VIGNOLA, Cesare
– Nacque a Venezia il 30 luglio 1695 da Cesare di Girolamo e da Pellegrina Ruzzato.
La famiglia proveniva dal Bergamasco e si era arricchita con la mercatura. Ottenuta la cittadinanza originaria, i Vignola, divisi in due rami, erano entrati a far parte della Cancelleria ducale, come fecero anche Cesare e cinque dei suoi molti fratelli.
Nonostante la giovane età, alla fine del 1717 Vignola fu nominato segretario del provveditore d’Armata Giorgio Pasqualigo, di stanza a Corfù. Era in corso la seconda guerra di Morea e proprio l’anno prima l’isola aveva subito un lungo assedio da parte dei turchi, ma la coraggiosa difesa del comandante Johann Matthias Schulenburg e la vittoria del principe Eugenio a Petervaradino avevano costretto gli ottomani a desistere dall’impresa. La permanenza di Vignola a Corfù fu dunque relativamente tranquilla, con l’eccezione del disastro provocato da un fulmine caduto, il 21 novembre 1718, sulla polveriera del castello; nel tragico evento morì il provveditore generale da Mar, Andrea Pisani, e Pasqualigo ne prese le veci, per cui Vignola protrasse la permanenza nell’isola fino al 1721.
Tornato a Venezia, il 6 luglio 1722 fu eletto segretario dell’ambasciatore a Vienna, Francesco Donà. Era la corte imperiale, ma soprattutto era l’Austria, con cui la Serenissima confinava dalla Lombardia all’Istria. Lasciò Venezia pochi giorni dopo e rimase a Vienna tre anni, fino al luglio del 1725, servendo Donà nelle sue molte incombenze, alle quali si sommarono le preoccupazioni derivanti dalla politica mercantilistica di Carlo VI, che nel 1719 aveva istituito il porto franco a Trieste, con negative ripercussioni sul commercio veneziano.
Un anno dopo la fine dell’incarico, il 28 luglio 1726, venne eletto segretario del magistrato delle Beccarie, ma non portò a termine il mandato perché pochi mesi più tardi fu nominato segretario di Nicolò Erizzo, destinato ambasciatore a Madrid. Si trattava di una nuova missione presso una corte prestigiosa, che per impulso della regina Elisabetta Farnese stava cercando di riacquistare alla Spagna gli antichi domini italiani. Vignola rimase due anni presso la corte iberica, dopo di che venne eletto segretario del Senato, ove prese servizio nel 1729. «Nella nuova condizione – scrive Mario Infelise (Corrispondenze diplomatiche, a cura di M. Infelise , 1992, p. 30) – poteva finalmente aspirare a compiere autonomamente col rango di residente missioni diplomatiche nelle sedi minori e, dopo una permanenza di due anni a Venezia, ottenne la prima nomina a Napoli».
Eletto il 16 febbraio 1732, giunse nella capitale del Regno il 4 giugno, subentrando a Giovan Francesco Vincenti, mentre stavano addensandosi sull’Europa le minacce che di lì a poco avrebbero portato allo scoppio della guerra di successione polacca. Due anni dopo il suo arrivo a Napoli, infatti, Carlos di Borbone, il futuro Carlo III, mosse da Parma alla conquista del Mezzogiorno, dove i presidi austriaci crollarono in rapida successione. Solo allora i dispacci di Vignola si fecero più vivaci e importanti, ponendo in secondo piano gli interessi dei mercanti veneziani e gli usuali taglieggiamenti dei pirati barbareschi. Divenuto pertanto indipendente il Regno sia dalla Corona asburgica sia da quella borbonica, l’attenzione del residente si spostò dalla politica estera alle questioni relative alla situazione interna del Paese, fornendo al Senato giudizi poco lusinghieri sulla nobiltà napoletana, volta a ricercare titoli e onorificenze anziché occuparsi dei problemi dell’economia nazionale, dall’agricoltura al commercio. Anche lo stesso Consiglio di Stato – scrisse in data 1° novembre 1735 – trattava prevalentemente «materie leggiere e di niuna importanza, sempre che si rifletta che in triplici volte si è discusso [...] se abbia ad admettersi per la prossima giornata di san Carlo anche le dame al bacciamano»; quanto a don Carlos, si dedica spesso alla caccia, «già che – così il 20 dicembre 1735 – [...] non le resta poi in che più occuparsi per l’estrema soggezione con cui viene tenuto sempre ozioso e lontano da ogni esplicazione che abbondantemente per altro somministrano le calamitose circostanze de’ tempi presenti» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Napoli, filza 128, ad dies).
Quanto a Venezia, inviò segretamente a Napoli un confidente degli inquisitori, l’abate Michelangelo Bozzini, nell’estate del 1737, con l’incarico di capire, potendo muoversi con maggiore libertà del residente, fino a che punto il riconoscimento da parte della Repubblica del nuovo sovrano potesse risultare a detrimento del commercio nazionale, a causa delle prevedibili ritorsioni austriache. Dopo di che, il successivo 16 novembre, il Senato elesse un ambasciatore straordinario a Carlo III nella persona di Alvise Mocenigo IV, per rallegrarsi della sua assunzione al trono.
Vignola spedì l’ultimo dispaccio da Napoli il 30 giugno 1739, dopo sette anni di permanenza nell’incarico, passando le consegne al suo successore, Aurelio Bartolini.
Ripreso il servizio presso la Cancelleria, il 24 gennaio 1742 fu eletto dal Consiglio dei dieci segretario legista, ossia custode delle leggi in vigore, ma fu una parentesi breve perché il 12 febbraio 1746 lasciò Venezia per assumere la carica di residente a Milano, dove sarebbe rimasto quattro anni, fino al 15 luglio 1750. La guerra di successione austriaca stava volgendo al termine: il 16 giugno 1746 le truppe austro-piemontesi sconfissero l’esercito franco-spagnolo nella battaglia di Piacenza, costringendo gli avversari a ritirarsi dalla Lombardia e dal Piemonte. Pertanto la legazione di Vignola risultò abbastanza tranquilla, riducendosi al disbrigo delle usuali questioni confinarie e al controllo delle truppe austriache che transitavano nei territori della Serenissima.
Nuovamente in patria, riprese le funzioni di segretario fino alla primavera del 1753, quando venne nominato residente a Napoli, donde spedì il suo primo dispaccio in data 5 maggio. Vi era già stato a lungo nel corso degli anni Trenta, per cui conosceva la situazione del Regno e soprattutto della corte, dove ritrovò vecchie conoscenze, tra le quali il segretario di Stato Bernardo Tanucci, con cui intrattenne buonissimi rapporti. Inviò l’ultimo dispaccio il 25 giugno 1756, dopo aver passato le consegne al suo successore, Francesco Hiarca. Finì così la sua attività di diplomatico, cui aveva dedicato ventiquattro anni, passando idealmente le funzioni al nipote omonimo, figlio del fratello Lorenzo, che come lo zio sarebbe stato residente a Milano e a Napoli.
A Venezia Vignola riprese il servizio di segretario del Senato e nel 1760 dei Savi alla Mercanzia, nonostante una salute sempre più precaria, che lo costrinse a trascorrere gli ultimi anni della sua vita ritirato in casa.
Morì nella sua abitazione il 30 ottobre 1784.
Fonti e Bibl.: Il riassunto della sua biografia è in Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli. Dispacci, XVI, 10 giugno 1732-4 luglio 1739, a cura di M. Infelise, Roma 1992, pp. 29-32. Si veda inoltre Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 13, Storia veneta: G. Tassini, Cittadini, c. 2218; Dieci savi alle decime, b. 323/78 (è la dichiarazione dei beni, resa nel 1740 in unione ai fratelli, che indica una rendita annua di 1599 ducati, costituita da case e centocinquantadue campi tra il Padovano e il Trevigiano); Provveditori alla Sanità, Necrologi, reg. 971, sub 30 ottobre 1784. Per la carriera diplomatica, Cancellier Grande, reg. 8, sub Beccarie; Consiglio dei Dieci, Misc. Codd., reg. 66, sub 24 gennaio 1741 m.v.; reg. 67 [sic], sub 6 luglio 1722 e 3 dicembre 1726; Senato, Dispacci, Napoli, filze 125-131 (le filze 125 e 126, dal giugno 1732 al febbraio 1734, sono inconsultabili), 137-139; Inquisitori di Stato, b. 466, sub 10 dicembre 1737; Senato, Dispacci, Napoli, filze 137-139 (quest’ultima ha solo un suo dispaccio); Senato, Dispacci, Expulsis papalistis, filza 38, n. 51; Senato, Dispacci, Milano, filza 191-193 (anche quest’ultima riporta solo il suo ultimo dispaccio).