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LANG, Charles

di Stefano Masi - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Lang, Charles (propr. Charles Bryant Jr)

Stefano Masi

Direttore della fotografia statunitense, nato a Bluff (Utah) il 27 marzo 1902 e morto a Santa Monica (California) il 3 aprile 1998. Sensibile interprete del glamour hollywoodiano classico e magistrale ritrattista di star (da Marlene Dietrich a Claudette Colbert, da Paulette Goddard a Gene Tierney, da Joan Crawford a Judy Holliday, da Audrey Hepburn a Natalie Wood, da Kim Novak a Marilyn Monroe), consegnò alla storia del cinema alcune delle più accattivanti immagini di quel mondo. Ma fu anche operatore di grandi racconti epici, e in particolare di alcuni celebri western. Pur se ricordato come il direttore della fotografia con il maggior numero di nominations all'Oscar (ben diciotto), vinse il premio una sola volta, per il bianco e nero di A farewell to arms (1932; Addio alle armi) di Frank Borzage. Nel 1991 l'American Society of Cinematographers gli conferì il premio alla carriera.

Aveva soltanto tre anni quando la famiglia si trasferì a Los Angeles, dove il padre aveva trovato lavoro come sviluppatore di negativi presso il laboratorio della Real-art Pictures Corporation. Frequentò i corsi della Lincoln High School e quindi intraprese studi giuridici alla University of South California, che però dovette interrompere nel 1919 quando il padre si ammalò e fu costretto a lasciare il lavoro. Assunto alla Realart, per qualche tempo L. fece lo stesso mestiere del padre, poi divenne assistente del capo operatore H. Kinley Martin, e infine operatore aggiunto. Dal 1922, quando fu chiusa la Realart, dovette adattarsi a lavori più umili. Fu fotografo di scena alla Preferred Pictures, prima di essere assunto nel 1926 come operatore alla macchina alla Famous Players-Lasky Corporation (dal 1927 Paramount Famous Lasky Corporation e dal 1930 Paramount Publix Corporation). Il suo primo film da direttore della fotografia fu Ritzy (1927) di Richard Rosson, ma il regista che gli diede la possibilità di emergere fu Richard Wallace, con cui tra il 1928 e il 1932 girò sei film: fu per uno di essi, The right to love (1931), che ottenne la prima nomination. La protagonista Ruth Chatterton, che stava vivendo un momento di grande notorietà sullo schermo ma era ormai vicina alla quarantina, aveva incontrato L. per la prima volta l'anno precedente, sul set di Sarah and son di Dorothy Arzner, e si vedeva ringiovanita dal lavoro fotografico fatto da L. nei primi piani, così che lo aveva imposto come suo operatore personale. Nacque allora la fama di L. come women's photographer, che lo avrebbe portato a diventare l'operatore d'elezione di molte star. Ma al di là della sua abilità nel sottolineare il fascino dei volti femminili, dimostrò subito di avere una robusta tempra realista, illuminando per Borzage la prima versione cinematografica del romanzo di E. Hemingway A farewell to arms.

Nei primi anni Trenta L. illuminò molti film di John Cromwell (da Street of chance, 1930, a Unfaithful, 1931, La donna incatenata), e più tardi di Henry Hathaway (da Lives of a Bengal lancer, 1935, I lancieri del Bengala, a Sundown, 1941, Inferno nel deserto) e di Norman Taurog (da Newly rich, 1931, ad Are husbands necessary?, 1942); lavorò anche in uno dei primi film americani di Fritz Lang (You and me, 1938). Diede della bellezza di Marlene Dietrich una lettura meno decadente di quella di Josef von Sternberg, ma ugualmente raffinatissima, da Desire (1936; Desiderio) di Borzage a Angel (1937; Angelo) di Ernst Lubitsch; in seguito fotografò splendidamente, in una decina di film ciascuna, Claudette Colbert (da Tovarich, 1937, di Anatole Litvak a Practically yours, 1944, Sinceramente tua, di Mitchell Leisen) e Paulette Goddard (da The cat and the canary, 1939, Il fantasma di mezzanotte, di Elliott Nugent, a Standing room only, 1944, Tutto esaurito, di Sidney Lanfield).

Tra la fine degli anni Quaranta e la fine dei Cinquanta L. visse la sua stagione migliore, soprattutto dal 1951, quando lasciò la Paramount Pictures e iniziò a lavorare come freelance. Girò film costruiti tutti sull'atmosfera visiva, come la fantasiosa love story The ghost and Mrs. Muir (1947; Il fantasma e la signora Muir) di Joseph L. Mankiewicz, con Gene Tierney, raro esempio di commistione fra i modelli luministici della commedia e un fantasy che doveva essere privo di ogni ambiguità. In questi anni L. fece spesso coppia con registi quali William Dieterle (da Rope of sand, 1949, La corda di sabbia, a Salome, 1953, Salomè) e soprattutto Billy Wilder, che gli affidò sia film drammatici come The big carnival, noto anche come Ace in the hole (1951; L'asso nella manica), sia commedie aspre come A foreign affair (1948; Scandalo internazionale) oppure ispirate a un modello fotografico molto più lieve, da Sabrina (1954), con Audrey Hepburn, fino a Some like it hot (1959; A qualcuno piace caldo), con Marilyn Monroe, trionfo di un bianco e nero barocco e lussureggiante, inusualmente applicato a questo genere. E illuminò inoltre dive affermate come Joan Crawford (da Sudden fear, 1952, So che mi ucciderai, diretto da David Miller a Autumn leaves, 1956, Foglie d'autunno, di Robert Aldrich) ma anche attrici in ascesa come Judy Holliday (It should happen to you, 1954, La ragazza del secolo, di George Cukor) e Kim Novak (Strangers when we meet, 1960, Noi due sconosciuti, diretto da Richard Quine).

Operatore di stampo antico, restò legato per lunghi anni alla tradizione del bianco e nero. E su questo terreno ottenne i suoi risultati migliori, che si possono far coincidere con The big heat (1953; Il grande caldo) di Lang, con Gloria Grahame, nel cui impasto di chiaroscuri L. seppe trovare una cifra stilistica che sottolineava l'ambiguità dei personaggi. Ma nella seconda metà degli anni Cinquanta si avvicinò con decisione al colore, soprattutto nei western in Cinemascope fotografati per Anthony Mann e John Sturges, che rappresentano sicuramente uno dei punti più alti dell'immaginario figurativo del cinema americano, e in cui il lavoro di L. mette in scena un mondo nel quale la dilatazione orizzontale delle fughe prospettiche, la pasta satura del Technicolor sull'incarnato dei volti e i vigorosi tagli di luce scolpiscono la drammaticità di eroi e passioni antiche, che recuperano la forza primitiva della tragedia greca. In The man from Laramie (1955; L'uomo di Laramie) di Mann, Gunfight at the O.K. Corral (1957; Sfida all'O.K. Corral) e The magnificent seven (1960; I magnifici sette) di Sturges, L. riformulò profondamente gli standard della composizione dell'immagine western rispetto alla sua stagione più classica. Questo approccio risulta ancor più evidente in un altro film appartenente allo stesso filone, One-eyed Jacks (1961; I due volti della vendetta), diretto e interpretato da Marlon Brando, dove gli equilibrismi della composizione vengono spinti oltre, grazie all'uso di un accentuato panfocus.

Anche in età matura, tuttavia, L. continuò a essere un superbo ritrattista di attrici, aggiungendo alla sua straordinaria galleria nuovi volti, fra cui la Nathalie Wood di Inside Daisy Clover (1965; Lo strano mondo di Daisy Clover) di Robert Mulligan, e la Goldie Hawn di Butterflies are free (1972; Le farfalle sono libere) di Milton Katselas, che gli procurò l'ultima nomination all'Oscar. Terminò la sua carriera nel 1973.

Bibliografia

R. La Bonge, A film student learns from a veteran cinematographer, in "American cinematographer", 1975, 8, pp. 916-17, 920-21, 978; Asc Lifetime Achievement goes to Lang, in "American cinematographer", 1990, 12, pp. 16, 18.

Vedi anche
Dreier, Hans Dreier ‹dràiër›, Hans. - Scenografo (n. Brema 1885 - m. 1966); ingegnere e architetto, entrò nel cinema e fu scenografo a Berlino presso l'Ufa (1919-1922). Dal 1923 a Hollywood, capo dell'allestimento presso la Paramount, eclettico ed intelligente, fu collaboratore prezioso di molti registi. Tra le sue ... Paramount Pictures Casa di produzione cinematografica statunitense, considerata la maggiore, in struttura e profitti, tra le majors di Hollywood. La società originaria, costituita nel 1914 da W.W. Hodkinson, con la denominazione Paramount Pictures Corporation, come casa di distribuzione di film, assorbì la produzione della ... Billy Wilder Wilder ‹u̯àildë›, Billy (propr. Samuel). - Regista cinematografico austriaco naturalizzato statunitense (Sucha, Polonia, 1906 - Los Angeles 2002); reporter, poi sceneggiatore cinematografico, dal 1934 negli USA, esordì nella regia, nel 1942, con The mayor and the minor (Frutto proibito). I successivi, ... Henry Hathaway Hathaway ‹hä´tℎëu̯ei›, Henry. - Regista cinematografico statunitense (Sacramento, California, 1898 - Los Angeles 1985); attore bambino nel 1908, nel 1932 esordì nella regia e ottenne nel 1935 due grandi successi con Lives of a Bengal lancer (I lancieri del Bengala) e Peter Ibbetson (Sogno di prigioniero), ...
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làngio
langio làngio s. m. [etimo incerto]. – In veterinaria, termine usato in passato per indicare un tumore (melanoma) della coda del cavallo e dei bovini.
langite
langite s. f. [dal nome del fisico e cristallografo austr. V. von Lang († 1921)]. – Minerale rombico, di colore azzurro o azzurro verdastro, con splendore vitreo; è un solfato basico idrato di rame, che si rinviene come minerale secondario...
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