CHANTILLY (A. T., 32-33-34)
Piccola città della Francia settentrionale, a 41 km. a N. di Parigi nel circondario di Senlis, dipartimento dell'Oise, con 5539 ab. Sorge al limitare dell'esteso bosco omonimo, sulle rive della Nonnette, affluente dell'Oise; è uno dei luoghi favoriti di passatempo dei Parigini ed è in special modo celebre per l'allevamento e le corse dei cavalli, oltre che per il suo castello col magnifico parco e le belle foreste (v. sotto). L'industria dei pizzi, una volta celebre, è ora completamente decaduta e la città non ha più che alcune fabbriche di merletti, di bottoni e stabilimenti per la filatura della lana. Passano per Chantilly la ferrovia del N. Parigi-Amiens-Boulogne-Calais e le due secondarie Parigi-Creil-Beauvais e Parigi-Senlis-Crépy-en-Valois; un servizio giornaliero di autobus la unisce a Senlis e Montsoult.
Le Conferenze di Chantilly durante la guerra mondiale. - A Chantilly (sede del gran quartiere generale francese) ebbero luogo quattro conferenze fra i comandi alleati negli anni 1915 e 1916. La prima, indetta su proposta del generalissimo italiano Cadorna, si riunì il 7 luglio 1915, con l'intervento, per l'Italia, del colonnello Breganze: essa si ridusse ad uno scambio di vedute e ad un infruttuoso invito rivolto alla Serbia da parte dell'Italia per una più attiva partecipazione alle operazioni. Maggiore importanza ebbe la seconda conferenza (6 dicembre 1915), nella quale il comando supremo italiano fu rappresentato, come nelle successive, dal generale Carlo Porro. Si stabilì di prendere nel 1916 contemporaneamente l'offensiva su tutte le fronti principali, tra le quali quella della Somme con 40 divisioni francesi e 20 inglesi; fu anche prospettato l'invio di eventuali rinforzi da una fronte ad un'altra, in caso di grande concentramento di attacchi avversarî in alcuni scacchieri. Il 14 marzo 1916 ebbe luogo la terza conferenza, nella quale, nonostante l'azione tedesca su Verdun allora in corso, si confermò di svolgere un'azione offensiva in Francia, Italia e Russia. Nella quarta conferenza (15 novembre 1916) si discussero i progetti per una grande offensiva generale in primavera del 1917 e di nuovo l'eventualità di reciproci rinforzi in caso di grandi concentramenti offensivi del nemico (v. guerra mondiale).
Il castello di Chantilly. - Per tutto il Medioevo non v'era che un castello appartenuto ai Bouteillers di Senlis (sec. XII e XIII), poi a Guido di Laval (sec. XIV) e finalmente agli Orgemont. Anne de Montmorency, alla cui famiglia il castello era pervenuto nel 1484, ne fece una delle più belle residenze della Francia. Disgraziatamente del castello, allora costruito da Chambiges nello stile dei castelli della Loira, nulla rimane; resta solo il piccolo castello, eretto ai piedi della rupe di Chantilly da P. Desille sui disegni di Giovanni Bullant, Che risentiva l'influenza di Filiberto Delocheme. Al dominio dei Montmorency successe il dominio dei Condé. Sotto il gran Condé, nel sec. XVII, Chantilly ricevette grandi abbellimenti: il Le Nôtre disegnò i giardini e le famose fontane, celebrate dal Bossuet, e tracciò nella foresta viali regolari. Il principe Enrico Giulio (1686-1709), figlio del gran Condé, fece apportare dal Mansard notevoli cambiamenti al piccolo castello ed erigere dall'architetto P. Gitard una chiesa e alcune foresterie che furono il nucleo attorno al quale si andò formando la città di Chantilly, divenuta comune nel 1692. Il duca di Borbone (1710-1740) la trasformò interamente e le diede uno sviluppo tale, che può considerarsi il suo vero fondatore. G. Aubert ricostruì la cappella nel 1718 e un po' più tardi la facciata d'ingresso al castello. Nel 1723 fu edificato un ospedale, nel 1724 venne ampliata la chiesa, nel 1730 fu creata la celebre maniattura di porcellane e nello stesso anno il duca concesse alcuni terreni con l'obbligo di fabbricare secondo i piani dell'Aubert (Piazza dell'Ospedale), il quale costruì dal 1719 al 1735 le grandi scuderie, una delle più belle opere dell'architettura del sec. XVIII, dando viva idea di ciò che doveva essere la facciata del gran castello. : Luigi Giuseppe, principe di Condé (1740-1789), fece costruire nel 1757 il giuoco della palla, oggi annesso al museo. Durante la Rivoluzione il castello fu raso al livello della terrazza e tutto il resto ridotto a prigione. Nel 1811 Chantilly fu assegnata alla regina Ortensia, ma nel 1814 il principe di Condé rientrò in possesso di quanto rimaneva della sua proprietà, la ricostruì quasi interamente e nel 1817-1819 fece tracciare il gran giardino inglese da V. Dubois. Il duca d'Aumale, erede del principe di Condé, fece restaurare il castello dal Daumet nel 1872-1882, e, dopo avervi collocato le collezioni da lui raccolte (Museo Condé, 1889), lo donò all'Istituto di Francia, che, alla sua morte (1897), ne prese possesso.
Il duca d'Aumale, letterato e bibliofilo, seppe riunire una delle più belle biblioteche della Francia. Anzitutto ereditò quella dei Condé, ricchissima di manoscritti, poi quella di Luigi-Filippo (antica collezione Standish). Egli stesso poi fece molti acquisti ed in particolare ricercò libri miniati, come il libro d'ore del duca di Berry, ch'è l'oggetto più prezioso della raccolta, lavoro impareggiabile dei Limbourg, divenuto celebre col nome di Très Riches Heures de Chantilly (1416). Fa parte della medesima raccolta il ricco salterio d'Ingeborg di Danimarca (secolo XIII), il Salterio di San Luigi, un manoscritto famoso di Iacopone da Todi, adorno d'un ritratto del poeta, il manoscritto della Canzone delle Virtù e delle Scienze di Bartolomeo di Bartoli (pubblicato da Dorez a Bergamo nel 1904) e le più belle produzioni della penna e del pennello di Jarry nel sec. XVII. Al duca d'Aumale piacquero anche le belle rilegature, e nelle sue collezioni troviamo quelle del Sacramentario di Lorsch (sec. XI), del Salterio di San Luigi (1214), del Breviario di Giovanna d'Evreux (verso il 1330), ecc. La collezione di pitture comprende i pochi quadri ereditati dai Condé, che formano la Galleria delle Battaglie, alcuni ritratti di famiglia, due Van Dyck, un Nattier, un Largillière, un Van Loo, alcune tele decorative del Huet, dell'Oudry e del Deportes, e inoltre tre collezioni private acquistate dal duca d'Aumale, ossia quella del principe di Salerno (nel 1851); quella del marchese Maison, con quadri del Decamps, del Marilhat, del Prudhon, del Watteau e del Greuze; quella appartenuta al Reiset con quaranta tele di prim'ordine di maestri italiani, francesi e fiamminghi (nel 1878), tra le quali uno squisito frammento del Sassetta (le Nozze di S. Francesco con la Povertà), il meraviglioso ritratto di Simonetta Vespucci di Piero di Cosimo e l'incantevole quadro delle Tre Grazie di Raffaello. Il duca fece di tutto per raccogliere i quadri che avevano appartenuto alla sua famiglia: due di Filippo di Champaigne, sei Poussin, un Lancret, un de Troy, un Decamps, un Boilly, un Delaroche, alcuni Vernet. Nel 1869 comprò la Madonna di Raffaello detta della Casa d'Orléans, poi la collezione Lenoir, 150 disegni a matita e una ventina di ritratti del Clouet e di Corneille de Lyon; verso il 1880, opere di Filippino Lippi, di Memling, e tele del Meissonier, del Neuville, del Corot, del Bonnat, del Detaille; poi i 480 ritrattì del Carmontelle, i 600 lavori di Raffet, ecc.; nel 1889, 300 ritratti francesi, disegni a matita del sec. XVI e infine quaranta miniature di Jean Fouquet, del libro d'ore di Stefano Chevalier, note sotto il nome dei Quaranta Fouquet di Chantilly (pubblicate da F. Gruyer a Parigi nel 1901). Inoltre nelle collezioni del duca d'Aumale si trovano circa 3000 stampe, statue, bronzi, smalti, una raccolta completa delle ceramiche di Chantilly e da tre a quattro mila medaglie.
Bibl.: L. Palustre, La Renaissance en France, Parigi 1879, I; F.A. Gruyer, Chantilly, Musée Condé, notice des peintures, Parigi 1899; id., La peinture au Musée Condé, voll. 3, Parigi 1899-1902; G. Macon, Histoire des édifices du culte à Chantilly, in Bull. du Comité archéol. de Senlis, 1902; id., Les arts dans la maison de Condé, Parigi 1903; id., les architectes de Chantilly, 1904; id., La bibliothèque du château de Chantilly et le Musée Condée, 1905; id., Chantilly et le Musée Condée, Parigi 1910; E. Moreau Nélaton, Chantilly, Crayons français du XVIe siècle, Parigi 1910; E. Muller, Memento arch. pour les environs de Chantilly, Senlis 1916; H. Martin, Les Fouquet de Chantilly, Parigi s. a.; Androuet Du Cerceau, Les plus excellents bâtiments de France, II; G. Macon, Chantilly, Les peintures, Parigi s. a.