SIEPI, Cesare
– Nacque a Milano il 10 febbraio 1923 da Mario e da Paolina Vismara.
Studiò sotto la guida di Cesare Chiesa, versatile musicista milanese, organista, didatta nella scuola di avviamento al canto del teatro alla Scala (ebbe tra i suoi allievi Giuseppe Di Stefano e Lino Pagliuca).
Nel 1941 Siepi debuttò al Comunale di Schio, nel ruolo di Sparafucile nel Rigoletto. Durante la guerra riparò nel Canton Ticino, dove continuò lo studio con il direttore di coro Arnaldo Filipello. Nel 1946 ritornò sulle scene, producendosi alla Fenice di Venezia, Silva nell’Ernani e Zaccaria nel Nabucco, titolo che il 26 dicembre inaugurò la stagione della Scala in occasione della riapertura postbellica. Nel teatro milanese svolse un’attività particolarmente intensa fino al 1950; nella stagione estiva del 1946 (al Palazzetto dello sport) aveva cantato Ramfis nell’Aida, Sparafucile nel Rigoletto e, debuttando nella recita del 29 settembre, Padre Guardiano nella Forza del destino (in sostituzione di Tancredi Pasero); nel 1947 effettuò numerosi debutti: Nonno Innocenzo in L’Oro di Ildebrando Pizzetti, Raimondo nella Lucia di Lammermoor, il Vecchio ebreo nel Sansone e Dalila, Conte des Grieux nella Manon di Jules Massenet, il Grand’inquisitore nel Don Carlo, Pogner nei Maestri cantori di Norimberga, Colline nella Bohème, Lotario nella Mignon; nel 1948 cantò di nuovo Ramfis, Alvise nella Gioconda (opere che aveva eseguito per la prima volta nel 1946 al Verdi e al Castello di S. Giusto a Trieste), Mefistofele nel Faust di Charles Gounod, debuttato quello stesso anno al Politeama Rossetti di Trieste; il 10 giugno, per il trentesimo della morte di Arrigo Boito, fu Mefistofele nel Prologo dell’omonima opera e Simon Mago nell’atto III e IV del Nerone, direttore Arturo Toscanini; nel 1949 Baldassare nella Favorita, già eseguita nel 1947 al San Carlo, mentre affrontò la parte di Giorgio nei Puritani. Nel 1950 cantò Pistola nel Falstaff. In giugno si produsse nella Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, in settembre nel Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart e nella Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. Alla Scala tornò ancora nella stagione 1955-56 nel Simon Boccanegra (Fiesco), in Don Giovanni e nel Requiem di Mozart; poi nel 1958 come protagonista nel Mefistofele ed Enrico VIII nell’Anna Bolena con Maria Callas. Vi comparve per l’ultima volta nel 1979, Fiesco nel Simon Boccanegra. Tra il 1947 e il 1950 cantò all’Apollo di Lugano, al Comunale di Bologna, al Liceu di Barcellona (nel 1947 vi debuttò nell’Anna Bolena), al San Carlo di Napoli, al Carlo Felice di Genova, al Donizetti di Bergamo e al Comunale di Firenze, dove nel 1948 debuttò quale Oroveso in Norma. Nel 1949 all’Opera di Roma aveva debuttato nel Parsifal, Gurnemanz, e nel Simon Boccanegra, Fiesco, mentre in dicembre fu Kaspar nel Franco cacciatore di Carl Maria von Weber al Comunale di Bologna. Nello stesso anno si era prodotto al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, Faust, Mignon, La favorita e Il barbiere di Siviglia.
Nel 1950 al Grande di Brescia cantò per la prima volta l’intero Mefistofele di Arrigo Boito, mentre al Grande di Pompei fu protagonista nel Giulio Cesare di Georg Friedrich Händel (parte di mezzosoprano che all’epoca si soleva affidare a voci di basso-baritono). In quell’anno avvenne il debutto al Metropolitan di New York, Filippo II in un nuovo allestimento del Don Carlo. Il sovrintendente, Rudolf Bing, ravvisò nel basso milanese il degno successore di Enzo Pinza, che per decenni aveva dominato la scena del grande teatro statunitense. Il successo fu tale che Siepi venne confermato al ‘Met’ e lì si produsse per ventitré stagioni, dal 1954 al 1973; cantò Don Carlo, Faust, Il barbiere di Siviglia, La bohème, La forza del destino, Le nozze di Figaro (Figaro), Aida, Don Giovanni, La Gioconda, Rigoletto, Boris Godunov, Fidelio (Fernando), Norma, Die Fledermaus (come artista ospite nel ricevimento del principe Orlofsky), Ernani, Nabucco, Die Zauberflöte (Sarastro, in inglese), Parsifal, Simon Boccanegra. Cantò anche nella Messa da Requiem e in alcuni gala.
In America Settentrionale comparve al Lyric Theatre di Baltimora, alla American Academy of music di Philadelphia, al Public Auditorium di Cleveland, al Municipal Auditorium di Memphis, al Music Hall di Dallas e di Houston, al Northrop di Minneapolis, al Lyric Opera di Chicago, al Fox Theatre di Atlanta, al Civic Auditorium di Boston, al Constitution Hall di Washington, alla Salle Wilfrid-Pelletier di Montréal e al Massey Hall di Toronto, al Music Hall di St Louis. Nel 1951 al Carnegie Hall di New York fu il basso nella Messa da Requiem diretta da Arturo Toscanini, accanto a Herva Nelli, Fedora Barbieri, Giuseppe Di Stefano. Tuttavia nel sesto decennio non mancò di ritornare in Italia: nel 1951 alla RAI di Milano per La forza del destino, che riprese subito dopo al Castello di San Giusto a Trieste, mentre in ottobre fu al Regio di Parma per Don Carlo; nel 1952 alla RAI di Torino per La bohème e La sonnambula; nel 1953 a Firenze per La forza del destino e la Messa da Requiem; nel 1954 ancora alla RAI di Torino per Don Carlo; nel 1955 all’Alighieri di Ravenna per il Faust; nel 1956 a Firenze per Don Carlo e all’Arena flegrea di Napoli per Mefistofele; nel 1957 alla RAI di Milano per Il barbiere di Siviglia; nel 1958 al Massimo di Palermo per Mefistofele e alla RAI di Roma per Ernani; nel 1959 all’Arena di Verona per Faust, che nel 1960 riprese al Kursaal di Lugano. Nel 1953, 1954 e 1955 fu al Festival di Salisburgo, e alla Felsenreitschule cantò Don Giovanni, diretto da Wilhelm Furtwängler in un’edizione storica del capolavoro mozartiano (disponibile anche in film).
Il 19 maggio 1962 debuttò al Broadhurst Theatre di Broadway in Bravo Giovanni, musical di Ronny Graham e Milton Schafer, che si apre con la canzone Rome, da lui resa celebre. Tornò al musical nell’aprile del 1979, al St James Theatre di Broadway in Carmelina, di Alan Jay Lerner, Burton Lane e Joseph Stein, tratto dal film Buona Sera, Mrs. Campbell (1968; Buonasera, signora Campbell), che ebbe come star Gina Lollobrigida. Nel 1962 comparve al Covent Garden di Londra con Don Carlo e Don Giovanni (vi si era già esibito nel 1950 nel Falstaff e nella Messa da Requiem, cantata anche al Royal Albert Hall); vi tornò nel 1973 con Don Giovanni, nel 1975 con Norma, mentre nel 1972 aveva sostenuto il ruolo eponimo nel Mefistofele al Royal Festival Hall. Il decennio 1960-70 fu caratterizzato anche da una crescente collaborazione con la Staatsoper di Vienna, che si protrasse fino agli anni Ottanta, cantandovi Aida, Il barbiere di Siviglia, Don Carlo, Don Giovanni, La bohème, Faust, La Juive (debuttò nella parte del cardinal Brogni), La forza del destino, Le nozze di Figaro, Parsifal, Simon Boccanegra (Fiesco).
Dopo il 1970 ricomparve spesso in Italia, nel 1973 fu Dosifej nella Chovanščina di Modest Petrovič Musorgskij all’Auditorium RAI di Roma, nel 1974 debuttò nel ruolo eponimo del Mosè di Gioachino Rossini alla Fenice e comparve all’Opera di Roma nel Don Carlo (Filippo II), indi nella Forza del destino al Comunale di Firenze. Nel 1976 fu al Margherita di Genova per La favorita e al San Carlo per Don Carlo. Tornò a Napoli nel 1977 all’Auditorium RAI per il debutto quale Seneca nell’Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi. Mentre al São Carlos e al Coliseu dos recreios di Lisbona cantò Don Carlo. Nel 1980 fu Sarastro nel Flauto magico alla Fenice, Ramfis nell’Aida all’Arena di Verona, e allo Sferisterio di Macerata Don Basilio nel Barbiere di Siviglia, che riprese l’anno successivo a Barcellona, dove nel 1982 cantò Anna Bolena; riprese La favorita e, nel 1983, Il barbiere di Siviglia, entrambi al Regio di Parma, mentre in novembre fu Lotario nella Mignon di Ambroise Thomas, opera che aveva eseguito alla Scala nel 1947. Al 1986 risale l’ultimo debutto di Siepi, Roger nella Jérusalem al Regio di Parma. L’addio alle scene avvenne prima nel gennaio a Parma, Ramfis in Aida, indi il 21 aprile in concerto al teatro Carani di Sassuolo.
Morì al Piedmont Hospital di Atlanta il 5 luglio 2010; era stato colpito da un ictus il 26 giugno. Nel 1962 aveva sposato Louellen Sibley, attiva dal 1958 al 1962 come ballerina al Metropolitan di New York (danzò in Aida, La Gioconda, Lucia di Lammermoor allestita da Franco Zeffirelli, e in Manon). Dal matrimonio nacquero due figli. Carattere schivo, Siepi fu sempre molto attento a difendere la propria privacy, restio a comparire in pubblico fuori dalle scene e a concedere interviste.
La carriera discografica fu non meno vivace e prestigiosa. Tra il 1947 e il 1948 incise una serie di 78 giri per Cetra che misero in risalto la bellezza della voce e il portamento dell’interprete. Nel 1952, sempre per Cetra, incise La sonnambula, diretta alla RAI di Torino da Franco Capuana, con Lina Pagliughi e Ferruccio Tagliavini. Negli anni Cinquanta entrò nella scuderia della Decca e registrò sia alcuni recital del massimo interesse, anche per la rarità di talune pagine (l’evocazione delle suore dannate nel Robert le Diable, il Piff! paff! e il Corale di Marcello negli Huguenots di Giacomo Meyerbeer), sia una serie di opere complete, Il barbiere di Siviglia, La bohème, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, La Gioconda, Rigoletto, Mefistofele, La forza del destino, con cast e direttori di spicco, tra i quali Furtwängler, Josef Krips, Erich Kleiber e Dimitri Mitropoulos. Nel 1977 fu Archibaldo nell’Amore dei tre re di Italo Montemezzi, registrata sotto la direzione di Nello Santi per RCA. Le pubblicazioni live permettono di ascoltarlo in alcuni titoli non compresi dalla discografia ufficiale, primo fra tutti Don Carlo, che fu uno dei suoi cavalli di battaglia, ma anche in un’opera rara come Marin Faliero di Gaetano Donizetti (nel ruolo eponimo), eseguita alla RAI di Milano nel 1976.
Voce pregevolissima, pastosa nel timbro, si sposava alla perfezione al ruolo del basso cantante (o basso nobile), ma seppe sostenere con ottimi risultati anche parti da basso profondo. La tecnica era sicura, sebbene Rodolfo Celletti non mancò di ritenerla inferiore a quella dei più grandi bassi del passato, come Nazareno De Angelis o Tancredi Pasero. Accolse nel suo canto una vocalità colloquiale, come quella del Conte della Sonnambula; si distinse nella produzione verdiana, declinata nelle diverse esigenze, dalla religiosa concentrazione della Messa da Requiem alla ieratica severità di Zaccaria del Nabucco e del Padre Guardiano della Forza del destino, dalla tragicità di un Filippo II severo e dolente alla determinazione quasi diabolica di Silva nell’Ernani e di Fiesco nel Simon Boccanegra o, fuori dalla produzione verdiana, dell’Alvise nella Gioconda. Seppe così dare adeguata realizzazione al Mefistofele di Boito e a quello di Gounod, passando da una scrittura che privilegiava la forza a un’altra più sfumata e sottile. La duttilità gli consentì di essere un Figaro incisivo. Si impose quale Don Giovani fascinoso, di cui, grazie anche all’eleganza della figura, alla signorilità dei modi, all’abilità dell’attore, alla bellezza di un canto di alto lignaggio, può essere considerato a pieno titolo interprete di riferimento e vero erede di Pinza. Nel paragonarlo a quest’ultimo, Giacomo Lauri-Volpi (1960) dettò un giudizio che giova rileggere: «Voce togata, un po’ sorda e aperta nella zona inferiore, manca del metallo aureo che costituiva il blocco compatto del lingotto vocale del romagnolo [scilicet Pinza]. In compenso, Siepi sembra aver superato il metodo istintivo e modificato l’oggetto del suo canto. Ricercatore assiduo, ha trovato la melodia nel fondo dell’anima, e va dirigendo la voce verso una meta infallibile. Donde la tenerezza e la persuasione del suo canto, la dignità del suo stile, l’austerità della sua colorita dizione, la solennità ieratica del suo atteggiamento scenico» (p. 213). Nel corso della lunga carriera si trovò a rivaleggiare con bassi prestigiosi come Nicola Rossi-Lemeni, Boris Christoff, Nicolai Ghiaurov, mantenendo sempre alto un prestigio che gli valse riconoscimenti internazionali.
Fonti e Bibl.: G. Lauri-Volpi, Voci parallele, Milano 1960, p. 213; G. Gualerzi, C. S., in Le grandi voci, Roma 1964, pp. 770-773; M. Agliati, Il Teatro Apollo di Lugano, Lugano 1967, p. 602; R. Celletti, Il canto, storia e tecnica, stile e interpretazione dal ‘recitar cantando’ a oggi, Milano 1989, p. 120; R. Broggini, Terra d’asilo. I rifugiati italiani in Svizzera 1943-1945, Bologna 1993, pp. 214 e 222; P. Gruber, Guide to recorded opera, New York-London 1993, ad ind.; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, pp. 315 s., 452; P. Gruber, The Metropolitan Opera guide to opera on video, New York-London 1997, pp. 168 s., 173; R. Celletti, Storia dell’opera italiana, II, Milano 2000, pp. 723 s.; K. J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, IV, Bern-München 2003, pp. 4396 s.; C. S., a cura di P. Rossini, Milano 2003; J. Kesting, Die großen Sänger, III, Kassel 2010, pp. 1624-1628; S. Hastings, The Björling sound, Rochester 2012, pp. 59-62, 293, 298; C. Piccardi, Voci e suoni attraverso la frontiera. Musica e scena tra Italia e Svizzera, in Aspetti dei rapporti tra Svizzera e Italia, a cura di M. Viganò, Castagnola 2013, p. 76.