Boyer, Charles
Attore cinematografico e teatrale francese, nato a Figeac (Lot) il 28 agosto 1899 e morto a Phoenix (Arizona) il 26 agosto 1978. Con Maurice Chevalier fu l'altro attore francese che riuscì a imporsi negli anni Trenta e Quaranta a Hollywood rappresentando il perfetto French lover, interprete ideale di melodrammi appassionati e romantici, ma al contempo capace di ironizzare, in alcune riuscite commedie, su quegli stessi ruoli che gli avevano garantito il successo. Con il passare degli anni i personaggi che gli vennero affidati furono quasi costantemente quelli del maturo seduttore, che egli scelse di interpretare rovesciando il fascino di un tempo in una parodia garbata e, a tratti, malinconica. Per l'impegno con il quale aveva promosso le relazioni tra Francia e Stati Uniti, nel 1943 gli venne attribuito uno speciale Oscar. L'anno precedente aveva ottenuto la cittadinanza statunitense, ma non rinunciò mai a quella francese, con una scelta che evidenzia il legame intenso che sempre volle mantenere, sul piano privato come su quello professionale, con i due Paesi.
Proveniente da una famiglia agiata, sin da bambino mostrò una profonda attitudine per la recitazione. Dopo aver compiuto gli studi secondari presso il collegio Champollion di Figeac, si trasferì a Parigi nel 1918 per frequentare i corsi di filosofia alla Sorbonne. Ben presto, però, trascurò gli studi universitari per seguire le lezioni di Roger Düflos al Conservatoire e nel 1920 ebbe la possibilità di sostituire al teatro degli Champs-Élysées il protagonista malato di Aux jardins de Murcie di J. Feliu y Codina. Nello stesso anno prese anche parte al suo primo film, L'homme du large di Marcel L'Herbier, ma né questo ruolo né i successivi furono di rilievo, come invece quelli teatrali grazie ai quali ottenne notevoli successi, in particolare recitando nelle pièces di H. Bernstein. Tuttavia il talento e la simpatia accattivante, che sulle scene gli avevano consentito di stabilire un immediato contatto con il pubblico, gli permisero ben presto di affermarsi anche al cinema, soprattutto con l'avvento del sonoro che, a partire da La barcarolle d'amour (1929) di Carl Froelich e Henry Roussel, valorizzò la sua voce dai toni caldi e pastosi, aprendogli le porte di Hollywood. B. vi si recò infatti per la prima volta nel 1929 e quindi di nuovo nel 1931 per prendere parte a The magnificent lie di Berthold Viertel. E pur se nel 1934 ebbe la possibilità di interpretare in Francia Liliom (La leggenda di Liliom) di Fritz Lang, in quello stesso anno decise di tornare negli Stati Uniti. Malgrado i primi film interpretati non fossero particolarmente significativi (nel 1935 Claudette Colbert lo volle al suo fianco per Private worlds di Gregory La Cava e fu anche il partner di Katharine Hepburn in Break of hearths, Quando si ama, di Philip Moeller, melodramma di convenzionale banalità), pure il pubblico statunitense, in particolare quello femminile, venne conquistato dalla sua sensuale galanteria che univa al fascino dello 'straniero' un'ironia raffinata. Fu così il protagonista di storie d'amore dolorose e soffocate dall'esistenza di altri legami, come nei convincenti When tomorrow comes (1939; Vigilia d'amore) di John M. Stahl, al fianco di Irene Dunne, All this and heaven too (1940; Paradiso perduto) di Anatole Litvak, con Bette Davis, e ancora Back street (1941; Gli amanti) diretto da Robert Stevenson. Padrone della scena, ma anche capace di arretrare in secondo piano per lasciare spazio alle partner più carismatiche, fu efficace al fianco di Marlene Dietrich e Greta Garbo rispettivamente in The garden of Allah (1936; Anime del deserto, conosciuto anche come Il giardino dell'oblio o Il giardino di Allah) di Richard Bole-slawski, dalle esotiche atmosfere, e in Conquest (1937; Maria Walewska) di Clarence Brown, in cui è Napoleone Bonaparte. Fu però particolarmente convincente, al fianco di Jean Arthur, nell'adeguarsi al ritmo incalzante di History is made at night (1937; L'uomo che amo) di Frank Borzage, storia d'amore dalla complicata struttura o, nello stesso anno, nel disegnare il gustoso ritratto del principe russo rifugiato a Parigi dopo la rivoluzione bolscevica, protagonista di Tovarich, ancora di Litvak, o nel passare con disinvoltura, in Love affair (1939; Un grande amore) di Leo McCarey, dalle schermaglie della commedia sofisticata all'intensità del dramma e, soprattutto, nel rendere credibile il simpatico truffatore disposto a sfruttare tutto il suo fascino pur di ottenere la cittadinanza statunitense in Hold back the dawn (1941; La porta d'oro) di Mitchell Leisen. B., che contemporaneamente stava dedicando ogni energia a favorire le relazioni tra il suo Paese adottivo e quello d'origine, aveva raddoppiato gli sforzi di fronte alla minaccia del nazismo. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale lo aveva sorpreso in Francia dove stava ultimando Le corsaire di Marc Allégret. L'attore dapprima si arruolò nell'esercito per combattere contro i tedeschi, ma poi, di concerto con lo stesso governo francese, tornò negli Stati Uniti per svolgervi un'azione diplomatica. Quindi, di nuovo a Parigi, con l'occupazione della Francia da parte di Hitler abbandonò la città per raggiungere De Gaulle a Londra nel giugno del 1940. Tornato a Hollywood proseguì la sua attività di mediazione culturale e di impegno politico creando la French Research Foundation.Tra i film interpretati in quegli anni, fu in Gaslight (1944; Angoscia) di George Cukor, al fianco di Ingrid Bergman, che B. offrì un'intensa prova ammantando di ambiguità ogni gesto nella parte del marito premuroso, in realtà deciso a far precipitare nella spirale della pazzia la ricca moglie. In quel periodo volle infatti conferire uno spessore più drammatico alle sue interpretazioni, come nel caso di Confidential agent (1945; Agente confidenziale) di Herman Shumlin, e del cupo e claustrofobico Arch of Triumph (1948; Arco di Trionfo) di Lewis Milestone, di nuovo accanto alla Bergman. Ma al contempo fu perfetto nel disegnare in Cluny Brown (1946; Fra le tue braccia) di Ernst Lubitsch la figura dell'intellettuale Adam Belinski, esule politico polacco, accentuando sino al sarcasmo i toni ironici. Negli anni Cinquanta, B. sempre più di frequente recitò in solide parti di caratterista in cui, dietro i consueti modi garbati, affiorano spesso lievi punte di cinismo. Così accade per il medico del drammatico The cobweb (La tela del ragno) di Vincente Minnelli, ma anche per il conte Sennetti della commedia La fortuna di essere donna di Alessandro Blasetti, entrambi del 1955. Mentre una doppiezza insinuante aveva caratterizzato la sua interpretazione di The thirteenth letter (La penna rossa), remake di Le corbeau (1943) di Henri-Georges Clouzot, diretto nel 1951 da Otto Preminger. Fu Max Ophuls nel 1953 a offrirgli invece una memorabile parte di protagonista in Madame de… (I gioielli di madame de…), in cui il regista, nel disegnare l'impalpabile consistenza del mondo della belle époque parigina, coglie mirabilmente la doppia anima che da sempre aveva pervaso le interpretazioni dell'attore e ne fa la sostanza del suo personaggio. B., che attratto dalle potenzialità della televisione aveva fondato nel 1951 una compagnia di produzione televisiva con Dick Powell e David Niven, in seguito continuò ad alternare interpretazioni di film hollywoodiani a quelle di film europei, nonché parti più decisamente drammatiche come in The first legion (1951; La prima legione) di Douglas Sirk, Nana (1955) di Christian-Jaque, da É. Zola, The four horsemen of the apocalypse (1962; I quattro cavalieri dell'apocalisse) ancora di Minnelli, ad altre lievi e sorridenti come in Paris-Palace Hôtel (1956) di Henri Verneuil, Une parisienne (1957; Una parigina) di Michel Boisrond, accanto a Brigitte Bardot, e Barefoot in the park (1967; A piedi nudi nel parco) di Gene Saks. Di notevole rilievo le sue due ultime interpretazioni. Alain Resnais volle infatti affidargli una figura chiave nel suo Stavisky (1973; Stavisky il grande truffatore), offrendogli il ruolo del conte Raoul, tenacemente legato al protagonista (Jean-Paul Belmondo), ma anche suo significativo e amaro doppio. Fu invece Minnelli tre anni dopo a dirigerlo nel crepuscolare A matter of time (Nina), dopo tanto tempo nuovamente accanto a Ingrid Bergman.Già duramente provato dal suicidio dell'unico figlio avvenuto nel 1965, nel 1978, due giorni dopo la morte della moglie amatissima (l'attrice inglese Pat Paterson), si tolse la vita.
L. Swindell, Charles Boyer. The reluctant lover, Garden City (NY) 1983; G. Chassagnard, Charles Boyer, acteur, Figeac 1999.