SALDINI, Cesare
SALDINI, Cesare. – Nacque a Milano il 12 ottobre 1848, unico figlio di Bartolomeo e di Luigia Trecchi.
Il padre, trasferitosi a Milano da Cremona nel 1840, avviò un laboratorio di litografia e tipografia specializzato nella riproduzione di disegni tecnici di ingegneria e di architettura. In contatto con i più qualificati esponenti dell’ambiente tecnico-scientifico milanese, quali Francesco Brioschi ed Elia Lombardini, nel 1853 divenne l’editore del Giornale dell’ingegnere architetto ed agronomo da loro promosso, portavoce del gruppo di tecnici, sensibili alle problematiche dello sviluppo economico, che nel 1838 aveva patrocinato la nascita della Società d’incoraggiamento d’arti e mestieri (SIAM) e che nel 1863 fondò il Politecnico di Milano. Fu naturale per l’adolescente Cesare iscriversi alla sezione fisico-matematica dell’Istituto tecnico di Milano (oggi intitolato a Carlo Cattaneo) dove tra il 1861 e il 1865 fu particolarmente stimolato dalle lezioni di meccanica di Giuseppe Colombo. Qui incontrò due compagni con cui condivise gli studi fino alla laurea e che, come lui, avrebbero avuto un rilevante ruolo nel mondo imprenditoriale e nella vita pubblica milanese: Giovan Battista Pirelli e Angelo Salmoiraghi. Conseguito il diploma nel 1865, allo scoppio della guerra con l’Austria nel 1866 si arruolò volontario nel reggimento Genova cavalleria. Frequentato poi il biennio preparatorio di studi matematici all’Università di Pavia, si iscrisse al neocostituito indirizzo di ingegneria industriale presso l’Istituto tecnico superiore di Milano (Politecnico), che contava una decina di allievi che avrebbero svolto un ruolo rilevante nell’industrializzazione lombarda: oltre ai compagni citati, nel 1870 con lui si laurearono Alberto Riva, Pio Borghi, Egidio e Pio Gavazzi.
Dopo la laurea fu nominato assistente ai corsi di meccanica industriale e disegno di macchine tenuti da Colombo, curando la sezione relativa alla progettazione di impianti industriali.
Nel 1873 si unì ad Angela Jenny Bossi; dal matrimonio nacquero cinque figli, ma solo due sopravvissero alla prima settimana e seguirono le orme paterne: Guido (1877) come ingegnere elettrotecnico e Angelo (1880) come ingegnere chimico.
Dal 1875 fu affiancato nell’indirizzo di ingegneria meccanica da un altro allievo di Colombo, Giuseppe Ponzio (1853-1908), con cui avrebbe condiviso una duratura amicizia. Con lui si impegnò per lo sviluppo del Politecnico, ove i laureati della sezione industriale avevano superato quelli della sezione civile: dopo le nuove sezioni di metallurgia e chimica tecnologica, l’offerta formativa fu ampliata all’elettrotecnica e arricchita da laboratori e scuole speciali (meccanica, elettrotecnica, elettrochimica, della carta, delle fibre tessili, delle materie grasse e della resistenza dei materiali). Nel 1876 il suo corso fu scorporato come cattedra di tecnologie meccaniche e impianti industriali, di cui sarebbe stato titolare fino alla morte.
Nell’intensa industrializzazione lombarda degli ultimi decenni del secolo, si affermò come uno dei più preparati progettisti di impianti industriali, specie nei settori in cui si stavano realizzando importanti innovazioni tecnologiche: nel campo cotoniero, ove l’adozione dei filatoi automatici imponeva impianti di grandi dimensioni con edifici razionali e adeguate dotazioni di forza motrice (idraulica o a vapore), o nell’industria molitoria, che stava abbandonando gli impianti tradizionali per la macinazione a cilindri. Numerosi furono i grandi molini progettati da Saldini, che con il suo Manuale per la costruzione dei molini da grano (Milano 1878) era diventato un’autorità in materia. Promuovendo poi, dal 1882, la pubblicazione del Giornale dei mugnai (stampato presso l’azienda paterna) e, nel 1887, l’Esposizione internazionale di macinazione e panificazione a Milano, diede voce e lustro agli interessi della categoria. Si interessò anche all’industria della carta, che abbandonava la tradizionale materia prima (cenci) a favore della pasta di legno, e al più innovativo dei settori di fine Ottocento: l’elettrico.
Da fine secolo il suo impegno nel mondo industriale assunse carattere più spiccatamente manageriale e finanziario partecipando a numerosi consigli di amministrazione di importanti imprese. Per non citare che gli incarichi più prestigiosi, fu presidente del Cotonificio Cantoni (dal 1896), del Molino e pastificio Pantanella di Roma (dal 1907), delle Cartiere Pietro Miliani di Fabriano (dal 1915), della Cartiera Bagarelli, della Compagnia generale di elettricità e della Elettrica bergamasca (dal 1916) nonché vicepresidente della Lombarda per distribuzione di energia elettrica (dal 1904); ricoprì ruoli di rilievo anche in ambito finanziario con la vicepresidenza della Banca commerciale italiana (dal 1916) e la presidenza della Società per lo sviluppo delle imprese elettriche (1918). Fu molto attivo anche nel prestigioso Collegio degli ingeneri e architetti di Milano, ove fu ammesso nel 1871, eletto nel consiglio direttivo nel 1875 e poi vicepresidente e presidente (1895-98), e nell’Associazione fra gli ex allievi del Politecnico di Milano. Ebbe anche la presidenza onoraria dell’Istituto industriale milanese Giacomo Feltrinelli e quella dell’Associazione fra gli industriali d’Italia per prevenire gli infortuni sul lavoro. Fu membro dell’Istituto lombardo di scienze e lettere (1917), cavaliere e successivamente grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia.
La sua grande sensibilità verso la formazione professionale e la tutela del lavoro originava dall’ambiente dei collaboratori della rivista stampata presso l’azienda paterna, e trovò una prima concretizzazione nel ventennio trascorso come insegnante presso la SIAM (1873-92), avendo come colleghi, oltre a Colombo, Ponzio e Pirelli.
Con il nuovo secolo, grazie alla Società umanitaria, espressione del socialismo riformista milanese, nel cui consiglio direttivo Saldini rappresentava il Consiglio comunale, il tema dell’istruzione professionale divenne terreno dell’incontro tra socialisti e borghesia produttiva auspicato da Filippo Turati, di cui il liberale Saldini fu un sensibile protagonista. In pochi anni sorsero diverse scuole-laboratorio per operai che contavano su strutture e corpo docente della SIAM e del Politecnico nonché sul finanziamento di Comune, Camera di commercio e privati. La prima e più importante fu quella di elettrotecnica (1903), poi intitolata allo stesso Saldini; seguirono quella per le industrie degli oli e dei grassi, per la carta e le fibre tessili e per operai chimici.
Saldini fu eletto nel Consiglio comunale milanese nel 1884, mentre avvenivano profonde trasformazioni nella vita politica locale in assonanza con la crescita demografica ed economica della città e con il progressivo tramonto della vecchia classe dirigente conservatrice sostituita da uomini legati all’imprenditorialità e all’attività produttiva, molti dei quali provenienti dall’ambiente del Politecnico. Nel 1892 divenne assessore ai lavori pubblici nella prima giunta Vigoni, caratterizzata dal rilievo attribuito alla modernizzazione dei servizi pubblici in una città in piena trasformazione: il nuovo piano regolatore richiedeva una radicale trasformazione dei servizi di acquedotto e fognatura; Saldini realizzò anche la prima linea tramviaria elettrica urbana (1893), premessa a una precoce completa elettrificazione della rete. Dal 1895 fu affiancato in Consiglio dall’amico Ponzio, con cui avrebbe condiviso molte iniziative: nel 1903, dai banchi della minoranza liberale si schierarono con parte della maggioranza a favore della municipalizzazione dei servizi elettrici. Fra il 1904 e il 1908 furono tra gli assessori (al piano regolatore l’uno, ai Lavori pubblici l’altro) più in vista della giunta Ponti, che riuscì a dotare Milano di infrastrutture e servizi pubblici determinanti per il futuro della città.
Per il suo spirito fortemente laico e le ampie aperture in senso democratico Saldini appartenne alla sinistra del variegato schieramento liberale milanese, condividendo pienamente l’esperienza giolittiana specie riguardo ai rapporti tra le classi. Molto attivo nelle associazioni industriali che si occupavano di infortunistica, nel 1903 fu nominato nel Consiglio superiore del lavoro, di cui poi fu vicepresidente e presidente, occupandosi della regolamentazione del lavoro delle donne e dei fanciulli e della legge istitutiva dell’Ispettorato del lavoro.
Nel 1915 venne chiamato nel Comitato centrale di mobilitazione industriale. Nel 1919 ricevette il laticlavio ma la sua attività in Senato fu piuttosto limitata. Alla morte di Colombo (1921) fu designato all’unanimità alla direzione del Politecnico. Rimase in carica per poco più di un anno non avendo modo di dare un’impronta precisa al suo operato, salvo l’impegno per la realizzazione della nuova sede dell’istituto nella ‘Città degli studi’.
Scomparve improvvisamente per attacco cardiaco il 19 aprile 1922.
Fonti e Bibl.: Documentazione sul percorso formativo, sull’attività didattica e su quella come rettore si conserva presso l’Archivio storico del Politecnico di Milano; altre notizie biografiche in Archivio di Stato di Milano, Gabinetto di Prefettura I versamento, Onorificenze; Aspiranti al laticlavio. Una bibliografia completa degli scritti di Cesare Saldini è in M. Ferrazza, C. S. tecnico e politico, tesi di laurea a.a. 1984-85, Università degli studi di Milano, facoltà di scienze politiche, relatore C.G. Lacaita, pp. 340-349. Per l’attività come consigliere comunale e l’operato nei diversi assessorati, si veda Comune di Milano, Atti del Municipio di Milano, Milano 1884-1899, poi Comune di Milano, Atti del Comune di Milano, Milano 1900-1922. L’elenco della cariche ricoperte nei diversi consigli di amministrazione è in Credito Italiano, Notizie statistiche sulle principali società per azioni italiane, Milano 1910-1922. Commemorazioni sono in: G. Belluzzo, C. S., in L’industriale, 30 aprile 1922; E. Paladini, C. S., in Annuario del Politecnico di Milano, 1926-1927. Per l’attività parlamentare: www.senato.it (http:// notes9.senato.it/web/senregno.nsf/e56bbbe8d7e9c734c125703d002f2a0c/c7e53610f93aaf424125646f005f47ed?OpenDocument).
M. Ferrazza, C. S. e l’industria molitoria, in Storia in Lombardia, VI (1987), 2, pp. 75-101; C.G. Lacaita, L’intelligenza produttiva. Imprenditori tecnici e operai nella Società d’incoraggiamento d’arti e mestieri di Milano (1838-1988), Milano 1990, ad indicem.