Zocchi, Cesare
Scultore e medaglista (Firenze 1851 - Torino 1922), allievo del cugino Emilio, studiò all'Accademia Fiorentina. A sedici anni vinse il concorso per una pensione a Roma, dove eseguì una Frine che venne molto lodata. Dal 1881 al 1903 insegnò presso l'Accademia di Firenze e dopo il 1903 presso quella di Torino.
Iniziò l'attività di statuario col monumento a Maurizio Bufalini in Cesena (1883); eseguì, tra le molte altre, alcune statue per la facciata del duomo di Firenze; e vari monumenti, tra cui quelli di Sallustio all'Aquila (1895), di D. a Trento (1896), di Garibaldi a Napoli (1904).
Il monumento a D. a Trento è comunemente considerato il suo capolavoro. La sua erezione venne decisa dopo che nel 1889 era stata innalzata a Bolzano la statua al trovatore Walter von der Vogelweide; il concorso venne bandito nel 1891 e il monumento venne sovvenzionato da una larga partecipazione popolare. Esso consta di un piedistallo ottagonale in granito a tre ripiani. Nel primo, che allude all'Inferno, troviamo la figura di Minosse sul dorso di un drago; nel secondo (il Purgatorio), l'incontro di Virgilio e D. con Sordello e altre figure di penitenti; nel terzo ripiano è Beatrice. Sovrasta il complesso la statua di D., alta cinque metri (l'altezza totale del monumento è di metri 17,60).
Lo Z. appare il tipico rappresentante di una corrente celebrativa che trovò particolare espressione nella retorica tardo ottocentesca e ovviamente la sua fama subì i contraccolpi dei radicali mutamenti estetici avvenuti successivamente.