Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La fama di Darwin è legata alla teoria sull’evoluzione delle specie e all’introduzione del fondamentale concetto di selezione naturale come conseguenza della lotta per la sopravvivenza. Ma l’opera di Darwin naturalista non si esaurisce nella teoria dell’evoluzione: egli è infatti autore di importanti scritti di geologia, zoologia e botanica.
La vita
Nipote di Erasmo (1731-1802), medico e autore prolifico, e figlio di Robert, anch’egli medico, banchiere privato e operatore finanziario di spicco della sua contea, tanto da divenire uno degli uomini più ricchi del Paese, Charles Darwin nel 1825 è inviato a Edimburgo per studiare medicina.
L’orrore del sangue e il rifiuto della professione medica convincono il padre, scettico sulle sue capacità intellettuali e le prospettive future, a iscrivere il figlio all’università di Cambridge. Nel rilassato e signorile ministero della Chiesa anglicana, Darwin potrà coltivare la sua passione per le scienze naturali; ma anche qui il giovane Darwin non brilla per perseveranza negli studi – ottiene il minimo per passare agli esami finali del 1831 – mentre si fa notare per le sue collezioni di coleotteri e la passione per la caccia. Darwin stringe amicizia con il reverendo John Stevens Henslow (1796-1861), botanico insigne, con cui progetta viaggi in regioni lontane, ispirato dalla lettura del Viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo Continente di Alexander Humboldt, e verso la fine degli studi inizia a interessarsi di geologia, disciplina allora di gran moda tra i naturalisti anglicani, compiendo persino un’esercitazione sul campo in compagnia del reverendo Adam Sedgwick, professore di geologia a Cambridge.
Grazie a questa escursione geologica, il reverendo Henslow segnala il nome di Charles al capitano Robert Fitzroy (1805-1865), in procinto di intraprendere un lungo viaggio di circumnavigazione del globo, per stabilire con precisione la posizione di porti e baie sicuri.
Fitzroy, poco più anziano di Charles, vuole con sé un gentiluomo naturalista e possibilmente geologo, per risolvere il mistero delle barriere e delle isole coralline, composte da resti di colonie animali che si immergono ben al di sotto delle profondità a cui i coralli sono soliti vivere.
Il Darwin che intraprende il viaggio sul Beagle (dicembre 1831-ottobre 1836) si interessa principalmente di geologia, anche se dedica buona parte delle escursioni a raccogliere esemplari di fauna (soprattutto invertebrati marini), di flora e reperti fossili da mandare in patria. Verso la fine del viaggio, arrivando alle famose isole Galapagos, Darwin nota le stranezze di popolazioni animali leggermente diverse da isola a isola, ma il suo interesse per la geologia farà sì che solo al suo rientro in patria si renderà conto dell’importanza di quel microcosmo di vita per la teoria della modificazione degli organismi, e si rammaricherà di non aver raccolto sistematicamente esemplari di fringuelli, tartarughe e lucertole di mare.
Il problema della variazione delle specie
Basandosi sulla teoria geologica di Charles Lyell, che vedeva nell’azione lenta di cause tutt’oggi attive sulla superficie terrestre il motore dei grandi rivolgimenti della crosta terrestre succedutisi in tempi di indefinita lunghezza, Darwin trova una soluzione al problema delle isole e delle barriere coralline che pubblica in un saggio dal titolo Struttura e distribuzione dei banchi corallini. Il lento immergersi o innalzarsi di intere regioni del globo permette ai coralli di occupare quote crescenti o decrescenti di una montagna o di un altipiano, e ai loro resti di ergersi o sprofondare per migliaia di metri.
Tornato in patria, Darwin si accinge a scrivere le memorie del viaggio e a distribuire presso i naturalisti inglesi le ricche collezioni riportate in patria, per pubblicarne le identificazioni, intraprendendo così una carriera di geologo-gentiluomo. Tuttavia, attraverso le letture compiute durante il viaggio, le ricerche avviate sui fenomeni vitali, sulle ragioni relative alla morte degli organismi e sui processi di riproduzione, Darwin si rende conto che la geologia del suo maestro Lyell veniva attaccata proprio perché non riusciva a rendere conto della successione delle forme di vita nel corso della storia della Terra. Egli decide allora di dedicarsi alla soluzione del problema delle specie, quel problema che Humboldt e il grande astronomo inglese John Herschel definiscono come “il mistero dei misteri”, il più grande enigma della scienza moderna.
Sin dalla giovinezza Darwin è al corrente delle teorie sulle specie proposte da diversi autori, e anche suo nonno Erasmo aveva tratteggiato una teoria della trasformazione successiva degli esseri viventi, per molti versi simile a quella di Lamarck. Le teorie di quest’ultimo, poi, gli vengono spiegate in dettaglio e con entusiasmo da Robert Edmund Grant (1793-1874), professore e per breve tempo amico di Darwin a Edimburgo.
Nel corso del viaggio, Charles consulta quotidianamente il Dizionario classico di storia naturale, infarcito di articoli a favore delle teorie lamarckiane. Tuttavia, lo stesso Lyell, nei suoi Principi di geologia (1830-1833), confuta le teorie lamarckiane in termini che Darwin trova del tutto accettabili. Le variazioni non possono essere il risultato dello sforzo che l’organismo compie per adattarsi a un nuovo ambiente, e non possono nemmeno trasmettersi di padre in figlio, perché sarebbero annacquate dal gioco degli incroci con individui diversi. Dunque, secondo Darwin, le cause della variazione delle specie e, per estrapolazione, delle forme di vita nel corso della storia della Terra risiedono in meccanismi all’opera giorno dopo giorno, proprio come nella geologia di Lyell. Se il lento agire del vulcanismo aveva prodotto l’innalzamento della Cordigliera delle Ande in tempi geologicamente recenti, forse la vita dispone di meccanismi in grado di produrre enormi mutamenti negli organismi grazie a un’azione costante.
Gli studi sui processi di generazione degli invertebrati e l’adesione al modello epistemologico difeso da Lyell conducono Darwin al convincimento che la causa della variazione debba risiedere nel processo di riproduzione sessuale o di riproduzione in generale: una causa attuale che agisce quotidianamente e i cui effetti si possono misurare solo su lunghi periodi, attestati dall’albero della vita e dalla distribuzione geografica degli animali da un lato e dai reperti fossili dall’altro.
Nel luglio del 1837 Darwin comincia a raccogliere appunti su appunti: affida a quaderni vergati con mano rapida, in una scrittura molto difficile da decifrare, un vorticoso succedersi di teorie e di ipotesi. Lo spettro di questioni che considera pertinente alla soluzione del problema delle specie è sin dall’inizio impressionante: riproduzione sessuale e asessuale, biogeografia, geologia, paleontologia, embriologia, anatomia comparata, tassonomia animale e vegetale, etologia, antropologia, filosofia, teologia.
Nel settembre del 1838, Darwin arriva a una prima, illuminante soluzione. Partendo dall’assunto che allo stato domestico animali e piante producono un numero considerevole di variazioni, tra le quali l’allevatore sceglie quelle più confacenti ai propri fini, Darwin ipotizza che in natura, dove le variazioni sono molto rare, il mutamento di condizioni climatiche e l’emigrazione di un gruppo di viventi in nuovi territori producano per un periodo breve di tempo gli stessi effetti che si hanno allo stato domestico, che sollecitino cioè in modo straordinario il sistema riproduttivo. In quegli stessi giorni, la lettura del Saggio sul principio di popolazione di Thomas Robert Malthus (1766-1834) fa comprendere a Darwin quanto sia dura quella lotta per la sopravvivenza, di cui tanti autori avevano parlato, da Linneo a Augustin-Pyramus de Candolle. Gli organismi soggetti a nuove sollecitazioni ambientali, dunque, cominciano a variare, e rimangono in vita solo quegli animali o piante portatori di variazioni anche minimamente favorevoli nella competizione per le sempre scarse risorse disponibili. La selezione naturale elimina tutti i portatori di variazioni neutre o sfavorevoli, indeboliti nella competizione per la vita rispetto ai fratelli e cugini più fortunati, e in questo modo permette agli organismi portatori dello stesso tipo di variazioni di riprodursi, consegnando alle nuove generazioni i nuovi tratti: la specie può così mutare e adattarsi.
La nuova teoria
Negli anni tra il 1838 e il 1858 Darwin tralascia, almeno pubblicamente, il problema delle specie e si occupa di tutt’altre cose. Pubblica diversi lavori di geologia e le memorie scientifiche del viaggio, oltre al popolarissimo Viaggio di un naturalista intorno al mondo (Journal of Researches into the Geology and Natural History of the Various Countries Visited by H. M. S. Beagle), Londra, 1839). Nell’autoimposta reclusione nella casa del Kent, Darwin compie esperimenti, scrive e riceve centinaia di lettere da tutto il mondo, invia questionari ad allevatori di piccioni; con estrema cautela, inoltre, mette al corrente del suo segreto un numero ristrettissimo di amici che lo aiutano inviandogli informazioni relative praticamente a ogni settore delle scienze biologiche.
Il crescere dell’interesse per la questione delle specie nell’Inghilterra degli anni Quaranta e il successo strepitoso delle Vestigies of the Natural History of Creation di Robert Chambers (1802-1871), pubblicate anonime nel 1844, convincono Darwin che è indispensabile una reputazione come esperto in zoologia e non solo in geologia, per evitare le spesso giustificate critiche di dilettantismo sollevate contro le Vestigies.
Per lunghi anni si dedica alla classificazione di una famiglia di invertebrati marini, lavoro che gli vale ampi riconoscimenti in patria e all’estero (Monografia sulla sottoclasse dei Cirripedi, 1851).
Le sue ricerche segrete stanno tuttavia prendendo una nuova piega. La collaborazione con il brillante botanico Joseph Dalton Hooker, infatti, porta Darwin a occuparsi della distribuzione geografica delle piante, per poter provare se il meccanismo di isolamento-variazione-adattamento, pensato negli anni tra il 1838 e il 1844, poteva reggere alla prova dell’effettiva distribuzione delle piante sulla superficie terrestre.
L’assunto da verificare è che in luoghi isolati, deputati dalla teoria alla produzione di nuove specie, si debba trovare un alto numero di specie per ogni genere. Ma i calcoli pazientemente effettuati con l’aiuto di Hooker provano la tesi contraria: più uno spazio è aperto, maggiore è la diversità di forme di vita.
Darwin muta allora drasticamente l’assunto centrale della sua teoria, convincendosi che ogni atto di riproduzione è di per sé in grado di generare variazioni: le variazioni sono dunque frequentissime anche in natura, e non solo allo stato domestico. La selezione naturale non si limita a eliminare ogni variazione meno favorevole, per quanto piccola, ma permette anche il differenziarsi, il “divergere” di più tipi di variazione; la selezione naturale, perciò, non ha un compito esclusivamente eliminatorio, ma può favorire processi complessi di variazione e speciazione. In luoghi aperti, dunque, le forme di vita sfruttano variazioni diverse per costruirsi od occupare il più alto numero possibile e sostenibile di nicchie ecologiche. Un ruscello che attraversa una prateria, un’ansa di fiume o un gruppo di rocce in una prateria offrono alle forme di vita altrettante possibilità di specializzazione e di adattamento: un adattamento sempre precario, sempre esposto al rischio della distruzione.
Nella primavera del 1856 Darwin informa il mentore e amico Lyell sui progressi del proprio lavoro teorico, e nell’estate prende a scrivere la sua grande opera sulle specie. Il 18 giugno 1858 Darwin riceve una lettera dalla Malesia di Alfred Russel Wallace e il saggio, Sulla tendenza naturale della specie di deviare dal tipo originario, in cui crede di trovare esposta la propria teoria. In realtà, la teoria di Wallace è molto più simile alla prima teoria darwiniana di isolamento-speciazione, che non alla nuova formulazione degli anni 1854-1856.
Gli amici Lyell e Hooker intervengono a consolare un Darwin disperato, proponendo una soluzione onorevole per dei gentiluomini vittoriani. Senza l’assenso di Wallace – che in ogni caso mai rimpianse l’accordo – alla Linnean Society, nella riunione del 1° luglio del 1858, vengono letti il testo di Wallace e una sintesi del lavoro di Darwin; entrambi i lavori vengono pubblicati il 20 agosto.
In quegli stessi mesi, Lyell e altri amici montano una vera e propria campagna pubblicitaria, annunciando l’imminente pubblicazione di L’origine delle specie; il 24 novembre del 1859 tutta la tiratura viene acquistata dai librai inglesi, e due altre edizioni si esauriscono nel giro di pochi mesi. Alcuni anni dopo Darwin dà alle stampe una grande opera, che contiene in parte il materiale sulla variazione degli animali e delle piante raccolto per la grande opera sulle specie interrotta dall’arrivo del saggio di Wallace dal titolo La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico.
Per alcuni anni Darwin raccoglie con cura le recensioni alla sua opera in tutte le lingue, cercando, edizione dopo edizione, di rispondere alle critiche. Egli resta sempre fedele all’autoimposta cautela di non toccare questioni che avrebbero potuto urtare ulteriormente le suscettibilità di ambienti religiosi e conservatori – e della sua famiglia – tanto che, dinanzi all’immediata utilizzazione in termini materialisti, antiteologici e anticlericali della sua teoria, molti commentatori cattolici e protestanti si trovano a dover elogiare il tono moderato delle pagine darwiniane. L’altrettanto immediata applicazione della teoria alla sfera sociale, politica, filosofica ed etica costringono Darwin a difendersi dall’accusa di avallare implicitamente le teorie più estreme dei darwinisti sociali. Così L’origine dell’uomo, pubblicato nel 1871, contiene la posizione di Darwin sulle questioni che più appassionano l’opinione pubblica europea; in effetti, molte delle posizioni avanzate, come il tentativo di spiegare lo sviluppo di categorie etiche in termini di vantaggio selettivo (una tribù in cui si afferma la pratica di dirsi reciprocamente la verità ha maggiori possibilità di sopravvivenza, e il dire la verità diviene così un carattere “innato” di quella discendenza) sono già contenute nei taccuini d’appunti del 1838-1839. Sin dall’inizio Darwin pensa che la propria teoria possa essere applicata a tutte le sfere della storia biologica e culturale della specie umana, ma il timore di venire considerato un compagno di strada di materialisti di destra e di sinistra lo trattiene sempre dall’esprimersi in pubblico su tali questioni. Nell’Origine dell’uomo, infatti, Darwin sostiene che la selezione naturale non agisce all’interno della società umana, dove il prevalere di sentimenti solidaristici fa sì che il genio matematico cieco possa sopravvivere nonostante la sua infermità. Insiste poi sull’enorme importanza della selezione sessuale nel determinare specializzazioni anatomiche e comportamenti.
Come sempre, il Darwin impegnato a difendere la propria teoria da attacchi e da incomprensioni svolge nel frattempo tutt’altre ricerche – questa volta di botanica – anche se si tratta di studi volti a esemplificare il potere esplicativo della propria teoria. Già nel 1862 pubblica opere sulla fertilizzazione delle orchidee (On the Various Contrivances by which British and Foreign Orchids are Fertilized by Insects, and on the Good Effects of Cross Fertilization, Londra, 1862) sugli effetti degli incroci (The Effects of Cross Fertilization in the Vegetable Kingdom, Londra 1876), sulle piante rampicanti (Climbing Plants, Londra 1875) e sulle capacità di movimento dei vegetali (The Power of Mouvement in Plants,, Londra 1880). Darwin, infine, dedica l’ultima opera a un argomento su cui compie ricerche ed esperimenti per oltre cinquant’anni: l’azione dei vermi di terra nel rendere fertili i terreni. Un tema all’apparenza modesto, che apre in realtà un intero nuovo settore di ricerca.
(The Formation of Vegetable Mould, through the Action of Worms. With Observations on their Habits, Londra, 1881). La morte lo coglie il 19 aprile del 1882. Soprannominato dalla pubblicistica cattolica “il dito del diavolo”, grazie a un complotto ordito dai suoi più fedeli amici, le spoglie di Darwin vengono tumulate nell’abbazia di Westminster, alla presenza di membri della casa reale, ambasciatori dei principali Paesi del mondo, prelati e colleghi scienziati.