FILLMORE, Charles J.
Linguista statunitense, nato a St. Paul (Minnesota) il 9 agosto 1929. Ha studiato alle università del Minnesota e del Michigan, dove ha conseguito il PhD nel 1961. Docente prima alla Ohio State University (1961-70) e dal 1971 all'università di California a Berkeley, è una delle figure di maggior spicco fra gli studiosi che hanno seguito percorsi originali entro il settore teorico aperto dalla grammatica generativa ideata da N. Chomsky. Il suo nome è legato allo sviluppo della ''teoria dei casi'' o ''grammatica dei casi'' da lui elaborata. Come la semantica generativa di G. Lakoff e J. McCawley, la teoria dei casi si propone di correggere il ''sintatticismo'', considerato eccessivo, dell'impostazione chomskiana, troppo legata all'organizzazione della struttura superficiale della frase.
F., pur senza mai perdere di vista il fatto che la frase è costituita da parole (e dunque senza cercare di dissolvere le parole in tratti semantici, come fanno i cultori della semantica generativa), mette in rapporto le funzioni sintattiche, come soggetto e oggetto (che possono essere manifestate dall'ordine delle parole, dalle desinenze casuali, come nominativo, accusativo, dativo, ecc., o da sintagmi preposizionali), con un numero molto limitato di funzioni semantiche o ''casi profondi''. Questi sono costituiti dai rapporti soggiacenti fra i sintagmi nominali e il predicato che li regge. Questi casi sono designati da termini come ''agentivo'' (o agente), ''strumentale'' (o strumento), ''dativo'' (in seguito suddiviso in esperiente, e scopo od oggetto), ''oggettivo'' (oggetto o paziente), e alcuni altri, come ''locativo'' (a volte usato come termine generale suddiviso nei quattro sotto-casi di locazione, per una caratterizzazione spaziale statica, sorgente, scopo e percorso per caratterizzazioni dinamiche).
La logica dei predicati, per cui un predicato (verbo, aggettivo o nome) identifica alcune proprietà o alcuni rapporti fra certi oggetti che costituiscono i suoi argomenti, non coglie le ambiguità del linguaggio naturale, per cui in una frase come Mario ha urtato il tavolo, il ruolo esercitato da Mario potrebbe essere quello di agente responsabile (se Mario lo ha urtato deliberatamente), o di strumento (se è stato spinto da qualcuno contro il tavolo). La teoria dei casi si è venuta svolgendo in direzione di un concetto più semantico dei casi, di una maggiore attenzione prestata alla psicologia cognitiva, alla pragmatica, e ai rapporti fra organizzazione linguistica ed esperienze del mondo reale. In questo contesto la frase viene associata a una scena o schema cognitivo, in cui alcuni elementi, appartenenti al ''nucleo'' della frase, vengono messi a fuoco (sono le parti sintattiche nucleari, come soggetto e oggetto, che occupano posizioni più salienti), mentre altri, tipicamente realizzati da sintagmi preposizionali (i complementi), appartengono alla periferia.
Opere principali: Indirect object constructions in English and the ordering of transformations (1965); The case for case, in Universals in linguistic theory, a cura di E. Bach e R. T. Harms (1968, pp. 1-88; trad. it., 1978, pp. 27-131); Santa Cruz lectures on deixis (1971); The case for case reopened, in Syntax and Semantics, 8 (1977), pp. 59-81; utile l'antologia di R. Dirven e G. Radden, Fillmore's Case Grammar. A Reader (1987).