GAULLE, Charles de (App. II, 1, p. 763; III, 1, p. 712; per riferimenti più ampi alla politica francese v. francia: Storia, in questa App.)
Presidente della Repubblica francese, morto a Colombey les Deux-Églises il 10 novembre 1970. Conclusi nel settembre 1961 degli accordi di Evian, che ponevano finalmente termine alla guerra d'Algeria, si chiudeva la prima fase dell'azione di governo di de G. dopo il suo ritorno al potere nel 1958. A quel punto anche una parte delle forze che l'avevano appoggiato nella soluzione da lui promossa del dramma algerino riteneva concluso il suo compito. Non però de G., il quale dalla crisi algerina aveva semmai inteso prendere le mosse per realizzare finalmente il programma che non gli era stato possibile portare a termine nell'immediato dopoguerra.
Nel settembre 1962, facendo leva su un attentato subito il mese prima, da cui era uscito illeso assai fortunosamente, de G. propose l'elezione del presidente della Repubblica a suffragio universale, cosa che l'avrebbe investito d'un grado d'autorità incomparabilmente superiore. Ottenuta via libera in questo senso dal referendum del 28 ottobre 1962, forte dell'esito trionfale per lui e per i gaullisti dell'UNR delle elezioni del 18-25 novembre, de G. poté concentrare gli sforzi nel settore per lui fondamentale e prioritario della politica estera. L'obiettivo era costituito dalla riconquista da parte della Francia di un ruolo a un tempo indipendente e di rilievo nelle relazioni internazionali. La realizzazione d'una tale politica comportava anzitutto l'assunzione in proprio della difesa militare, con un disimpegno dunque dalla NATO e con la realizzazione d'un armamento atomico autonomo. Altrettanto centrale diventava por fine a quella che de G. considerava un'indebita e nociva sudditanza agli SUA: in alternativa si doveva puntare sulla realizzazione di un'Europa confederata (cioè non dotata di poteri sovranazionali) il cui perno andava cercato anzitutto in un più stretto vincolo con la Germania, allora retta dal cancelliere Adenauer. Di una simile Europa non doveva invece far parte la Gran Bretagna, considerata strumento di Washington: nel gennaio 1963 de G. non esitava così a porre il veto francese all'ingresso britannico nel Mercato comune europeo. Tra le iniziative della diplomazia gaullista in cui più evidente appariva la componente antiamericana, vanno ricordate il riconoscimento nel gennaio 1964 della Cina popolare, la condanna nel maggio 1965 dell'intervento SUA a San Domingo, la particolare intonazione assunta dal viaggio compiuto dal presidente francese nell'autunno di quello stesso anno nell'America del Sud, gli attacchi all'egemonia del dollaro nel sistema monetario internazionale. Sul terreno europeo diventata più difficile l'intesa con Bonn, si moltiplicarono le iniziative e i contatti in direzione dell'URSS e dei paesi dell'Europa dell'Est.
Riconfermato nel dicembre 1965 presidente della Repubblica, de G. proseguì nella linea indicata, tra l'altro decidendo l'uscita della Francia dalla NATO, pronunciandosi per il ritiro degli Americani dal Vietnam, condannando l'azione d'Israele nella guerra del 1967.
Nella crisi del maggio 1968 parve in un primo tempo che de G. potesse essere travolto. Un suo primo intervento radiotelevisivo, il 24 maggio, ebbe esito negativo. Fallito nella settimana successiva il tentativo mediatore operato dal primo ministro Pompidou a causa del ripudio da parte della base operaia degli accordi raggiunti tra governo, padronato e sindacati, de G. riuscì tuttavia a riprendere ancora il controllo della situazione; forte dell'appoggio dell'esercito, pronunciò alla radio un messaggio in cui escludeva un suo ritiro, rinviava il referendum già promesso il 24 sulla partecipazione e annunciava invece lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e nuove elezioni, facendo appello all'"azione civica" perché si mobilitasse contro la dissoluzione in atto. Le elezioni si risolsero in una grossa vittoria gaullista e in una seria sconfitta delle sinistre, uscite divise e disorientate dagli avvenimenti di maggio. All'indomani delle elezioni de G. sostituì Pompidou, alla testa del governo dal 1962, con Couve de Murville.
Il referendum sulla "partecipazione", vertente sulla realizzazione delle regioni e su una modifica dell'ordinamento del Senato, in senso paracorporativo, ebbe luogo il 25 aprile 1969. Sconfitto (52,41% di voti contrari, favorevoli 47,58%), coerentemente con le promesse fatte, de G. il 28 aprile si dimise ritirandosi nella sua casa di Colombey les Deux-Églises, e trasferendo i poteri, secondo la Costituzione, al presidente del Senato A. Poher. Dopo un viaggio in Irlanda riprese la stesura delle memorie, che il sopravvenire della morte doveva lasciare interrotte.
Bibl.: A. Werth, Repubblica di un uomo, Milano 1967; Ch. de Gaulle, Mémoires d'espoir, I, Le Renouveau 1958-1962, Parigi 1970 (trad. it. 1970); id., Discours et messages, 5 voll., ivi 1970; P. Viansson-Ponté, Histoire de la République Gaulienne, ivi 1970-71; E.A. Kalodziej, French international policy under de Gaulle and Pompidou. The politics of grandeur, Ithaca 1974.