CEVOLI DEL CARRETTO, Niccolò
Nacque a Savona da Francesco e da Francesca Del Carretto, intorno al 1650.
Francesco, di antica famiglia pisana, sarà sempre "ricordato" dal C. (che neppure fece in tempo a conoscerlo veramente) come l'eroico protagonista di un glorioso fatto d'armi: nel 1625, dopo una prestigiosa permanenza alla corte di Madrid, era stato messo a capo di un esercito spagnolo di cinquemila unità e mandato in soccorso della Repubblica di Genova, allora in guerra con il duca Carlo Emanuele I di Savoia. Con gli accenti di un'orgogliosa epopea domestica, il C. racconterà l'ingresso a Savona del padre capitano in un tardo manifesto a stampa Aux cavaliers françois. A questo "memoriale" è affidato anche il ricordo di un incidente sul quale scivolò la carriera militare dell'aureolato padre: il matrimonio a Savona nel 1627 con Francesca, figlia unica ed erede di Federigo Del Carretto dei marchesi di Santa Giulia, Brovia, Nicosa, Sodino e Savona. Ne nasceranno dieci figli, dei quali giungeranno a età matura solo Giovanni Carlo, votatosi alla Chiesa, e il C., che si dedicherà agli studi di medicina all'università di Torino. Francesco morì nel 1650.
Il C., la cui data di nascita si trovò a coincidere quasi con la morte del padre, si sentì terribilmente orfano e non amato all'interno della famiglia. Anzi, si sentì osteggiato. Trovò una prima possibilità di fuga nel matrimonio: così nel 1666 sposò a Genova Giulia Maria Botta, Centurione. Ma la tensione in famiglia esplose di lì a due anni.
Nel 1668 morì a Roma lo zio Tiberio Cevoli. Ne nacquero furiosi litigi tra i parenti tutti per l'accaparramento dell'eredità. Le vertenze legali coinvolsero anche il C., costretto a Roma come ci attesta lo scritto In Nomine Dei... Falsa documenta in Romana immissionis fidei commissi de Cevolis ... (Florentiae 1672).Per accordare le parti, la madre e il fratello superstite avrebbero voluto imporre al C. (già vedovo) il matrimonio con una cugina. Il C. si rifiutò di acconsentire e, perseguitato dall'"indignazione" della madre e del fratello, raggiunse Firenze. Nella città toscana venne arrestato sotto l'accusa di aver sedotto la figlia del proprio avvocato. Dopo sette mesi di prigione, poté riparare a Venezia. Espatriò quindi a Vienna, dove nel 1677 diede alle stampe La Musa veritiera. Ma ancora una volta il suo dongiovannismo lo portò in prigione: per una questione di donne, a Vienna si era battuto in duello con Gherardo Spinola. Venne per questo messo agli arresti per ben diciassette giorni. Emigrò successivamente in Olanda, e da Amsterdam passò a Londra. Lasciata l'Inghilterra a causa del movimento anticattolico, viaggiò per il Belgio e si fermò per poco più di un anno a Bruges. Più tardi si stabilì a Gand e poi a Tournai. In quest'ultima città, nella quale almeno dal luglio del 1679 esercitava la professione di medico (e del resto il memoriale indirizzato al granduca di Toscana il 27 ag. 1698 ce lo presenterà, retrospettivamente, dedito alla medicina e alla chimica durante l'accidentata "fuga" per l'Europa), il 12 marzo del 1681 sposò "clandestino matrimonio et tempore clauso" la contessa di Beaulieu "domina Joanna Elisabeth de Founaneri". Il matrimonio venne regolarizzato il 14 aprile dello stesso anno.
Il successo come "guaritore" (e solo per necessità sopportò il titolo "injurieux" di medico) fu per il C. un vero e proprio investimento narcisistico, col quale compensare le delusioni familiari e riscattare lo scotto di una vita randagia, sofferta sotto il peso della maledizione materna. Il narcisismo spiega l'arroganza ciarlatanesca del suo comportamento sociale, spintasi fino alla pubblicazione di un opuscolo provocatorio contro i medici in generale e quelli del Belgio in particolare: Rationalis et methodica medendi methodus contra pseudomedicos et phlebotomine abusus (Tornaci 1680).
Alle prime rimostranze dei medici di Tournai per quest'atto d'accusa, il C. rispose d'impeto con una Replicatio adversus quadam epistolam editam Tornaci die octava aprilis 1680. A questo punto i medici tutti si coalizzarono contro il C., che venne denunciato alle facoltà di Parigi, di Lovanio, di Douai, e al Collegio dei medici di Bruxelles.
Sempre nel 1680, a Tournai, i medici A. Seppa e P. Brisseau raccolsero in un volumetto di ventisette pagine (Ignorantiae detracta larva,seu censura libellorum Nicolai Cevoli de Carretto a celeberrimis medicinae facultatibus Parisiensi,Lovaniensi,Duacensi et inclyto Bruxellensium medicorum collegio) le risposte risentite delle facoltà, che lo definivano "venditore di fumo", "ciarlatano", "mestatore". Ma le accuse più pesanti erano contenute nell'incendiaria e sciovinistica prefazione all'opuscoletto: vi si insinuava che la sua fuga da Vienna fosse stata legata a un delitto capitale, e vi si denunciava una presunta inautenticità dei diplomi rilasciatigli dall'università di Padova, peraltro alquanto screditata "par la reputation que cette Faculté s'est aquise de conférer les dégrez à des ignorans". Frattanto il 7 ottobre anche la facoltà di Montpellier si pronunciava contro il C., seguita da quella di Reims (Collegiun medicorum universitatis Remensis,clarissimis et consult. medicis Tournacensibus, Tournai 1680). Il C. era però tornato alla carica e, protestandosi calunniato e appellandosi contro i voti delle facoltà francesi, aveva pubblicato una "triplicatio": Theriaca contra viperinos malesuade invidie morsus, Tornaci 1680. Neppure stavolta si fecero attendere le reazioni: in un madrigale manoscritto (riportato in S. Sulble, Quelques charlatans célèbres au XVIIIe siècle, Toulouse 1922, p. 70) si leggeva, per esempio, che al C. non mancava "que de vendre ou de la thériaque ou de l'orvietan pour être un parfait charlatan". Ad aggravare lo stato di tensione si aggiunse la pubblicazione di una circolare, nella quale il C. accusava i medici di venalità; e per di più, potendo disporre di una notevole somma pervenutagli dall'Italia, con spocchia aristocratica si dichiarava disponibile "pour le bien publique" a "visiter les pauvres et leur fournir de son propre argent les médicamens" e ancora a "donner son avis et dire son sentiment sans aucune vue d'intérest pour tous qui l'en prieron civilments". Il "Bellum Carrettarum" tracimava nel Rationalium et methodicorum et pseudomedicorum Lydius Lapis (Bruxelles 1681), dove Ippocrate compariva a giudice e censore delle facoltà francesi, e degenerava nel ridicolo con il manifesto Aux cavaliers françois (probabilmente del 1682) fatto affiggere agli angoli delle strade di Tournai soprattutto per dimostrare la legittimità del titolo di marchese contestata al C. dagli avversari. La situazione s'era fatta insostenibile, e al "guaritore" non rimase che lasciare il campo.
Lo scacco momentaneo l'obbligò alla ricerca di un'affermazione strepitosa che soddisfacesse il suo narcisismo e gli restituisse insieme l'ammirato consenso dei "clienti". Si improvvisò teologo di facile successo con tre opere: Antigraphum ad clerici Gallicani de ecclesiastica potestate declarationem e Atlas antigraphi nuper editi contra declarationem clerici Gallicani,de ecclesiastica potestate et de extensione Regaliae (Coloniae Agrippinae 1682), dedicate al papa Innocenzo XI; Hercules gentilis atlantis christiani columen (ibid. 1683).
Recuperata la propria credibilità sociale e culturale, con un imponente e dispendioso lancio pubblicitario il C. si affermò a Parigi (già dal 1682) nella lucrosa industria di specifici a largo spettro: spacciava infatti una miracolosa "eau Carretto", che spegneva "toutes les maladies guérissables, sans en excepter aucune". Tra l'invidia e la rabbia impotente dei medici, il ciarlatano C. - nonostante le calunnie che pretendevano identificarlo con il famigerato ciurmatore Ranuccio Carretto, al centro di uno scandalo diplomatico per essersi presentato ad Anversa in qualità di inviato speciale del duca di Savoia - seppe conquistarsi la fiducia dell'aristocrazia parigina presso la quale le sue droghe andavano a ruba e a prezzi elevatissimi. "Carrette ou Vichy" era lo slogan che circolava nei salotti parigini; e "Carretto... gagnoit de l'argent en faisant l'empirique", secondo la testimonianza del duca di Saint-Simon nei Mémoires (t. I, cap. XXXV, pp. 507 s. dell'edizione a cura di G. Truc, Paris 1953).
Da Parigi il C. si portava spesso a Tournai, dove il 2 sett. 1689 dichiarò la nascita del figlio Jean-Joseph-François-Marie, battezzato nella locale chiesa di Notre-Dame il 18 dello stesso mese.
Il successo e la ricchezza, che non erano mete ma strumenti di rivalsa tanto più valida in quanto ciarlatanescamente fraudolenta, non appagarono il Cevoli. Aveva bisogno di recuperare gli "affetti" familiari dei quali era stato defraudato. Pensò quindi di scendere negli inferi patrimoniali della sua famiglia, alla conquista del riconoscimento dell'"eredità" paterna contro i possibili divieti della maledizione materna.
Ceduti i diritti delle proprie ricette e di tutte le sue essenze di luna a una società parigina, rientrò in Italia per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti sulla "Contée de Cevoli du Domaine de Toscana". Scrisse e inviò al granduca di Toscana una serie di memoriali, nei quali denunciava la corruzione e la disonestà di magistrati e funzionari. Minacciava anche la pubblicazione di un manifesto quadrilingue, per additare allo sdegno dell'Europa intera le ingiustizie della magistratura toscana. Cosimo III, senza neppure documentarsi sulla vicenda, rispose con un ordine di cattura eseguito il 19 ag. 1698 a Milano con la complicità delle autorità locali. Il C. fu rinchiuso nel maschio di Volterra. E qui si trovava ancora nel 1705 quando - "tutto rattrappito dall'umidità" - chiedeva di essere liberato, in considerazione almeno delle critiche condizioni di salute. Al di là di questa data sul disperato C., perduto dall'unica aspirazione veramente onesta della sua vita, cade il silenzio.
Fonti e Bibl.: Nella Bibl. nazionale di Parigi, sotto la segnatura E.2489, sono raccolti gli opuscoli e i fogli che riguardano il Cevoli. Nella medesima biblioteca, con segnatura T.e.169 nn. 10-11, si conserva manoscritta l'anonima e maliziosa Apologie ou le marquis vengé in versi, cui si lega una lunga Addition ou récit de quelques autres aventures que Mr. Carretto a eues dans les Pays Bas. Altri docum. sono riportati in appendice alla tesi dottorale di H. Sulble, Quelques charlatans célèbres au XVIIe siècle (Toulouse1922), discussa nella facoltà di farmacia di Montpellier nel giugno del 1922. Notizie utili, sul periodo parigino, anche nel cap. XIV de Les caractères di J. de La Bruyère (Paris 1687) e nelle Lettres de Madame de Sevigné, IX-X, Paris 1818, (lettere del 1694), oltre ai citati Mémoires du duc de Saint-Simon. Si deve a M. Battistini il ritrovamento di importanti documenti d'archivio: Nel maschio di Volterra, Pescia 1925, pp. 130-139; e Medici ciarlatani e ciarlatani medici del sec. XVII. Il marchese N. C. d. C. in Francia ed in Belgio, in Rivista di storia d. scienze mediche e naturali, XXVII (1936), 7-8 pp. 243-255. Un accenno al C. anche in A. Corsini, Medici ciarlatanie ciarlatani medici, Bologna 1923, p. 73. Per il riferimento a Ranuccio Carretto vedi A. Bazzoni, Nuovi docum. intorno ad un avventuriero del sec. XVII, in Nuovo Arch. veneto, X (1895), pp. 5-12.