LIANG, Ch'i-Ch'ao
Filosofo e uomo di stato cinese, nato il 23 febbraio 1873 nel distretto di Sin-hwei hsien (Canton), morto a Pechino nel 1929: uno dei più eleganti e fecondi scrittori della Cina contemporanea. Figlio di contadini, apprese dal nonno l'amore allo studio. Dopo una rapida e brillante carriera, entrò nella vita politica e appartenne al gruppo dei riformatori guidati da K'ang Yu-wei. L'insuccesso del tentativo di riforme del 1898 (v. cina, X, p. 295) lo costrinse a fuggire in Giappone. Pubblicò allora varie riviste e opere (è tradotta, in francese, solo La conception de la loi et les théories des légistes, Pechino 1926). La prosa di L. è snella, viva e facile; accoglie con gusto i neologismi necessarî per esprimere le idee occidentali. Ebbe idee moderate in politica e in filosofia, accostandosi un poco al buddhismo e più ancora alle dottrine di Wang Yang-ming. Partigiano dapprima di una monarchia costituzionale sotto i Manciù, accettò la repubblica e si oppose al tentativo di restaurazione imperiale di Yüan Shih-kai nel 1915. Per breve tempo fu ministro della Giustizia nel 1913, e delle Finanze nel 1917. Contribuì nel 1916 a fare partecipare la Cina alla guerra contro la Germania. Si ritirò infine dalla politica e si diede all'insegnamento della storia e della letteratura cinese. L'influenza delle sue opere va crescendo rapidamente.
Bibl.: D. T. Hartington, The religious writings of L. C., in The Chinese Recorder, 1907, p. 467; P. M. D'Elia, Un maître de la jeune Chine, in T'oung Pao, Leida 1917, pp. 247-294.