cesso
. La locuzione avverbiale ‛ in c. ', che compare in If XXII 100 (ma stieno i Malebranche un poco in cesso) non è spiegata unanimemente dagli antichi commentatori, i quali si trovano suddivisi in due schiere, cui corrispondono due diverse opinioni; dal punto di vista semantico esse non sono molto diverse, mentre molto si differenziano dal punto di vista filologico: secondo Benvenuto, Daniello, Venturi, l'espressione è da connettersi con il verbo ‛ cessare ', e ‛ stare in c. ' varrà dunque " stare tranquilli ", " smettere di tormentare " i dannati, " interrompere " l'ufficio di crudeli guardiani, " fermarsi ".
Anche il Tommaseo propende per una tale interpretazione, ma ricollega l'espressione con un antico sostantivo ‛ cesso ', da collegarsi a sua volta con ‛ cedere '. Al latino cedo riferiscono l'espressione i commentatori che l'interpretano come " in disparte ", " discosto " (per esempio il Buti e il Cesari), e spiegano stieno... in cesso come " stiano un po' lontani ", " se ne stiano un momento appartati ".
Altra soluzione del problema è offerta da una nota del Parodi (" Bull. " III [1895-96] 134, poi in Lingua 262), alla quale si rifanno tutti i commentatori successivi: " Toscanissimi i modi in cesso, di cesso: ‛ ma stien le male branche un poco in cesso ' Inf. 22, 100. Il Blanc dubita se valga ‛ in disparte ' o ‛ in riposo '; ma il Casini giustamente si risolve per il primo, dietro il confronto del v. 116; e l'uso degli antichi gli dà ragione... ".