di primo aiuto, il presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi comunicò a Sacerdoti la sua intenzione di inviare negli Stati Uniti una missione di tecnici per permettere la realizzazione del piano. La delegazione tecnica (Deltec), composta da Sacerdoti in rappresentanza del presidente del Consiglio, Enrico Mellini in rappresentanza delle Ferrovie dello Stato, e Pasquale Preziosi in rappresentanza del ministero dei Lavori pubblici, partì a fine aprile del 1945. Alla fine di maggio, dopo il rientro di Mellini e Preziosi in Italia, la Deltec rimase affidata alla sola guida di Sacerdoti, che assunse un ruolo centrale nella definizione e nella gestione degli aiuti americani al governo italiano. Rimase al timone della Deltec fino al 6 luglio 1949, quando presentò le dimissioni per gravi motivi di salute.
Morì a Roma il 9 novembre 1958.
Opere. Relazione alla Commissione di indagine sulle industrie, Trieste 1922; L’industria delle costruzioni navali nell’alto Adriatico: memoria, Trieste 1933; L’industria delle costruzioni navali, in L’indipendenza economica italiana, a cura di L. Lojacono, Milano 1937, pp. 358-363; L’autarchia nel campo delle costruzioni navali, Roma 1938.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, MI, PS, Divisione polizia politica, b. 1189 e Divisione affari generali e riservati, ctg A1, b. 114; ibid., SPD CO, f. 553.83; ibid., MIN COMES, Deltec, b. 14, 25 e 26; ibid., ASIRI, serie nera, Sto 505 e serie rossa, R1149; Roma, Archivio storico Confindustria, 34.1/1, f. 1, Appunti per la relazione del presidente sull’attività del CEI e sul programma di lavoro per l’avvenire; U. Cavallero, Comando supremo. Diario 1940-43 del capo di S.M.G., Bologna 1948, p. 362.
G. Casellato - E. Lodolini - M. Welczowsky, Biografia finanziaria italiana, Roma 1935, ad ind.; I. Pavan, “Ebrei” in affari tra realtà e pregiudizio: paradigmi storiografici e percorsi di ricerca dall’Unità alle leggi razziali, in Quaderni storici, 2003, n. 114, pp. 777-821; Id., Tra indifferenza e oblio. Le conseguenze economiche delle leggi razziali in Italia, Milano 2004, pp. 109-110; I. Napoli, La Deltec e la ricostruzione italiana (1944-1953), in Studi storici, 2005, n. 1, pp. 187-217; G. Cecini, I soldati ebrei di Mussolini. I militari israeliti nel periodo fascista, Milano 2008, pp. 147-148; R. Galisi, Dai salvataggi alla competizione globale. La Fincantieri dal 1959 al 2009, Milano 2011, pp. 32-34; P. Fragiacomo, L’industria come continuazione della politica: la cantieristica italiana 1861-2011, Milano 2012, pp. 83, 86-90, 95, 101.