VALLETTI, Cesare
Nacque a Roma il 18 dicembre 1922 da Guido, medico, che morì quando Cesare era ancora in tenera età. La madre, Maria, si trasferì a Viterbo, dove lo educò con il fratello Attilio, poi professore nel locale Liceo classico, di cui divenne preside. L’amore per la musica crebbe durante l’adolescenza, assecondato dalla madre che suonava il pianoforte. Scopertosi una interessante voce di tenore, Valletti compì i suoi primi studi a Roma con un’insegnante privata. Si perfezionò con Tito Schipa e tenne alcuni concerti per le truppe.
Debuttò il 15 marzo 1947 al Teatro Piccinni di Bari, Alfredo nella Traviata di Verdi; subito dopo si produsse al Massimo di Cagliari in Donna Imperia di Franco Alfano e in Gianni Schicchi di Puccini. In luglio, all’Opera di Roma, fu Paolino nel Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa e in dicembre il Conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia di Rossini: avviò così un rapporto con il teatro della capitale, dove negli anni immediatamente successivi interpretò alcuni dei personaggi caratteristici del suo repertorio, da Werther, eroe eponimo dell’opera di Jules Massenet, a Elvino nella Sonnambula di Bellini. Il 19 dicembre 1950, al Teatro Eliseo di Roma, partecipò alla storica riscoperta del Turco in Italia di Rossini, diretta da Gianandrea Gavazzeni con Maria Callas, anche se poi per la registrazione discografica la Columbia gli preferì il tenore svedese, Nicolai Gedda, nome di maggior peso internazionale. Dal 1947 al 1956 frequentò regolarmente gli studi RAI, accrescendo così la sua popolarità presso un pubblico sempre più vasto: negli studi di Roma cantò Gianni Schicchi (1947), La sonnambula (1950), L’elisir d’amore di Donizetti (1952); a Torino nel 1948 Il ritorno di Ulisse in patria, nel 1949 Das Lied von der Erde di Gustav Mahler, Don Pasquale di Donizetti, Werther,e La Cenerentola di Rossini, nel 1952 i Vesperae solennes de Confessore di Mozart, nel 1954 la Messa in Do maggiore di Beethoven; a Milano nel 1950 La figlia del reggimento di Donizetti e I pescatori di perle di Georges Bizet, nel 1953 L’elisir d’amore, L’amico Fritz di Mascagni ed Eugenio Onegin di Čajkovskij, nel 1956 I virtuosi ambulanti di Valentino Fioravanti e Il credulo di Cimarosa; sempre a Milano nel 1954 e nel 1955 aveva preso parte rispettivamente alle edizioni televisive dell’Elisir d’amore e di Don Pasquale.
Il debutto alla Scala avvenne il 21 settembre 1950 col Falstaff (Fenton). Il 9 marzo 1951 cantò L’elisir d’amore; Franco Abbiati, critico severo ed autorevole, scrisse l’indomani sul Corriere della sera: «Valletti nei panni del sempliciotto Nemorino ha assai ben figurato vocalmente; possiede la tipica voce di tenorino che occorre per questo ruolo e la sa usare accortamente, da persona intelligente riscuotendo un applauso strepitoso e interminabile ... dopo la ‘Furtiva lagrima’». Negli anni seguenti tornò sempre felicemente alla Scala: memorabili Il principe Igor di Aleksandr Borodin diretto da Issay Dobrowen nell’aprile 1951 e la storica edizione della Sonnambula del marzo 1955, diretta da Leonard Bernstein, regìa di Luchino Visconti, accanto all’Amina di Maria Callas. Nel 1950 con i Complessi della Scala cantò Falstaff al Covent Garden, diretto da De Sabata, e vi ritornò nel 1960 per La traviata con la Callas.
Tra il 1950 e il 1955 fu presente al San Carlo di Napoli nel suo repertorio d’elezione, ma anche nella Lucia di Lammermoor di Donizetti (1951), nel Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi (1952), mentre nel 1953 fu Tamino nel Flauto magico di Mozart cantato in italiano, senza dimenticare la sua presenza in alcuni titoli del Settecento napoletano, allestiti negli anni Cinquanta vuoi nel teatro della Reggia di Caserta, vuoi nel teatrino di Palazzo Reale a Napoli, tra cui La zingara di Rinaldo da Capua e Lo frate ’nnamorato di Giambattista Pergolesi (1952), I tre amanti di Cimarosa e Il duello di Giovanni Paisiello (1953), e L’idolo cinese di Paisiello (1955). Al San Carlo comparve per l’ultima volta nel 1960, Nemorino nell’Elisir d’amore. Fu al Nuovo di Torino nel 1949 e nel 1951, cantò al Carlo Felice di Genova nel 1952 e nel 1953 (Don Giovanni di Mozart, Manon di Massenet e Il flauto magico); fu al Massimo di Palermo, tra l’altro nell’Amleto di Ambroise Thomas (1949); al Comunale di Bologna, alla Fenice di Venezia, al Verdi di Trieste, al Massimo di Cagliari, al Bellini di Catania, al Regio di Parma, al Municipale di Reggio nell’Emilia, al Donizetti di Bergamo. Significative sono le sue presenze al Maggio Musicale Fiorentino per la prima ripresa moderna della Donna del lago di Rossini (Giacomo V), direttore Tullio Serafin (1958), Idamante nell’Idomeneo di Mozart (1962), Giannetto nella Gazza ladra di Rossini (1965).
Il momento culminante della carriera di Valletti coincise con gli anni della sua attività negli Stati Uniti, preceduta nel 1951 da una stagione al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico (tra gli altri titoli, La traviata con la Callas). Dopo aver cantato il 19 settembre 1953 Werther e il 9 ottobre Il barbiere di Siviglia (Conte d’Almaviva) alla San Francisco Opera, il 12 ottobre debuttò al Metropolitan di New York, Don Ottavio in Don Giovanni; il 22 dicembre il critico del New York Times, Olin Downes,sentenziò ch’egli aveva brillato tra le punte di diamante della compagnia: «Senza vantare una gran voce, sfoggia un bello stile e sa porgere con tornita finezza, flessibilità e buon gusto le due grandi arie del primo e del second’atto, con tutto ciò sembrando un vero uomo e non già un ‘salame’, come suole accadere di questo personaggio-fantoccio». Seguirono Il barbiere di Siviglia e Manon (1954), Così fan tutte e Don Pasquale (1955), La traviata e Die Fledermaus (1958), e Il flauto magico (1959), eseguiti – le ultime due in inglese – anche a Philadelphia, Boston, Baltimora, Atlanta, le città toccate annualmente dalla tournée del Met. La sua attività al Metropolitan si distese per sette stagioni, con otto titoli, cui vanno aggiunti due serate di gala (1954 e 1956), in cui eseguì il second’atto del Barbiere di Siviglia. L’attività al Met si concluse bruscamente il 25 febbraio 1960 per i dissapori con l’allora sovrintendente Sir Rudolf Bing. Tornò alla San Francisco Opera nel 1963, con Capriccio di Richard Strauss, Così fan tutte e Il barbiere di Siviglia. In Europa cantò al Liceu di Barcellona (1948 e 1950), al São Carlos di Lisbona (1948 e 1952) e al Festival di Salisburgo (1960), nel Don Giovanni diretto da Herbert von Karajan. L’addio alla carriera avvenne nel 1968 con Nerone nell’Incoronazione di Poppea di Monteverdi, al Carramoor Festival nello Stato di New York.
Valletti aveva sposato Nicoletta Braibanti (1929-2016), nipote del compositore Ildebrando Pizzetti, che contribuì in maniera determinante a introdurlo negli ambienti musicali e a metterlo in contatto con figure eminenti del mondo della cultura. Ritiratosi a vita privata, svolse una brillante attività manageriale presso la Braibanti, nota azienda italiana di generi alimentari, occupandosi in particolare della fornitura di macchinari per la produzione della pasta. Al momento della cessazione dell’attività dell’azienda (1987) dimostrò forte rispetto e viva preoccupazione per la sistemazione dei dipendenti della ditta. Coltivò sempre una forte passione per il mare: amava trascorrere i momenti liberi nella villa ‘Il Carrubo’ ad Anacapri.
Morì a Genova il 13 maggio 2000.
Valletti svolse un’interessante attività discografica. Per la Cetra incise alcuni pezzi a 78 giri nel biennio 1950-51 e alcune opere complete, La Cenerentola, La figlia del reggimento, Il matrimonio segreto (1950), L’elisir d’amore e Don Pasquale (1952), Don Giovanni (1953); per la Columbia L’italiana in Algeri (1954) diretta da Carlo Maria Giulini; per la RCA la Manon di Massenet (1954), La traviata (1956), Madama Butterfly di Puccini, Il barbiere di Siviglia (1958) e Don Giovanni (1959); per la Philips Linda di Chamounix di Donizetti (1959). A questo lascito vanno aggiunte le numerose registrazioni dal vivo regolarmente in commercio, che testimoniano momenti fondamentali della carriera di Valletti, come il Falstaff e La sonnambula della Scala.
Voce preziosa di tenore lirico-leggero, educato alla scuola di Schipa, di cui all’esordio poté sembrare l’epigono, si dimostrò fin da subito interprete personale e moderno, senza mai tradire le esigenze della musica e dello stile. Si segnalò presto come delicato e intenso Don Ottavio, capace di dare rilievo ai vocalizzi dell’aria Il mio tesoro intanto, con un nitore che ricordava i migliori esempi dell’antica scuola. Si cimentò con grazia e nobiltà in parti eminenti del teatro comico rossiniano, Don Ramiro nella Cenerentola, Lindoro nell’Italiana in Algeri, il Conte d’Almaviva nel Barbiere: di quest’opera affrontò, in anticipo sulla Rossini-Renaissance, anche l’impervio rondò Cessa di più resistere, allora perlopiù soppresso. Un particolare valore assume la sua partecipazione alla Donna del lago del Maggio Musicale Fiorentino: la sua esecuzione dell’aria O fiamma soave che l’alma mi accendi può essere considerata un primo decisivo passo verso il recupero di un più corretto stile rossiniano, attaccata in maniera mirabile e condotta con una linea di canto la cui eleganza rimane ancor oggi insuperata. Modelli di gusto e di stile, screziati da una vena di romantica malinconia, sono anche i suoi Nemorino, Ernesto ed Elvino, per quanto condizionati dalla prassi esecutiva dell’epoca. Non vanno passati sotto silenzio neppure il delicato e appassionato Fenton, i personaggi di mezzo carattere dell’opera comica napoletana (spicca il Paolino del Matrimonio segreto)e i suoi accostamenti al drame lyrique francese, dove, come sempre, si faceva valere per il gioco delle sfumature e il fraseggio attento alle esigenze del dramma. La sobrietà del canto, la raffinata musicalità, il timbro d’«argento brunito» (Kesting, 2010, p. 2352) trovarono ulteriore conferma anche sul versante del genere liederistico: spicca l’esecuzione della Dichterliebe di Robert Schumann, che può essere accostata a quella dei migliori specialisti d’oltralpe.
R. Celletti, s. v., in Le grandi voci, Roma 1964, pp. 878-880; Id., Voce di tenore, Milano 1989, p. 194, 237 s., 244; P. Gruber, The Metropolitan Opera Guide to recorded opera, New York 1993, ad ind.; J. Ardoin, L’eredità Callas. La cantante, la diva, le incisioni, Milano 1997, pp. 52, 56, 110 s., 151-153; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, pp. 301, 309; P. Gruber, The Metropolitan Opera Guide to opera on video, New York 1997, pp. 77 s.; K.J. Kutsch - L. Riemens, s. v., in Großes Sängerlexikon, VI, Bern-München 1997, pp. 3563 s.; C. Marinelli, Discografia e videografia delle opere di Giuseppe Verdi. Rigoletto - Il trovatore - La traviata, Roma 1998, pp. 162, 164 s., 184, 188 s.; V, Poggiali, Antonio Ghiringhelli. Una vita per la Scala, Urbino 2004, p. 192; S. Zucker, Franco Corelli and a revolution in singing, I, New York 2015, ad ind.; E. Giudici, L’opera in CD e video, Milano 2007, ad ind.; D. Annachini, Il tenore di stile e di poesia, note di copertina per Cesare Valletti, in Il mito dell’opera, CD Bongiovanni, GB 1220/21-2; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, pp. 2349-2352.