GAULLE, Charles-André-Joseph-Marie de (App. II, 1, p. 763)
Generale e uomo politico. La sua fortuna politica, appoggiata al Rassemblement du peuple français (R P F), ebbe una rapida decadenza, soprattutto a partire dal luglio 1952, quando 27 deputati e una diecina di senatori ostili alla ferrea disciplina di partito uscirono dal movimento, così che de G., il 6 maggio 1953, abbandonò la lotta politica, riservandosi la conquista del potere al momento in cui si fosse verificata "una grave scossa del paese". Le elezioni del 1956 segnarono il crollo del gollismo come forza politica, ma di lì a due anni la grave crisi del regime, seguita allo scacco di Suez e al "pronunciamento" dei militari di Algeri, con a capo il gen. J. Massu (che sviluppò col suo Comitato di salute pubblica e varie formazioni di destra una vasta azione nel paese), decise de G. a uscire dal suo romitorio di Colombey-les-Deux-Églises. Il 28 maggio fu incaricato dal presidente Coty di formare un governo "nazionale". Restaurata, col suo prestigio personale, l'autorità dello stato in Algeria, avviò un'ardita riforma costituzionale (v. francia; comunità francese, in questa App.) e l'8 gennaio 1959 fu eletto presidente della Repubblica e della Comunità francese. Tutti gli sforzi di de G. furono da allora rivolti alla ricerca di una soluzione del conflitto algerino, contro l'opposizione di tutti: destre e sinistre, oltre quella del F.L.N., e le stesse perplessità o aperte ostilità internazionali. Così, da un lato egli cercò, come premessa, di sollevare al massimo il prestigio internazionale della Francia, come peso negli affari mondiali: richiesta di riorganizzare la NATO nel senso di creare un "direttorio" delle tre maggiori potenze - Francia, Gran Bretagna e S. U. A. - su un piano di parità; rivendicazione con i fatti (esplosioni nucleari nel Sahara) della parità atomica; intesa franca con la Germania di Adenauer e aperta collaborazione con l'Italia (notevole risonanza ebbe la partecipazione di de G. nel giugno 1959 alle celebrazioni in Lombardia del centenario della guerra del 1859); incontro "al vertice", svoltosi a Parigi nel maggio 1960, ma senza risultati. Dall'altro lato, nello specifico problema algerino, pur nel vivo dei contrasti di tendenze o vera e propria opposizione, egli pose come meta l'attuazione di una "Repubblica algerina", che dovrebbe decidere di sé stessa e del grado dei legami con la Francia, una volta raggiunta la pace. Questa idea, da lui considerata quale unica via di uscita dopo 6 anni di guerra, ebbe nella madrepatria un notevole consenso, col referendum dell'8 gennaio 1961.