CHARKOV (IX, p. 937)
Con l'attuazione dei due primi piani quinquennali dell'economia sovietica, la città subì un radicale cambiamento di fisionomia, diventando uno dei principali centri industriali dell'Ucraina. Di pari passo un razionale piano regolatore ne aveva fatto, prima della guerra 1941-45, una delle più belle e moderne città dell'Unione Sovietica. Scoppiato il conflitto russo-germanico, e sviluppandosi con successo l'offensiva germanica, il 24 ottobre fu abbandonata dall'Armata Rossa, che smontò e trascinò altrove tutte le attrezzature industriali di qualche importanza. I sovietici perdevano con Charkov uno dei più importanti nodi delle comunicazioni dell'Ucraina, allaccianti la Russia centrale e baltica con il territorio industriale del Donec e del Mar Nero. Durante le violente battaglie della primavera del 1942 e dei primi mesi del 1943, gli eserciti in campo si disputarono accanitamente la città, cardine strategico di tutto il fronte meridionale e caposaldo indispensabile per la difesa del bacino industriale del Donec. Liberata una prima volta dalle truppe sovietiche il 16 febbraio 1943 e rioccupata dalle truppe tedesche quattro settimane dopo (15 marzo), fu definitivamente espugnata, dopo cruenti combattimenti casa per casa, dalle truppe russe del fronte ucraino il 23 agosto 1943. Terminata vittoriosamente la guerra contro la Germania, le autorità sovietiche fissarono un grandioso piano di ricostruzione della città, in particolar modo nella sua parte centrale, distrutta per il 70%. La popolazione della città ammontava, nel 1939, a 833.432 ab.